Il senso della vita: 5 libri che portano a Oriente
Cina, India, Giappone: storie di viaggiatori d'Occidente che provarono a rimpicciolire l'Io fino a cancellarlo
'The good life', di Niccolò Ammaniti
The good life, particolare della foto di copertinaufficio grafico FeltrinelliUn bellissimo documentario racconta la vicenda di tre italiani che negli anni Settanta coltivarono il sogno hippie partendo - come tanti - in autostop per l'India, e lì trovarono una nuova patria, una nuova identità e forse un senso all'esistenza. Ideato e girato da Niccolò Ammaniti molti anni fa per Current Tv, network americano pioniere dei canali culturali via cavo che però chiuse i battenti proprio quando erano in corso le riprese in India, è rimasto inedito fino alla fine del 2014, quando Feltrinelli ha deciso di pubblicarlo in DVD. Nel booklet allegato, lo scrittore racconta in modo divertente e appassionato la genesi del progetto e il suo primo approccio con l'India negli anni Novanta, segnato dall'incontro a Rishikesh con un sadhu di origini salentine: Baba Gianni (echi indiani poi riversati nel suo racconto d'esordio, 1993, intitolato La figlia di Shiva). Nella breve e intensa postilla di Emanuele Trevi l'India rifulge come un archetipico luogo del destino per i pochi che seppero riconoscere, fra tutti i suoni del mondo, quella flebile melodia che era soltanto la loro. The good life, cioè "non una vita buona tra le tante che si potevano vivere, ma l'unica vita che era possibile vivere".
Niccolò Ammaniti
The good life
Feltrinelli
libro + DVD, 9,90 euro
'Attraversando il Bardo', di Franco Battiato
Battiato a colloquio con i lama, foto dal DVD di Attraversando il bardoLo sapevate che René Descartes, il padre del cogito ergo sum, baluardo del sapere occidentale basato sulla qualità razionale del pensiero, fece esperienza di "rapimenti mistici" (descritti nel breve saggio Olympica) capaci di ricondurlo alla vera essenza di sé? Lo racconta Fabio Marchesi nel suo contributo a questi sguardi sull'aldilà: meditazioni, testimonianze, piccole storie di grandi vertigini metafisiche riunite da Franco Battiato nel libro che accompagna il film del suo viaggio a Kathmandu sulle tracce dei lama, prima che la capitale del Nepal fosse devastata dal sisma. L'approccio mistico-sincretico del compositore-filosofo di origini catanesi, alla perenne ricerca di punti di contatto fra il pensiero occidentale e quello orientale, si concentra qui sullo stadio intermedio nel passaggio dalla morte alla reincarnazione, cui la tradizione buddista dà il nome di Bardo. Simbolo dell'impermanenza, della vacuità del mondo sensibile, della trasformazione che costituisce la vera essenza della vita. Un libricino di preghiere del cuore, uno "yoga cristiano" nel segno di parole vibranti come amore, compassione, risveglio.
Franco Battiato
Attraversando il Bardo
Bompiani
72 pp. + DVD, 22 euro
'Un barbaro in Asia', di Henri Michaux
Un barbaro in Asia, particolare della copertinaPaolo Ferrari, Scrittura (in-Assenza) cum-figura, 2014-2015Probabilmente non esiste un altro paese al mondo in cui gli indigeni, per il gusto di "attaccar bottone", vi parlino di... Gesù Cristo. Era il 1931 e Henri Michaux, scrittore, pittore e formidabile viaggiatore, riportò dall'Asia un diario fittissimo di appunti disorganici e gioiosi, spiazzanti, antiesotici, epifanici, genuinamente e politicamente scorretti. In India del sud, notava, quasi tutti amano sinceramente Gesù e anzi rimpiangono che non si si sia incarnato tra di loro (o incarnato più spesso, dato che la tradizione indù annovera Gesù fra gli avatar di Vishnu), proseguendo poi a parlare dei tratti somatici dei discendenti degli antichi Dravidi, "simili a scimmie". India, Ceylon, Cina, Giappone, Malesia: la metafora del barbaro in terra straniera servì a Michaux per sbarazzarsi di stereotipi e pregiudizi e affrontare l'Oriente con uno sguardo dis-orientante. La nuova edizione italiana di questo classico della letteratura di viaggio - che avrebbe influenzato generazioni di scrittori-viaggiatori a partire dal Roland Barthes di L'impero dei segni, e che Borges volle personalmente tradurre - è presentata con la prefazione dello stesso Michaux per l'edizione americana del 1967. È un libro datato, scriveva l'autore, inutile rimetterci mano. Vero: molte previsioni sul futuro ("sono convinto che con gli indù al potere nel giro di dieci anni il sistema delle caste scomparirebbe") hanno clamorosamente fallito. Falso: molti guizzi d'impressione sono ancora oggi di pregnante attualità ("il cinema, il grammofono e il treno sono i veri missionari dell'Occidente").
