Spread, che succede se torna salire
Con il calo del differenziale di rendimento Btp/Bund, il governo ha risparmiato finora molti interessi per finanziare il taglio alle tasse. Ma i mercati potrebbero rovinare la festa
Su e giù, come su un'altalena. E' l'andamento odierno dello spread Btp/Bund, cioè il differenziale di rendimento tra i Buoni del Tesoro italiani con scadenza decennale e i titoli di stato tedeschi di uguale durata. All'inizio della mattina, lo spread ha subito una paurosa impennata sopra i 200 punti-base (2%), per poi arretrare spedito al di sotto di quota 190. Il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, avranno tirato di sicuro un sospiro di sollievo poiché oggi la politica del governo sembra legata a doppio filo, ancora una volta, proprio all'altalena dello spread.
Se il differenziale di rendimento Btp/Bund dovesse subire una nuova impennata e portarsi stabilmente ben al di sopra dei 200 punti, i piani dell'esecutivo per l'economia rischiano infatti di traballare parecchio. Il perché non è difficile da capire: con lo spread in forte ripresa, lo stato italiano rischia di spendere molto di più per rimborsare gli interessi sul proprio debito, cioè sui Buoni del Tesoro che emetterà nei prossimi mesi. Di conseguenza, il bilancio pubblico potrebbe appesantirsi parecchio. Secondo le previsioni elaborate dall'Aiaf (l'associazione italiana degli analisti finanziari), una discesa di 100 punti del differenziale Btp/Bund significa un risparmio di 5 miliardi di euro per le casse dello stato, in termini di minori interessi da pagare. Facendo il ragionamento al contrario, però, una risalita dello spread di 100 punti significa invece un maggior onere di 5 miliardi per il Tesoro.
LE PREVISIONI DEL GOVERNO
Ora, poiché il governo Renzi ha confidato anche sul calo dello spread e sulla minor spesa per interessi per finanziare il recente taglio dell'irpef (cioè delle tasse sui salari), sorge spontaneo un interrogativo: cosa accadrebbe se questo risparmio, all'improvviso, andasse a farsi benedire? Per adesso, l'esecutivo dispone ancora di qualche margine di manovra. Le previsioni contenute nell'ultimo Def (il Documento di Economia e Finanza) contemplano infatti uno scenario prudente, in cui la spesa dello stato per interessi, nel 2014, sarà minore di appena 3,5 miliardi di euro rispetto allo scorso anno, quando lo spread era però ampiamente sopra i 200 punti. Nel 2015, secondo il governo, il risparmio rispetto al 2013 salirà invece a 6,7 miliardi.
Peccato, però, che i mercati siano spesso imprevedibili e che non abbiano mai avuto il cuore tenero. Di fronte al sentore che i conti pubblici italiani traballano o che l'Eurozona è di nuovo a rischio (magari dopo un esito clamoroso delle prossime elezioni e la vittoria a Bruxelles delle forze euroscettiche) non è affatto escluso che le piazze finanziarie tornino a essere un po' schizzofreniche e che il differenziale Btp/Bund si impenni di nuovo, come dimostrano le avvisaglie degli ultimi giorni. Lo spread, insomma, potrebbe rovinare la recente luna di miele dell'Italia con i mercati finanziari e oggi rischia di tornare a essere quello che è stato fino al 2013: il solito guastafeste.