Miracolo a Stresa, il tumore non fa più paura
La commovente storia (vera) di una ragazzina che scopre di avere un solo anno di vita in un diario scritto in diretta
Una storia di dolore, di speranza, di fede. Quella di una madre e sua figlia, che ad appena 13 anni, si ammala di un tumore al cervello. La malattia, le cure, l’angoscia e la speranza, che davvero non muore mai. E’ il racconto, vero, racconbtato in “Kikot, la partita più importante” (Itaca Edizioni, 96 pagine, 10 euro). Si tratta di un diario commovente scritto a quattro mani da Valeria Sala e dal giornalista Andrea Avveduto.
Impossibile non commuoversi di fronte al coraggio di una bambina che, a partire da uno degli eventi più drammatici che una persona possa vivere, inizia un percorso umano che la porta addirittura a scoprire la fede. La bambina si chiama Chiara, chiamata in famiglia Kikot, appunto e la sua avventura inizia durante una partita di pallavolo quando cade a causa di un improvviso malore. Bastano solo pochi esami per capire che quella macchia nel cervello è tumore benigno che le lascia un solo anno da vivere ancora. Nel giro di poco tempo Kikot si ritrova a giocare una partita ben più importante che inizia dal rifiuto del male, passa attraverso la rabbia, la tristezza e infine la disperazione, ma che finisce con l'accettazione del proprio destino, alla fine riconosciuto come, addirittura, "buono" per lei.
Ma Chiara non è la sola a dover fare questo percorso; la parabola che parte dal rischio di gesti estremi e arriva al sorriso coinvolge tutta la sua famiglia che si ritrova, del tutto inaspettatamente, a vivere con lei un anno intensissimo, fatto di incontri inaspettati, di preghiere e di doni inattesi. Il tutto in un piccolo paesino sul Lago Maggiore, Stresa, che diventa il luogo di una specie di miracolo. Dove la morte non fa più paura.