@VentoTagliente: Per questo motivo amo tanto Twitter
Ecco chi vive Twitter come piace a me… un sorrisone, un paio d’occhiali e instagram, ecco a voi VentoTagliente. Cominciamo con il presentarti al pubblico… chi sei o meglio come bisogna leggerti? Buongiorno, mi chiamo Davide, e …Leggi tutto
Ecco chi vive Twitter come piace a me… un sorrisone, un paio d’occhiali e instagram, ecco a voi VentoTagliente.
Cominciamo con il presentarti al pubblico… chi sei o meglio come
bisogna leggerti?
Buongiorno, mi chiamo Davide, e sono sobrio da quasi… Ah, no! Scusa!
È la forza dell’abitudine!
Chi sono? Principalmente nessuno. Sono una persona qualunque con la
passione per la scrittura l’umorismo, e la satira. Tutto quello che
cerco di fare (non mi illudo di riuscirci) sta nel mio nome di
battaglia: Vento Tagliente. Il “vento”, una forza inarrestabile della
natura, è da sempre la metafora del cambiamento, della rivoluzione;
mentre l’aggettivo “tagliente”, oltre alle mie amate lame (Sì, sono
uno psicopatico che colleziona coltelli e spade!), rimanda anche ad
altri significati: graffiante, sarcastico, ironico. Comunque il fatto
che io non sia capace di presentarmi in modo decente, dovrebbe già
dirvi molto di più di quanto riesca a fare io.
Come bisogna leggermi? Vediamo… Possibilmente da sinistra verso
destra, partendo dalla prima riga in alto, per poi scendere. Vado
letto senza essere preso troppo sul serio, perché può nuocere
gravemente alla salute. Un ulteriore buon consiglio può essere di non
farlo a voce alta o mentre state bevendo. Soprattutto in pubblico.
Qual è il tuo lavoro fuori dal 2.0?
Io non capire! Cosa essere “lavoro”? Tu parlare strano!
Per ora il mio impiego principale è finire gli studi che stanno
durando decisamente troppo (No, non sono un buon esempio da seguire,
ragazzi!). Tiro avanti con alcuni lavoretti saltuari, per lo più
ripetizioni scolastiche, ma il sogno è quello di lavorare su internet
e di scrivere. Il che, in un momento di crisi come questo, significa
candidarsi alla disoccupazione eterna. Aldilà di tutto, penso che una
volta laureato, mi accontenterò di qualsiasi cosa al più presto
possibile, perlomeno finché non riuscirò trovare di meglio. Non
resterò con le mani in mano. Non sono mica choosý schizzinoso!
Il tuo blog sembra un’opera d’arte contemporanea, qual è il filo
conduttore fra ogni post?
Inizio col dire che per anni ho cercato di creare un blog interessante
e non ci sono mai riuscito. Prevalentemente perché con il tempo, mi
stancavo di scriverci o me ne dimenticavo. Il mio attuale blog è nato
successivamente al mio arrivo su Twitter, ed è diventato un
prolungamento del “lavoro” che faccio sul social. Tutte le cose che
vorrei dire o mostrare, ma che non stanno in 140 caratteri, finiscono
sul blog. Questo lo rende molto diverso da qualsiasi cosa avessi
tentato prima: non c’è un filo conduttore o un obbiettivo specifico;
ci si trova tutti gli argomenti di cui di solito cinguetto. Dalla
politica al cinema, dai racconti surreali ad esperimenti grafici, ecc.
Proprio per questo motivo, ho voluto dargli una forma snella: lo
stretto indispensabile per riuscire a comunicare. La sostanza più
dell’apparenza. Se poi riesce a colpire anche per l’aspetto estetico,
tanto meglio!
Perché la tua icona ha degli ideogrammi a lato del tuo occhio?
Principalmente perché per quanto mediamente acculturati e aperti
mentalmente, tutti noi abbiamo dei preconcetti sulle società diverse
dalla nostra, come quelle asiatiche. Io, per esempio, quando penso
all’oriente, vedo spade affilatissime e maestri di arti marziali
veloci come il vento. Una concezione dell’oriente che ovviamente
anacronistica e sbagliata, ma che mi affascina molto.
Quei due ideogrammi cinesi si leggono “Ruì fēng” e significano “Vento
Tagliente”. È semplicemente un modo per scrivere con due soli simboli
il mio nickname, il mio nome di battaglia. In poche parole, la
risposta alla tua domanda è che quei due ideogrammi dimostrano che c’è
un piccolo bimbominkia dentro ognuno di noi, anche dentro di me.
Tu sei innamoratissimo (il tuo Instagram lo conferma) raccontami la
tua storia d’amore, ma raccontamela come la tua metà vorrebbe tu me la
raccontassi e poi come tu vorresti raccontarmela.
VERSIONE DI CHIARA: Quando la conobbi, ero perso. Non avevo una vita,
né uno scopo, e stavo precipitando in un abisso di depressione e
autodistruzione. Poi arrivò lei, un angelo luminoso e bellissimo, a
salvarmi e a dare un senso al mio esistere. La prima volta che la
vidi, caddi in stato confusionale: era tutto ciò che avevo sempre
desiderato, mentre io non ero niente. Mi sembrava troppo bella per
essere vera. Da allora, me la tengo stretta e vivo nella costante
paura di perderla.
VERSIONE DI DAVIDE: Quando la conobbi, lei era una timida e introversa
matricola universitaria, mentre io ero uno smaliziato sciupafemmine,
che passava da un letto all’altro con la stessa disinvoltura con cui
ci si cambia le mutande. La prima volta che mi vide, mi bastò uno
sguardo per farla sciogliere: era già ai miei piedi. Non so bene cosa
io ci abbia trovato in Chiara, tanto da convincermi ad abbandonare la
mia vita spericolata ed emozionante. Forse proprio la sua fragilità mi
ha spinto a prendermi cura di lei e a proteggerla. Ora non mi molla
più, e vive nella costante paura di perdermi.
