Viaggio nella fabbrica segreta di Marchionne
Stefano Carrara
Economia

Viaggio nella fabbrica segreta di Marchionne

Il 24 giugno il manager presenterà la nuova Alfa Romeo, protetta da una fitta cortina di mistero. Panorama l'ha violata intervistando gli operai

Quando l’hanno visto non ci potevano credere: un metal detector all’ingresso della fabbrica. Questa non gli era mai capitata. E dire che gli operai intervistati da Panorama hanno alle spalle più di vent’anni di lavoro alle catene di montaggio dello stabilimento di Cassino, in provincia di Frosinone. Ma non è l’unica novità apparsa nell’impianto dove, nella più assoluta segretezza, sta nascendo la nuova Alfa Romeo. Ci sono moltissimi addetti alla sicurezza, «a volte mi sembra che siano più loro di noi lavoratori» scherza un operaio. Quando si entra nell’impianto bisogna consegnare i telefonini. E chi è autorizzato a portarlo con sè, deve far sigillare l’obiettivo con un adesivo speciale: se scatti una foto rischi il posto. Poi, lungo la linea di montaggio pilota, gli operai hanno notato tecniche di costruzione mai adottate prima dal gruppo Fiat-Chrysler (Fca).

Intorno al lancio della nuova berlina dell’Alfa Romeo Sergio Marchionne ha voluto creare un impenetrabile muro di silenzio, come fa la Apple prima di presentare l’ultimo iPhone. Non si sa neppure se l’auto si chiamerà Giulia, «100» o in un altro modo, anche se l’amministratore delegato della multinazionale si è lasciato sfuggire che gli piacerebbe il primo nome, richiamo alle antiche glorie dello sbiadito marchio milanese. Tutto verrà svelato mercoledì 24 giugno ad Arese (Milano), nel museo dell’Alfa Romeo.
Il clima di attesa, che tra gli appassionati del marchio del biscione sta diventando spasmodico, è giustificato dall’importanza che questa vettura riveste nelle strategie di Marchionne: oggi l’Alfa Romeo vende meno di 80 mila auto all’anno, contro il milione e mezzo della Fiat o il milione delle Jeep, ma nel 2018, secondo il piano presentato dai vertici del gruppo un anno fa, dovrà venderne ben 400 mila (di cui due terzi all’estero), ritagliandosi una fetta nel ricco mercato delle auto «premium», dominato da Audi, Bmw e Mercedes e dove i margini sono più alti. Una scommessa che già la Fiat ha tentato negli anni passati, senza però alcun successo.

Ma ora le cose sembrano cambiate. Il boom della Maserati (36.448 auto vendute nel 2014, più 137 per cento) è di buon auspicio e le mosse di Fca sull’Alfa rivelano grandi ambizioni: nel rilancio del brand, l’unico di fascia medio-alta nel portafoglio Fca che ha potenzialità davvero globali insieme alla Jeep, la casa italo-americana investirà 5 miliardi per sfornare 8 modelli entro il 2018. A quanto risulta a Panorama, le nuove auto verranno costruite a Cassino, a Modena (probabilmente una), due a Mirafiori e forse una a Pomigliano. Avranno la trazione posteriore e integrale: i motori saranno prodotti appositamente nello stabilimento di Termoli (Campobasso), dove sono stati investiti 500 milioni, e poi a Cento (Ferrara) e a Pratola Serra (Avellino), specializzata nei diesel.
I motori andranno da un 4 cilindri diesel da 120 cavalli a un 6 cilindri da 500 cavalli. Tenendo conto che il gruppo ha speso circa 800 milioni per rifare lo stabilimento di Cassino e 300 per la fase di progettazione, Marchionne ha già tirato fuori quasi due miliardi di euro per la nuova Alfa Romeo. Forse anche per questo, come ha segnalato l’agenzia di stampa Reuters qualche giorno fa, la Fca ha rallentato lo sviluppo di una dozzina di modelli nel Nord America: la società non naviga nell’oro, i debiti sono alti (8,6 miliardi di euro) e le risorse vanno concentrate su prodotti decisivi. Come evidentemente viene ritenuta la Giulia.