Henry Michaux
Un barbaro in Asia
ObarraO edizioni
192 pp., 16 euro
'Sull'haiku', di Yves Bonnefoy
Sull'haiku, particolare della copertinaPaolo Ferrari, Variazioni intorno all'essere e al mancare, 2015I poeti francesi da sempre amano l'haiku, dai tempi di Stéphane Mallarmé fino ai maggiori interpreti della poesia contemporanea come Yves Bonnefoy, che firma questa raccolta d'impressioni e intuizioni radiosa e pacata come l'odore di foglie bagnate dalla rugiada. L'haiku è un genere letterario che sfugge ai recinti e alle definizioni, imparentato con la filosofia zen che a sua volta è priva di un sistema codificato. Il poeta allora inventa parole-immagini per dire il fremito che si percepisce nell'immanenza straripante da questa musica di 5-7-5 sillabe: una realtà che evapora nel momento in cui si manifesta, eppure la sua manifestazione è completamente racchiusa nella struttura sensibile del reale. Come (ma anche: perché) risolvere l'aporia? Come potere allo stesso tempo "sperare e non sperare"? Bonnefoy accetta la sfida zen, percorre un tratto dell'Angusto sentiero di cui parlava Basho, il leggendario poeta e calligrafo giapponese. Apre una porta a Oriente, lasciandola socchiusa:
Il vento sul tetto del tempio
tutta la notte io lo ascolto
Yves Bonnefoy
Sull'haiku
ObarraO edizioni
92 pp., 15 euro
'L'imperatore della Cina', di Joachim Bouvet
L'imperatore della Cina, particolare della copertinaritratto dell'imperatore Kangxi - grafica di Guido ScarabottoloRipubblicato in una nuova traduzione italiana (la prima dopo il 1710!), è il diario del gesuita-matematico che nel 1685 giunse in Cina insieme ai "matematici del re". La spedizione, promossa e finanziata da Luigi XIV sotto il patronato dell'Accademia Reale delle Scienze, aveva il fine di esportare la cultura franco-occidentale e nel contempo raccogliere informazioni sul grande paese e il suo imperatore Kangxi, figura avvolta da un'aura di sacralità. Innamoratosi della Cina e della sua cultura - la tolleranza di corte, l'amore per le arti, le scienze e la filosofia, il carisma dell'imperatore - Bouvet restituì un'immagine apologetica di un paese molto diverso da quello che, nelle intenzioni, il Re Sole avrebbe desiderato "convertire" al Verbo rivelato. Sono passati trecento anni ma l'universalità del messaggio di questo libro è attualissima: oggi che la Cina sembra uscita dal suo isolamento col nuovo status di superpotenza mondiale, possiamo dire che sia stata "conquistata" dall'Occidente e dalla sua cultura (cioè dal suo sistema economico) oppure è l'Occidente che sta per soccombere al suo potere global e alla fascinazione della sua cultura?
Joachim Bouvet
L'imperatore della Cina
Guanda
pp. 176, 14 euro