Prometeo, quei rapporti fra l'arte e l'evoluzione cognitiva
In edicola il nuovo numero del trimestrale Mondadori, diretto da Valerio Castronovo. L'iconografico è dedicato agli orditi medicei
È in edicola Prometeo, il trimestrale, edito da Mondadori, di scienze e storia diretto da Valerio Castronovo.
Il numero di giugno presenta vari interventi che, pur da angolature diverse, da un lato ampliano e dall’altro focalizzano i rapporti tra attività artistiche ed evoluzione cognitive, oltre che assetti culturali.
In sintesi, il fisico teorico ed epistemologo Ignazio Licata riflette sul rapporto tra scienza e arte, mentre il fisico e saggista Andrea Frova esplora quello tra musica e numeri.
Luciano Boi (docente a L’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi) analizza che tipo di relazione si crea tra geometria, arte ed architettura. A sua volta, Carlo Bordoni espone la sua teoria della creatività, prendendo spunto dalla dialettica necessaria tra conoscenza e intuizione.
Inoltre, a corollario di questo tema, figurano due saggi in qualche misura simmetrici: Paolo Maria Mariano (docente di meccanica dei solidi all’università di Firenze) introduce il ruolo dell’estetica per costruire i modelli matematici dei fenomeni fisici, mentre Michele Emmer, docente di matematica alla Sapienza, spiega il processo inverso, e cioè come i modelli matematici – ad esempio delle opere di Platone, Euclide e Keplero – abbiano influenzato non solo il sapere propriamente detto ma anche la sensibilità artistica e la percezione della bellezza.
Riflessioni storiche
Nel nuovo numero è ampia anche la gamma di riflessioni storiche.
A cominciare da quella archeologica di Denise Schmandt-Besserat, docente all’Università del Texas di Austin, che fa il punto su uno dei temi antropologici più affascinanti di tutti i tempi: l’origine della scrittura in Mesopotamia e le singolari connessioni tra elementi fonetici e riti funerari.
Harald Haarmann (linguista e scienziato in Finlandia) presenta invece le nuove scoperte relative alle culture pregreche, oggi in grado di mettere in discussione un dato che sembrava acquisito per sempre: che siano stati gli antichi greci a inventare il teatro.
Nell’ambito, poi, della storia contemporanea, Donatella Sasso (ricercatrice all’Istituto Salvemini di Torino) ricostruisce la tragedia di Srebrenica a vent’anni dagli eccidi compiuti dalle truppe di Mladic.
Da menzionare altri quattro interessanti contributi.
Maria Grazia Pelaia rilegge titoli e strategie di mercato della microeditoria italiana; Francesca Schaal ci accompagna tra le immagini delle nozze di Maria de’ Medici; Giovanna Flamini parla dei pollini che la primavera dissemina copiosamente nell’aria; Anna Ferraris Oliverio e Albertina Oliverio raccontano il possibile percorso virtuoso dalle “città verdi” alle “Transition Town”.
L’iconografico del numero, curato da Pepa Sparti, è dedicato agli orditi medicei e presenta dieci arazzi di straordinaria magnificenza.