Atlante, il fondo salva-banche: cos'è e come funziona
Ecco i meccanismi con cui presto opererà il frutto dell'accordo raggiunto tra i nostri maggiori gruppi creditizi e il Governo
Tutti i dettagli non sono ancora definiti ma la strada sembra ormai segnata: presto nascerà un nuovo fondo per aiutare le banche italiane e ricapitalizzarsi e a liberarsi delle sofferenze. Si chiamerà Atlante ed è il frutto di un accordo raggiunto tra i maggiori gruppi creditizi del Paese, con la regia del governo. Ecco, di seguito, una panoramica su come funzionerà questo nuovo organismo.
Cos'è Atlante
Sarà un fondo d'investimento con una strategia di gestione che, nel gergo degli addetti ai lavori, viene definita “alternativa”, perché non acquista i più comuni strumenti finanziari negoziati sul mercato come le azioni e i bond, ma altri prodotti come le obbligazioni bancarie subordinate che hanno un profilo di rischio medio-alto.
Chi lo gestirà
Le attività di gestione sono affidate a Quaestio Sgr, una società di diritto lussemburghese che opera sotto la guida di Alessandro Penati, docente di finanza alla Cattolica. Quaestio è partecipata dalla Fondazione Cariplo(37%) e da altri seggetti istituzionali come la Cassa dei Geometri. Consulenti dell'operazione saranno lo studio legale Bonelli Erede e Bank of America-Merrill Lynch.
Quanti soldi avrà a disposizione
Atlante dovrebbe avere una dotazione di 6 miliardi di euro, la cui maggior parte sarà investita da una serie di soggetti già individuati. Le fondazioni bancarie metteranno circa 500 milioni, altri 3 miliardi arriveranno dalle banche (in particolare, 1 miliardo sarà versato soltanto da Intesa e UniCredit). Poi dovrebbe aggiungersi anche la Cassa Depositi e Prestiti, con un investimento di almeno 500-600 milioni di euro, lo stesso previsto per Sga, una società a proprietà pubblica che è nata negli anni '90 per salvare il Banco di Napoli. Oltre ai 6 miliardi di dotazione iniziale, il fondo Atlante potrebbe disporre di altre risorse, raccolte indebitandosi.
Come opererà
La maggior parte dei soldi a disposizione del fondo (circa il 70%), servirà per sostenere i prossimi aumenti di capitale delle banche italiane, a cominciare dalla Popolare di Vicenza e da Veneto Banca. Poi, la restante quota del 30% sarà successivamente destinata ad aiutare gli istituti di credito che vogliono liberarsi delle sofferenze, cioè i prestiti deteriorati che hanno buona probabilità di non essere rimborsati per l'insolvenza dei debitori. Per togliersi di torno le sofferenze, le banche di solito fanno un'operazione di cartolarizzazione, cioè “impacchettano” i crediti e li trasformano in titoli finanziari che poi vendono venduti sul mercato, per esempio a dei fondi d'investimento “alternativi” come appunto Atlante.