Expo 58, il nuovo romanzo di Jonathan Coe
Un pezzo di storia del Novecento raccontato con l'ironia esilarante de "La famiglia Winshaw"
Per chi ha già letto i suoi libri , in particolare La famiglia Winshaw, l'ironia di Jonathan Coe è una piacevole conferma. Per chi invece non lo conosce ancora, Expo 58 è una buona occasione per entrare nel mondo dei personaggi di questo autore di Birmingham: uno dei migliori romanzieri inglesi viventi, capace di creare pagine spassose, ma toccanti, e di raccontare le caratteristiche umane dei suoi connazionali e gli stereotipi di un'epoca provocando insieme allegre risate e serie riflessioni.
Lo spunto della trama dell'ultimo libro di Coe è, come dice il titolo, l'Esposizione Universale di Bruxelles del 1958. L'Atomium, il suo monumento principale, tuttora visibile se ci si reca nella città belga, la ricorda ancora. Proprio da questa costruzione in acciaio è nata l'idea di scrivere un romanzo ambientato nel clima surreale che si respirava a Bruxelles tra i padiglioni dell'Expo: un mondo libero, affascinato dal progresso, apparentemente aperto agli scambi e all'amicizia tra le Nazioni. A ben guardare si trattava di un realtà allucinogena, "in perpetuo cambiamento, di dubbie lealtà e motivi nascosti". Erano gli anni della guerra fredda, quando la tensione politica tra la Nato e il blocco sovietico era al culmine e nessun Paese voleva rivelare troppo di sé e delle sue scoperte. Per rendere la sua storia credibile, Coe si è documentato a lungo sull'evento, vivendo anche per un periodo nelle Fiandre. Ciò gli ha permesso di ricreare l'ambiente in cui si muove il protagonista, Thomas Foley, attraverso tanti personaggi secondari perfettamente delineati.
Thomas ha trentadue anni, è inglese, belloccio, onesto e gran lavoratore. Gli piace Dickens e legge Wodehouse. Ha una noiosissima moglie molto "british" e lavora al Central Office of Information di Londra, dove scrive pamphlet sulla salute pubblica, con argomenti che spaziano dal modo migliore per i pedoni di attraversare la strada ai consigli per evitare di diffondere i germi dell'influenza. Figlio di madre belga, viene inviato a Bruxelles per dirigere il pub Britannia, un locale in tipico stile anglosassone presente tra le costruzioni del padiglione inglese dell'Expo.
Il suo incarico durerà meno di sei mesi, ma sarà sufficiente a segnare tutta la sua vita. Incontrerà l'amore e si troverà catapultato in un mondo di spie, in cui niente è come sembra (dovrà anche ammettere che i libri di Ian Fleming tanto in voga non sono poi così fantasiosi). La vita di Foley in Inghilterra tornerà presto "alla macina coniugale" e "alla noia micidiale dell'impiego dalle nove alle cinque", ma Thomas sarà cambiato per sempre. All'età di ottantaquattro anni, quando la storia avrà mutato gli assetti del mondo intero, quei lontani mesi del 1958 gli daranno la certezza di aver vissuto, seppur solo per qualche giorno, in maniera piena e irripetibile e gli riserveranno un'ultima sorpresa.
Una bella storia che, come sempre accade nei libri di Coe, coinvolge e diverte con tocco leggero, mescolando insieme i caratteri dell'animo umano e la capacità di riderci su. Come se fossimo seduti a un tavolo del pub Britannia, ci chiediamo affascinati:
"Era reale, immaginata o ricordata? Talvolta, di questi tempi, poteva essere difficile capire la differenza." (Jonathan Coe, Expo 58)