Breve indagine sul fotoromanzo
In principio era Grand Hotel. Con Io e Calliope Ileana Florescu firma l’ultimo testimone di una gloriosa tradizione
In principio era «Grand Hotel», dell’editore Cino del Duca. Punto di riferimento imprescindibile per cominciare a parlare di fotoromanzi in Italia che vedono in questo Io e Calliope dell’artista Ileana Florescu, elliot edizioni , l’ultimo testimone di una gloriosa tradizione.
La figura stessa di Cino del Duca merita qualche riga di approfondimento. La sua carriera nella cultura popolare comincia dove più in basso non si può: piazzista di romanzi popolari. È poi la volta di una piccolissima casa editrice, la Moderna, a cui affiancherà dopo qualche anno una piccola tipografia. Seguiranno i romanzi sentimentali a dispense, i giornalini per ragazzi (come l’ «Intrepido») fino ai fotoromanzi che, con la testata «Grand Hotel», faranno la sua fortuna.
Storie sentimentali semplicissime, rivolte per lo più a un pubblico femminile, di estrazione popolare, costruite su due o tre varianti di una linea narrativa amatissima: lei bella virginale e ingenua, lui ricco potente e temibile; seduzione, ostacoli, redenzione, matrimonio e lieto fine (a proposito, non vi ricorda proprio nessuna sfumatura di niente?).
Il successo è immediato. I romanzi prima illustrati e poi fotografici entrano in tutte le case degli italiani, alfabetizzano, costruiscono immaginario, accolgono i sogni della piccola borghesia del Belpaese dagli anni ’50 in poi, danno i natali a volti celebri dello spettacolo popolare, creano un’estetica e un costume, un preciso gusto per l’arredamento e per la scenografia. Cambiano persino la geografia dello spettacolo e dell’arte del nostro paese: a Roma, Milano e Torino, si affianca Cinisello Balsamo che a cavallo del boom diventerà la vera capitale del fotoromanzo in Italia.
E oggi? Cosa resta oggi di un tipo di pubblicazione che ha contribuito a fare l’Italia? Restano testate storiche come «Grand Hotel» (che al fotoromanzo affianca ormai rubriche di costume e società), più recenti come quelle del gruppo Lancio («Kiss», «Kolossal», «Sogno», «Charme», «Letizia»), qualche strascico nell’editoria per ragazzi (il sempreverde «Cioè»), i cinefotoromanzi del «Misfatto» , e casi eccentrici come il fotoromanzo d’autore Ricordami per sempre firmato da Marco Signorini e Giulio Mozzi scritto su iniziativa del Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo.
È in questo contesto che Ileana Florescu pubblica oggi Io e Calliope, una raccolta di dodici fotoromanzi ispirati a grandi opere delle letteratura mondiale. Fotoromanzo “d’artista”, s’intende. Il codice proprio del fotoromanzo mantiene tutte le sue convenzioni: pose plastiche, gestualità accentuata, illuminazione degli ambienti assoluta, un’artificiosità studiata e voluta. Ma sarebbe sbagliato cercare in stilemi tanto triti e artificiali l’estetica precipua dello sguardo della Florescu. Più interessante vedere come l’artista scavi nel codice per piegarlo alla sua diaristica personale: qui entra in scena il suo vissuto, quello che i romanzi hanno avuto da dirle, la sua immaginazione letteraria.
Mentre nel fotoromanzo tradizionale al lettore viene proposto un modello di realtà “alto”, plausibile, e di qualità desiderabile, nelle pagine di questo volume non è la realtà a essere in gioco ma la messa in scena dell’immaginazione. Dal vero rappresentato per mimesi del fotoromanzo tradizionale, al verisimile rappresentato per convenzione della Florescu c’è un doppio salto mortale di concetto che apre alla possibilità di una ricerca estetica anche in una forma tanto esausta, lasciando poi tracce materiali di sé nei costumi contemporanei dell’Uomo senza qualità o nelle dune della spiaggia sarda del Piccolo Principe.
Il verisimile non esige poi il rigore della mimesi: ecco allora che invece di inizio svolgimento e fine possono bastare una scena e pochi dialoghi per raccontarci Dostoevskij od Orwell secondo l’artista, una sospensione volontaria di credulità che diventa sempre più necessaria quando a una forma riconosciuta universalmente come “bassa” viene affidato un messaggio che abbia pretese di qualità estetiche. La Florescu ci costringe all’ingenuità, e in questo il lettore prova un innegabile piacere che pure ha esiti più e meno alti. Spicca su tutti il racconto del Piccolo Principe, che nella comune genuinità di forma e contenuto trova nuova poesia. Quanto al resto si sorride, incuriositi da un linguaggio lontano e dal respiro di un meccanismo al lavoro. Le foto di Ileana Florescu saranno in mostra a Roma, presso la Casa delle Letterature, fino al 31 ottobre.
Ileana Florescu, Io e Calliope, Elliot Edizioni, 128 pagine, 50 €.