Quando l'attività filantropica genera profitti
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Economia

Quando l'attività filantropica genera profitti

La Fondazione Lang ha, per la prima volta in Italia, misurato il rendimento economico dell'investimento in solidarietà. Con risultati sorprendenti

Investire 1 euro e ottenerne 2,74 euro in un anno. Sembra impossibile, soprattutto considerando che chi investe è un’associazione no profit. Eppure è quello che è successo alla Fondazione Piero e Lucille Corti, che sostiene il St. Mary’s Hospital Lacor, nel distretto di Gulu, in Uganda. Tra il 2013 e il 2014 ha investito 2,7 milioni di euro, che hanno provocato un ritorno economico nel territorio pari a 7,2 milioni di euro, sommando tutte le attività imprenditoriali che la donazione ha generato. A questa cifra si è arrivati utilizzando, per la prima volta in Italia, la "Theory of Change" codificata a metà degli anni '90 dallo studioso americano David Hunter che il Centro Studi della Fondazione Lang Italia (un’iniziativa del Lang Trust istituito per volontà di un benefattore milanese per promuovere la filantropia strategica) ha applicato al caso dell'ospedale ugandese. Obiettivo: dimostrare l’efficacia delle donazioni provenienti da soggetti privati nella promozione economica delle aree sottosviluppate.

L'indicatore usato è simile a quello che serve per calcolare, nelle normali società commerciali, il ritorno sugli investimenti, ovvero il Return on Investment, sintetizzato nell'acronimo Roi. In questo caso la Fondazione Lang Italia ha adottato lo "Sroi" (Social Return on Investment). Lo Sroi viene usato quotidianamente in Paesi più sviluppati dal punto di vista filantropico, come gli Usa, dove ogni anno il terzo settore riceve dai privati e dal Governo l'incredibile cifra di mille miliardi di dollari. Per promuovere la misurazione economica, e non solo morale, degli investimenti no profit, la Fondazione Lang Italia ha deciso di organizzare un ciclo di incontri a Milano: l’ultimo per il 2014, sull’impact investing,  sarà il 13-14 novembre, ma da gennaio ripartirà la formazione sulla filantropia strategica. Lo scopo è quello di insegnare a famiglie, associazioni, enti e società commerciali come calcolare l'impatto economico delle loro donazioni trattandole dal punto di vista contabile come fossero dei veri e propri investimenti.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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