La Milano dimenticata di Giovanni Hänninen
Gli edifici abbandonati del capoluogo lombardo negli scatti del fotografo italo-finlandese, autore del progetto cittàinattesa
Tra i 40 autori italiani chiamati dalla curatrice Giovanna Calvenzi a raccontare il Belpaese nell'ambito della mostra collettiva Italia Inside Out (fino al 2 agosto al Palazzo della Ragione nel capoluogo lombardo), il fotografo italo-finlandese Giovanni Hänninen, classe 1976, ha proposto al pubblico il suo progetto dal titolo cittàinattesa, dedicato agli edifici abbandonati di una Milano "nascosta" e ormai disabitata.
Questo ampio lavoro di ricerca, nato nel 2012, venne presentato per la prima volta presso Casa Testori a Novate Milanese nell'ambito della mostra Giorni Felici – 20 x 20, che vide venti artisti affermati presentare ciascuno un giovane collega. Hänninen, presentato da Gabriele Basilico, propose i primi 26 scatti della serie, che andata trasformandosi e ampliandosi nel tempo, ne comprende oggi 52, ciascuno corredato da un testo che presenta la storia dell'edificio fotografato.
Il progetto è stato pensato e realizzato in collaborazione con Alberto Amoretti, autore delle ricerche e della stesura delle storie dei luoghi rappresentati, che così presenta il lavoro a quattro mani:
"Una città dormiente, rannicchiata fra grattacieli e grandi opere. È assemblata con luoghi a volte anacronistici, che sembrano aver esaurito la loro missione. Ma anche con edifici che sarebbero ancora in grado di vivere e servire la cittadinanza. È un puzzle di spazi pubblici che ricompongono virtualmente le esigenze primarie del vivere sociale nel mondo moderno. Incuria, fallimenti, ragioni economiche, motivi politici, progetti abortiti ancor prima di essere compiuti. Sono molteplici le cause che hanno reso questi edifici invisibili e, spesso, rifugio degli “invisibili”. Non si tratta di periferie di una città in ritirata, ma luoghi sparsi su tutto il tessuto urbano di una metropoli che sfida il cielo con nuove torri. Una Milano assente, troppo distratta dal cementificare ogni vuoto, per ascoltare i silenzi di edifici in attesa di idee e di coraggio. Luoghi che non chiedono di rimanere uguali a loro stessi, ma che sono pronti a trasformarsi adeguandosi a nuove funzioni. Una lotta silenziosa quella che devono affrontare. Contro il deterioramento che sbriciola piano piano le loro fondamenta e la natura che, quieta, si riprende gli spazi che le sono stati portati via."