Tutti gli scandali finanziari che hanno colpito i risparmiatori
Da Cirio a Parmalat, passando per bond argentini fino a Banca Marche, Etruria, Carife, e Carichieti, la storia non ha insegnato ancora nulla
Lo scandalo che in questi ultimi giorni ha coinvolto i piccoli risparmiatori di Banca Marche, Banca Etruria, Carife, e Carichieti, salvate dal fallimento con un provvedimento ad hoc del governo, è purtroppo solo l’ultimo esempio di crack finanziari che si abbattono sulle spalle di risparmiatori spesso del tutto ignari. Da Cirio a Parmalat fino ai bond argentini, le crisi sono state tanto grosse da spingere alcune associazioni di consumatori a chiedere l’istituzione di una apposita Procura nazionale per i reati finanziari. Una richiesta per ora rimasta inascoltata. Per il momento però quello che si può fare è ricordare i numeri e gli effetti generati da alcuni degli scandali più clamorosi degli ultimi anni, sperando che possano servire da monito per il futuro.
Banca Marche, Banca Etruria, Carife, e Carichieti
È l’ultimo scandalo in ordine di tempo. Le quattro banche che sono state salvate dal fallimento grazie ad un decreto del governo, hanno aperto un fronte di insolvenza che vede coinvolti circa 130mila azionisti e 20mila titolari di obbligazioni subordinato. Un crack da 800 milioni di euro, 350 dei quali sarebbero finiti proprio nelle mani di ignari risparmiatori che ora rischiano di perdere tutto.
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Tango Bond
Tra il 1997 e il 2001, più di 450mila italiani sottoscrivono titoli di Stato argentini, soprannominati poi Tango Bond, per un controvalore complessivo di gran lunga superiore ai 10 miliardi di euro. Nel gennaio 2002, a seguito del tracollo economico locale, il governo di Buenos Aires dichiara il proprio default nei confronti dei debiti contratti. Gli investitori perdono così la possibilità di recuperare il capitale investito. La vicenda è finita ovviamente nei tribunali e nel 2005, l’Argentina ha proposto un piano che prevede il rimborso del 30% del capitale dovuto nel corso di 20-30 anni, con interessi rinegoziati a tassi ridotti, una soluzione questa fortemente avversata dalle associazioni dei risparmiatori.
Parmalat
Si è trattato di uno dei più grandi casi di bancarotta fraudolenta a livello mondiale. Il buco finale si aggirava intorno ai 14 miliardi di euro, 7 dei quali riguardavano prestiti obbligazionari. I risparmiatori italiani coinvolti sono stati circa 130.000 tra azionisti, che si sono visti praticamente azzerato il valore del loro patrimonio, e sottoscrittori di obbligazioni per circa 2 miliardi di euro. La bancarotta, giunta nel 2003, è stata giudicata, come già accennato, fraudolenta e il fondatore della società ed ex-presidente Calisto Tanzi è stato così condannato nel dicembre 2007 a 10 anni di reclusione per aggiotaggio, ostacolo all'attività degli organi di vigilanza e concorso in falso con i revisori.
Cirio
La vicenda prende avvio dall’immissione sul mercato di cosiddetti corporate bond (obbligazioni societarie) che impegnavano la Cirio a restituire a scadenze ed interessi prestabiliti il capitale preso in prestito dagli investitori che avevano acquistato le obbligazioni stesse. Gli investitori diventavano così obbligazionisti e vantavano un diritto di credito nei confronti della società emittente gravato però dal correlato rischio d'insolvenza della stessa. Insolvenza che purtroppo puntualmente si verificò. In realtà la vendita delle obbligazioni in questione era stata riservata solo ad investitori istituzionali, ma i titoli furono successivamente rivenduti da alcuni istituti di credito anche ad oltre 40mila piccoli investitori italiani per un controvalore di circa un miliardo di euro, mai più recuperato.
Lehman Brothers
La crisi di cui ancora oggi sentiamo gli effetti, ha prodotto tra le sue prime vittime la famosa banca d’affari americana. Secondo i dati forniti da alcune associazioni dei consumatori, in Italia sarebbero stati acquistati obbligazioni della Lehman Brothers, fallita appunto nel 2008, per ben 1,6 miliardi di euro. Per questa clientela retail alla disperata ricerca di recuperare almeno parte di quel capitale, si attendono ancora gli sviluppi giudiziari della vicenda.
Alitalia
Anche in questo caso ancora non sono state scritte le parole definitive sul fallimento della nostra ex compagnia di bandiera. Resta il fatto che circa 40mila risparmiatori sarebbero in possesso di obbligazioni Alitalia, vendute per 300 milioni di euro e ormai prive di valore.
Derivati
Ad essere chiamate in causa, in questo scandalo che ha avuto il suo apice ad inizio del 2013, sono state alcune grosse banche italiane. La più coinvolta è stata però sicuramente il Monte dei Paschi di Siena, che ha subito un completo azzeramento dei vertici. Secondo i dati emersi, dal 2011 ai primi nove mesi del 2012 la banca senese aveva accumulato 6,2 miliardi di perdite, con 26 miliardi di titoli di Stato nelle casse, 17 miliardi di crediti a rischio e soprattutto derivati per 11 miliardi. Proprio la vendita di questi ultimi a clienti retail con modalità alquanto discutibili, ha aperto un fronte giudiziario che ancora deve compiere il suo percorso definitivo.