Mommy, ma quant'è bravo Xavier Dolan! 5 cose da sapere
Un regista da scoprire per il pubblico italiano. Talentuoso e sensibile. Nel suo film un rapporto madre-figlio viscerale, violento, dolcissimo
Finalmente arriva nei cinema italiani un film di Xavier Dolan, canadese che a 25 anni ha la mano sicura di un veterano e tutto l'estro della sua età, amalgamati con un talento pulsante. Mommy è il suo potente biglietto da visita. È il suo quinto lungometraggio da regista-sceneggiatore ma il primo a essere regolarmente distribuito nel nostro Paese. Dal 4 dicembre in sala grazie a Good Films, ha vinto il Premio della giuria all'ultimo Festival di Cannes ed è stato scelto come alfiere dal Canada per gli Oscar. Dolan, gay dichiarato, è anche attore e spesso recita nelle sue pellicole, ma in questo caso no. Fa affidamento a un trio di interpreti di struggente armonia: Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilon, Suzanne Clément.
Attraverso inquadrature che vibrano per originalità di sguardo e sensibilità, Dolan rappresenta un rapporto madre-figlio viscerale, doloroso, violento, dolcissimo. Le situazioni famigliari e i suoi gorghi sono spesso materia di indagine del suo cinema, dal suo esordio dietro la macchina da presa con J'ai tué ma mère ("Ho ucciso mia madre", 2009) a oggi. Con Mommy le mette spalle al muro nella sua verità, tenera e bruciante. I 139 minuti di visione sono forti e densi, un turbinio di emozioni. Nella parte finale però, inaspettatamente, c'è una svolta improvvisa e si leva una sensazione di "troppo", un lieve fastidioso senso di ridondanza. Questo però non cancella quanto di ottimo aveva fino ad allora cesellato Dolan. Ad avercene di registi così!
Ecco 5 cose da sapere su Mommy (in italiano "mammina").
1) Madre coraggio
Anne Dorval è "mommy", mamma Diane, una bella donna vedova che porta i suoi 50 anni con irruenza e passione e con un abbigliamento da trentenne. Suo figlio Steve (Antoine-Olivier Pilon) soffre di sindrome da deficit di attenzione. Quando viene respinto dal centro presso cui stava, torna a casa irrompendo nella quotidianità di Diane. Steve è fuoco, urla, amore, botte. Diane è ruvida ma a suo modo ricolma d'affetto. Tra i due la stabilità è impossibile. Ma ecco che in punta di piedi si inserisce Kyla (Suzanne Clément), la strana vicina di casa. L'improbabile trio, un coagulo di problemi e bizzarrie, sembra sull'orlo dell'equilibrio... Fino alla mossa di Diane.
"La figura materna in relazione ai figli è un pozzo senza fondo di ispirazione", ha detto Dolan, nei giorni scorsi in Italia per presentare Mommy. A chi lo accusa di accanirsi ancora una volta contro la figura materna replica: "Malgrado la sua personalità, Diane sacrifica tutto per suo figlio, il suo lavoro, la sua salute mentale, la sua stabilità. È un ruolo di madre coraggio. La vita è crudele, ma io no". Il messaggio di Mommy secondo Dolan? "Siamo in un mondo senza speranza, ma pieno di persone che sperano".
2) La musica di Mommy
Per certi versi Mommy è nato dalla musica di Ludovico Einaudi. È stato ascoltando le note del compositore italiano che a Dolan è balenata la scena attorno a cui ha scritto il film, quella di una donna che pensa alla vita a cui non avrà mai accesso. "Ascolto sempre musica scrivendo", racconta Dolan.
Mommy è ricolmo di brani musicali: "Nel film uso la musica in modo che sia incorporata al racconto. È Steve a mettere Céline Dion e i Counting Crows". Com'è Steve a voler cantare al karaoke Vivo per leidi Andrea Bocelli, momento davvero commovente. E poi ci sono Oasis, Dido, Eiffel 65. "Per me è importante usare canzoni che facciano piacere al pubblico, al personaggio e a me, che facciano tornare ricordi in sala con cui lo spettatore riscrive i significati", spiega il regista. "Si tratta di canzoni con cui sono cresciuto negli anni '90".
3) Il formato un'eco dei sentimenti
Sul grande schermo Mommy è un quadrato di scene vive su larghi bordi neri... A sorpresa Dolan non utilizza il normale formato 4:3 ma ricorre a un 1:1 che punta dritto al nocciolo dei sentimenti. Tanto sono piccole le immagini, tanto è forte il rimando di intensità. Quando le emozioni si distendono e sembrano sciogliersi le tensioni, ecco poi che il formato si allarga. "Nel 2014 si pensa che questo formato sia quello di Instagram, ma per me è semplicemente il formato classico del ritratto fotografico, di quando Kodak ha messo sul mercato Brownie", riflette Dolan. "Per me è il formato perfetto, così lo spettatore non ha distrazioni a destra o a sinistra e si concentra sui personaggi".
4) Kyla, il terzo personaggio così necessario
Kyla, la vicina di casa, è un personaggio pennallato ad arte, sfumato con fascino. Di lei intuiamo i traumi e le difficoltà, siamo appesi a ogni sua parola pronunciata a fatica e speriamo che Dolan sia generoso e ci sveli anche la sua vita. È un personaggio assolutamente necessario, un catalizzatore discreto. "Non volevo paragoni con J'ai tué ma mère quindi avevo bisogno di una terza figura", dice Dolan. "E poi volevo assolutamente lavorare Suzanne Clément". Xavier, perché non pensare a un sequel su Kyla?!
5) Steve, le somiglianze con Dolan
Turbolento, aggressivo, indomabile... Quanto c'è di Steve in Dolan? "Di Mommy Steve è il personaggio più ancorato alla mia realtà", confessa il giovane canadese. "In Steve c'è la violenza che avevo io da piccolo, mi battevo costantemente in maniera selvaggia. Con l'età mi sono calmato, oggi ho ancora rabbia ma ho trovato il linguaggio del cinema per incanalare questa energia. Poi, ovviamente, Steve soffre di una malattia mentale e io no".
Dolan è già al lavoro al suo sesto film, il primo in lingua inglese. Si intitolerà The Death And Life Of John F. Donovane, attraverso la storia di un attore idolatrato, rifletterà su come la vita privata delle persone di Hollywood è trattata (e influenzata) dai media. Nei panni del cattivo, una stupenda cattiva, Jessica Chastain.