Banca Marche, Etruria, Carichieti e Carife: storia di una crisi
Crediti facili agli amici, perdite da capogiro e commissariamenti delle autorità di vigilanza . Ecco come i 4 istituti sono finiti nei guai
Perdite da capogiro, operazioni discutibili o crediti in forte sofferenza, concessi spesso agli amici degli amici. Sono questi gli elementi che fanno da denominatore comune alle crisi bancarie che coinvolgono da anni 4 diversi istituti di piccola e media dimensione e con un forte radicamento sul territorio. Si tratta di Banca delle Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife, che verranno messe salvo da un decreto appena approvato dal governo e dall'intervento dell'intero sistema bancario italiano, grazie soprattutto a un prestito-ponte concesso dai big Intesa Sanpaolo, UniCredit e Ubi. Ma ecco, di seguito, una panoramica su come è iniziato e si è aggravato il dissesto di questi 4 istituti.
Banca delle Marche -1
E' lunga la storia della crisi di Banca Delle Marche, uno dei più importanti istituti del Centro Italia con sede legale ad Ancona. Dopo aver chiuso l'esercizio 2011 con un utile di 133 milioni, nell'anno successivo la banca inizia a navigare in cattive acque. Nei bilanci, infatti, c'è una montagna di crediti incagliati che devono subire una svalutazione per oltre un miliardo di euro. E così, l'esercizio 2012 si chiude con una perdita di ben 512 milioni di euro.
Banca delle Marche -2
La crisi della banca è frutto di una gestione allegra nella concessione di prestiti, da parte del consiglio di amministrazione e dell'ex-direttore generale, Massimo Bianconi. Già nel 2011, Bankitalia invia gli ispettori che poi decidono il commissariamento, per mancanza di adeguati controlli interni. I crediti incagliati sono infatti tantissimi e superano ampiamente i 3 miliardi di euro.
Banca Etruria-1
Iniziano nel 2011 anche le prime difficoltà della Banca dell'Etruria di Arezzo, la cui vicepresidenza era ricoperta dal padre di Maria Elena Boschi, ministro per le riforme istituzionali. Anche in questo caso, come per Banca delle Marche, il problema è rappresentato dai prestiti facili concessi. Tra il 2011 e il 2013, i crediti deteriorati o a rischio si ingigantiscono come un fiume in piena e arrivano a pesare per quasi un terzo su tutti gli impieghi dell'istituto.
Banca Etruria -2
Per coprire i buchi di bilancio generati dai crediti in sofferenza, Banca Etruria comincia allora a mettersi in pancia un mucchio di titoli di stato italiani, realizzando anche ingenti profitti attraverso le operazioni di trading. Bankitalia boccia però queste operazioni “ballerine” che mettono a repentaglio la diversificazione del patrimonio e hanno il solo scopo di rimediare tardivamente ai danni compiuti in precedenza dal management. Nel 2015, l'authority di Via Nazionale decide il commissariamento dell'istituto dopo che, nei primi tre trimestri del 2014, le perdite hanno superato i 120 milioni di euro.
Carichieti (Cassa di Risparmio di Chieti)
Con un provvedimento firmato dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nell'autunno del 2014 viene commissariata anche la Cassa di Risparmio di Chieti (Carichieti). L'authority di vigilanza accerta infatti la presenza di sofferenze sui crediti per oltre 430 milioni di euro e perdite di bilancio previste per più di 300 milioni. Colpa di una gestione dei prestiti e degli affidamenti troppo disinvolta, prevalentemente a favore di personaggi del sistema imprenditoriale abruzzese, nel territorio tra le provincie di Chieti e Pescara.
Carife (Cassa di Risparmio di Ferrara)
Più di 376 milioni di euro. E' la perdita che si è ritrovata in pancia nello scorso esercizio la Cassa di Risparmio di Ferrara (Carife), dopo anni di malagestione. A provocare i buchi, sono state soprattutto alcune operazioni immobiliari sciagurate, effettuate a Milano, anche attraverso la sgr Vegagest. Dal maggio del 2013, l'istituto è sotto il torchio dei commissari di Bankitalia.