Al progetto lavora un team internazionale che si divide tra Torino, Detroit, Modena e Cassino, guidato dal tedesco Harald Wester, capo del marchio Alfa Romeo. Il grosso della progettazione  ha avuto come base un capannone nella Bassa modenese dove 800 tecnici hanno messo a punto la nuova Alfa. Per loro è stato usato il soprannome skunk works, «missioni da puzzole», coniato dalla Lockheed Martin per i progetti più delicati. Ma come sarà questa misteriosa vettura che deciderà le sorti del gruppo Fca nel mondo? Esiste qualche immagine rubata di una di queste nuove Alfa «travestita» da Maserati Ghibli che effettua una prova su strada. Nessuno però ha visto la versione definitiva. Tranne chi la sta producendo.

Per questo Panorama ha chiesto ad alcuni operai di Cassino di rivelare, con la garanzia dell’anonimato, una serie di dettagli inediti. I lavoratori intanto sostengono che tutti i disegni pubblicati dai blog e dai giornali specializzati sono sbagliati: la nuova Alfa è leggermente più grande di una Bmw serie 3, ha una linea sportiva, non particolarmente rivoluzionaria, simile a quella della Bmw 530 ma con un assetto più basso. Il retro monta due fanali allungati, come quelli della Giulietta (prodotta a Cassino) mentre il muso presenta la novità più intrigante: gli operai raccontano che i fanali hanno una forma rettangolare, mai vista prima. Tra le novità della nuova Alfa, il tettuccio di materiale sintetico che viene applicato alla carrozzeria con una tecnica rivoluzionaria. Inoltre l’auto avrà molte parti in carbonio e in alluminio: i sostegni laterali del tetto, per esempio. Mentre uno degli operai ha visto una specie di spoiler in carbonio che adorna il muso di uno dei modelli sfornati dal «pilotino», la mini-linea di montaggio dalla quale escono le prime vetture in attesa di far partire le linee vere e proprie. Quando la produzione decollerà, l’organizzazione sulle linee di montaggio prevede la creazione di gruppi di sei operai guidati da un team leader per assicurare il maggior coinvolgimento possibile dei lavoratori. Intanto all’esterno nella fabbrica è stata rifatta e allungata la pista di prova.

I «pilotini» hanno prodotto finora una ventina di vetture: la prima era rossa, le successive di vari colori, tra cui il bianco e il nero. Gli uomini della sicurezza scortano le auto dalla linea che costruisce il telaio all’area di verniciatura, poi al montaggio e infine in depositi protetti. I lavoratori dicono che le linee pilota sono in grado di sfornare circa 5-6 modelli al giorno e ritengono che per il 24 giugno potrebbero già essere finite un centinaio di vetture. Per quanto riguarda la produzione, il gruppo Fca ha fatto capire che dovrebbe partire dopo l’estate e che le prime auto saranno in vendita nel 2016. Ma gli operai della fabbrica pensano invece che il lancio potrebbe avvenire prima, entro la fine dell’anno.

Sarà questa misteriosa auto la chiave di Marchionne per sfondare finalmente nel mercato presidiato dalle berline tedesche? Gli operai sono ottimisti: rivelano che 400 lavoratori di Cassino spostati a Melfi (dove nascono Fiat 500X e Jeep Renegade) hanno anticipato il rientro allo stabilimento laziale. Mentre la compagnia di navigazione Grimaldi ha ordinato altre cinque navi per portare auto dall’Italia agli Usa. Tutti segnali che dimostrano l’attesa di grandi volumi.
Così, il vituperato Marchionne, accusato di portare la Fiat fuori dall’Italia, riuscirebbe a ridare linfa a un’altra fabbrica italiana: dopo Pomigliano, Grugliasco e Melfi, anche Cassino tornerà a creare occupazione. C’è solo una notizia che guasta un quadro così promettente: le avances del manager italo-canadese alla General Motors. Il cui messaggio implicito sembra essere: «Io sto facendo il massimo per dare un futuro a Fiat e agli stabilimenti italiani, ma se un grande gruppo ci vuole, noi vendiamo». Se poi alla guida del colosso Gm-Fca salirà lo stesso Marchionne, questa è un’altra storia.   

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Guido Fontanelli