Premiato il sistema sanitario italiano
L’annuncio secondo cui l‘Italia vanta il terzo migliore sistema sanitario del mondo potrebbe sorprendere tanti, visto che nel Bel Paese siamo abituati non solo a criticare troppo, ma anche a dare per scontato che tutto, all’estero, funzioni meglio che da noi. E invece, almeno in campo sanitario. Bloomberg dimostra che non è così.
Italia come modello
L’autorevole multinazionale specializzata in analisi e informazione basata a New York ha infatti rivelato con uno dei suoi ultimi studi in materia come, a livello di efficienza del sistema sanitario nazionale, l’Italia non abbia nulla da invidiare a nessun altro paese occidentale. Anzi, varrebbe forse la pena di prenderla come modello. I criteri presi in considerazione dallo studio di Bloomberg sono tre: aspettativa di vita, rapporto tra il costo del sistema sanitario e il prodotto interno lordo e totale delle spese mediche per cittadino.
Gli altri paesi in classifica
L’Italia è seconda solo a Singapore e Hong Kong, stacca di poco altre realtà asiatiche come Giappone e Corea del Sud (rispettivamente al quarto e quinto posto di questa classifica), e in maniera più netta le altre nazioni che popolano la top ten: Australia, Israele, Francia, Emirati Arabi e Regno Unito.
Altri paesi da ricordare sono Norvegia (11esima posizione), Spagna (14), Svizzera (15), Canada (21), Germania (23), Grecia (25), Cina (26), Portogallo (28), Austria (35), Olanda (40) e Stati Uniti (44). Chiudono la classifica Colombia, Algeria, Azerbaijan, Brasile e Russia.
I pregi dell’Italia
Secondo Bloomberg, non è certo un caso se l’Italia vanta un tasso di aspettativa di vita tra i più alti al mondo (relativamente ai dati raccolti nel 2015 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il Bel Paese è secondo solo al Giappone, che lo supera di mezzo anno con una media di 83 anni). Un risultato del genere è senza dubbio il frutto di un sistema sanitario che funziona e, soprattutto, che ha sempre funzionato molto bene.
L’Italia e l’austerità
Altri vantaggi del sistema italiano sarebbero quello di essere gratuito per tutti, per lo meno per quell che riguarda la copertura dei servizi essenziali, e l’essere riuscito a mantenere gli stessi standard anche in tempi di forte crisi, quando l‘austerità, secondo i calcoli di Bloomberg, ha imposto un taglio nelle spese per singolo cittadino di oltre 300 dollari.
Le classifiche discordanti
Quella di Bloomberg è una delle poche classifiche che premiano l’Italia. Altre, come quelle realizzate dal Commonwealth Fund, agenzia indipendente basata a New York che monitora l’efficienza dei sistemi sanitari mondiali, e dall’Health Consumer Powerhouse, ente svedese che si occupa di raccogliere e distribuire informazioni di natura sanitaria in tutto il mondo, non la includono nemmeno nella top ten. Il motivo? Certamente il fatto che tra i criteri utilizzati siano inclusi anche tempi di attesa e burocratizzazione delle prestazioni, ma è quanto meno sospetto che il primo ente premi i paesi anglosassoni e il secondo quelli nordici. A difesa dell’Italia gioca quindi anche la presunta neutralità di Bloomberg, quanto meno nei confronti del nostro paese, e il fatto che l‘Healthcare Outcomes Index pubblicato da The Economist e rielaborato da Medigo assegni al Bel Paese la quarta, anziché la terza posizione.