Ovviamente, nessuna delle due precedenti versioni corrisponde alla realtà.
Il momento più importante nella tua carriera di twittero?
Ce ne sono stati diversi di momenti eccitanti, perché essendo
principalmente un insicuro cronico, non mi ero mai aspettato prima che
ciò che scrivevo potesse davvero interessare a qualcuno. Invece ho
riscosso complimenti molto lusinghieri da coloro che ho sempre
considerato i miei maestri nel campo della scrittura umoristica e
satirica (@BeppeSevergnini e @LiaCeli); ho ricevuto un premio
dall’Unità; ho chiacchierato amichevolmente con deputati e senatori; e
sono finito in radio a leggere i miei tweet. Pensa che c’è persino una
giornalista supersexy che mi ha voluto intervistare per Panorama! (ahaha scimunito)
Certo, nulla di speciale: sono cose capitate a tanti altri twitteri, e
oggi le si considera quasi normali. Ma fino a “ieri” non lo erano! Non
lo sono mai state! Erano un privilegio riservato a pochi, e che oggi è
alla portata di tutti: basta mettersi un po’ in gioco con umiltà e
intelligenza. Per questo motivo amo tanto Twitter .
Ora, spieghiamo come si fanno gli #FF, tu sei uno di quelli che riesce
a non annoiare e soprattutto l’unico che da delle motivazioni, anzi
fai dei trailer del profilo che consigli. Dai una piccola lezione di
#FF a chi ci sta leggendo e spiegami che importanza hanno nel mondo di
Twitter e perché negli altri social non esistono?
Quando sbarcai su Twitter, non fare gli #FF era considerato sgarbato.
Solo le odiatissime twitstar (Ma chi sono poi? Esistono davvero?)
osavano tanto. Ma c’erano dei problemi: quando non li facevo, venivo
cazziato; quando ne facevo troppi, venivo cazziato; quando li facevo
di gruppo, venivo cazziato; e quando li facevo singolarmente, venivo
cazziato perché risultavano di nuovo troppi. Iniziai a cercare un modo
per fare gli #FF in modo piacevole, fruibile anche da chi non aveva
intenzione di seguire questi “consigli”, e da chi odia vedersi la TL
invasa ogni venerdì.
L’idea del “trailer”, come la chiami tu, mi venne quando mi resi conto
che decine di complimenti non solo erano noiose da leggere, ma non
portavano nemmeno nuovi follower alla persona indicata. Questo perché
nessuno si fida più del parere altrui, e si pensa che gli #FF siano
solo marchette tra amici o di cortesia. Così ho pensato: “Perché devo
scervellarmi ogni settimana per trovare il modo di pubblicizzare tante
persone, quando potrebbero farlo benissimo da sé?” L’idea del trailer,
in poche parole, è questa: fare gli #FF utilizzando un tweet della
persona indicata come motivo valido per iniziare a seguirla. Una sorta
di citazione accompagnata dall’hashtag #FF.
Questa idea, che tutti elogiano e grazie alla quale molti si
complimentano con me, in realtà è di una banalità assurda e ha (a dir
poco) dimezzato la mia fatica nel preparare gli #FF ogni settimana.
Tra l’altro, i più smaliziati si sono subito accorti del doppio
potenziale di questo metodo: fare gli #FF in questo modo porta nuovi
follower alle persone indicate, certo, ma anche a chi li fa, per non
parlare del numero dei retweet: la citazione, insomma, è la forma
elegante e socialmente accettata della scopiazzatura.
L’importanza degli #FF, secondo me, sta diminuendo sempre di più. E
presto la gente smetterà del tutto di farli, io per primo. Possono
essere ancora utili solo per chi è iscritto da poco, per individuare
le persone che gli possono interessare, ma risultano tali solo se
fatti bene. A mio parere, gli #FF esistono solo su Twitter perché sono
nati quando era l’unico social in cui si poteva seguire senza essere
seguiti. Ora ne esistono altri, ma non mi sembra che stiano sfondando.
Tre profili Twitter da consigliarmi?
Solo tre? Sono troppo pochi! (Ammettilo: quanti ti hanno risposto
così? Tutti scommetto!) La verità è che se dovessi scegliere i tre
profili da consigliare, sarebbero quelli di gente che ha già decine di
migliaia di follower e che probabilmente i tuoi lettori già seguono.
Come @LiaCeli, @ideexscrittori, @LaPausaCaffe, @CarloGabardini,
@David_IsayBlog, o @DonDinDan. Oppure sarebbero le persone a me più
vicine, della mia famiglia, come la mia ragazza @ChiarettaKiki, mia
madre @CristinaSpecial, o mio zio @ScarpaGrossa. Quindi, tenendo conto
che con ‘sto giro di parole sono già riuscito a consigliarne nove
sottobanco, la mia scelta si limita a questi tre: @SeraCri,
@CricetoMutante e @Hanavoi. Imperdibili.
Sei felice?
Direi di sì. Ho una bella famiglia, un’affettuosa fidanzata, un tetto
sopra la testa, il mio paese non è in guerra, mangio tutti i giorni,
posso persino permettermi dei vizi di tanto in tanto. La mia vita
potrebbe andare meglio? Sì, certo! Come quella di tutti! Ma ci sono
tante persone che hanno il diritto di lamentarsi, e io non sono tra
queste.
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