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YOSHIKAZU TSUNO/AFP/Getty Images
Economia

Il Giappone richiama i pensionati al lavoro: i motivi

I giovani sono troppo pochi e le aziende riassumono gli anziani, pagandoli meno e affidando loro mansioni più semplici

In Giappone, l'invecchiamento della popolazione sta dispiegando effetti imprevedibili. A Tokyo e dintorni, infatti, l'aspettativa di vita è la più elevate del pianeta e decenni di tassi di natalità bassissimi hanno reso la popolazione in età lavorativa insufficiente a sostenere la crescita economica.

Il dramma demografico del Giappone

Un dato su tutti illustra la situazione: nel 2016, il numero delle nascite è stato inferiore al milione, per la prima volta dal 1899 (il primo anno in cui sono state registrate statistiche demografiche affidabili). L'economia cresce, anche se a ritmi non forsennati, e il tasso di disoccupazione è basso (2,8%); a questo si aggiunge il fatto che il Paese del Sol Levante ha adottato politiche e prassi che lo hanno reso sostanzialmente impermeabile al fenomeno migratorio che invece caratterizza il resto del mondo industrializzato, ma allo stesso tempo non gli hanno garantito un influsso di manodopera tale da compensare il calo di quella autoctona.

Perché bisogna lavorare fino a 70 anni

La prima conseguenza (peraltro comune a molti altri Paesi) è che si discute di elevare l'età pensionistica a settant'anni, anche perché ormai per la maggior parte delle persone rimanere impiegati per quarant'anni in totale significa lavorare per meno di metà della propria vita, e questo rende insostenibile l'attuale struttura dello stato sociale nipponico. Ciò che non era stato previsto, però, è che l'elevamento dell'età pensionistica non farebbe che sancire uno stato di fatto.

Perché i pensionati cercano lavoro

Oggi, più della metà degli ultrasessantacinquenni ha un'occupazione, spesso addirittura a tempo pieno. I giovani non bastano e le aziende si rivolgono dove possono: tra i lavoratori anziani, che al ritiro preferiscono il proseguimento della carriera. E spesso accettano anche salari ridotti, che corrispondono a mansioni più semplici. Così, ad esempio, un pilota di aerei passerà dal mettersi alla guida dei grandi velivoli che operano tratte intercontinentali a quella dei collegamenti interni al Paese; oppure un postino si limiterà alle consegne entro un'area ridotta rispetto al circondario che copriva quando era più giovane.

Le agenzie di collocamento per la terza età

Il governo giapponese, conscio che al Paese non bastano più le sole forze di giovani e adulti, ha iniziato a sostenere programmi che consentono il reinserimento nel mondo del lavoro di chi ha più di sessant'anni, mettendo in contatto chi desidera lavorare con aziende che sono alla ricerca di personale con compiti adatti alla terza età. Presto, l'immagine dei vecchietti che giocano a Go, la dama giapponese, in tavoli ai margini delle strade potrebbe diventare un ricordo, sostituito da quella di anziani operosi in tutti i settori dell'economia. Secondo Jonathan Soble, corrispondente a Tokyo del New York Times che ha studiato il fenomeno, quello che sta succedendo in Giappone potrebbe riflettere un fenomeno comune ad altri paesi avanzati: non è da escludere che, se le condizioni del sistema economico cambieranno e si avvicineranno di più a quelle nipponiche, questo possa succedere anche in Europa. Anche se, per il momento, causa immigrazione e tasso di disoccupazione giovanile molto alto, questo scenario resta ancora lontanissimo.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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