Marzotto, l'evasione fiscale e le Cayman
Economia

Marzotto, l'evasione fiscale e le Cayman

Sequestrati preventivamente beni per 65 milioni di euro, quanto eluso (secondo i pm) nella vendita del marchio Valentino

Questa volta a essere beccati con le mani nella marmellata (una marmellata da 65 milioni di euro) sarebbero anche i membri della famiglia Marzotto. La Guardia di Finanza di Milano ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di immobili, terreni e partecipazioni societarie che possono essere fatti risalire a 13 persone tra cui Matteo,
 Vittorio, Diamante, Maria Rosaria Cristiana e Margherita  della 
famiglia Marzotto, e Andrea, Isabella e Rosanna della  famiglia
 Donà Delle Rose. Cosa avrebbero fatto? Semplice: non avrebbero pagate lo tasse dovute sul guadagno ottenuto dalla vendita del brand Valentino.

Ma andiamo con ordine. Le indagini coordinate dai pubblici ministeri Laura Pedio e 
Gaetano Ruta sono nate da una verifica fiscale fatta 
dall'Agenzia delle entrate e riguardano la vendita del marchio 
Valentino Fashion Group da parte delle due famiglie Marzotto e Donà Delle Rose
 avvenuta nel 2008 al fondo di private equity Permira. 
Secondo l'accusa avrebbero incassato un guadagno (plusvalenza) di
 200 milioni di euro, ottenuto in Lussemburgo (attraverso la
 società Icg, di cui sono proprietari) senza pagare le tasse per
 circa 65 milioni di euro.

Ma c'è di più. L'intero profitto realizzato nell'affare Valentino Fashion group, compresa la parte "guadagnata con l'evasione fiscale" sarebbe stato trasferito alle Isole Cayman.

''Attraverso le indagini svolte - spiega una nota della
 Guardia di Finanza - è stato possibile individuare i luoghi in 
cui venivano effettivamente assunte le decisioni ed impartite le
 direttive sulla gestione della società di diritto 
lussemburghese. Le risultanze probatorie hanno permesso di
 riqualificare la holding come soggetto fiscalmente residente nel
 territorio nazionale con conseguente emersione dell'obbligo di
 denuncia al Fisco di una plusvalenza da cessione di
 partecipazioni''
.

Ecco quindi che, preventivamente, la Guardia di Finanza ha iniziato a sequestrare i loro beni con lo scopo di impedire 
l'eventuale compravendita o  la dissipazione dei beni fino alla 
definizione del procedimento in  corso. Ma di quali beni si tratta? C'è una villa a Trissino (Vicenza) con oltre 50
 stanze, una a Cortina d'Ampezzo, una abitazione con 30 stanze, e diversi terreni.

L'intero profitto realizzato
 dalla società Icg nell'affare Valentino Fashion Group, compresa la parte
 ''guadagnata con l'evasione fiscale'' sarebbe stato trasferito
 alle Isole Cayman. Una circostanza più che sufficiente per il gip Gianfranco Criscione per temere il pericolo che "gli odierni indagati
 possano trasferire all'estero almeno parte dei propri beni,
 oppure compiere altre operazioni finalizzate all'elusione dei 
rispettivi obblighi tributari''
 senza pagare tasse pari a 65 milioni.

Ad aggravare la situazione, è la vicenda che riguarda nascita e morte della stessa Igc. La società infatti, è stata creata nel giugno del 2006 e una volta venduta la partecipazione in Valentino Fashion group è stata "svuotata" del relativo valore e posta in liquidazione nei primi mesi del 2009 "dimostrando così come il suo utilizzo sia stato fin dal principio preordinato al trasferimento in Lussemburgo delle plusvalenze derivanti dalla cessione delle partecipazioni Valentino Fashion group e omettendo così di dichiarare tale reddito in Italia''.

E ora aspettiamo le reazioni della famiglia che, per ora, per voce degli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini, ha affermato che il sequestro è ''infondato'' e un'ipotesi di soldi finiti alle Cayman è ''frutto di un evidente sbaglio''. "Vi sono già agli atti numerose consulenze e precisa documentazione attestanti l'avvenuta regolarità delle operazioni compiute, assolutamente appalesate al mercato e alle autorità di controllo''. Inoltre, proseguono, ''come risulta dalla documentazione bancaria, le plusvalenze derivanti dall'operazione sono state puntualmente dichiarate, assoggettate a tassazione e rimaste pacificamente nell'ambito dell'Unione Europea e, in particolare per la massima parte proprio in Italia. L'ipotesi quindi che fondi siano stati inviati alle Isole Cayman è frutto di un evidente abbaglio". Vedremo.

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