Adolescenti criminali. Quando ad uccidere sono i futili motivi
Marco Gentile è stato ucciso a Catanzaro per un debito di 10 euro. Ma è solo l'ultima vittima della rabbia di un coetaneo
Un debito di 10 euro
Un debito di 10 euro per l'acquisto di uno spinello. È questo il movente dell'omicidio di Marco Gentile, il diciottenne ed ucciso sabato sera a Catanzaro. Un delitto efferato, consumato in pochi istanti, che sembrava destinato a diventare un caso complicato da risolvere. Invece gli agenti della squadra mobile e delle volanti, dopo solo poche ore hanno fermato Nicolas Sia, 19 anni anche lui residente a Catanzaro. Durante la notte, infatti, gli investigatori hanno sentito testimoni ed hanno ricostruito l'accaduto: Marco avrebbe acquistato uno spinello da Sia e non lo avrebbe pagato. Per questo motivo i due avrebbero litigato furiosamente e Sia ha estratto il coltello e ha ucciso Gentile.
Già nei giorni scorsi, tra i due ragazzi, c'era stato un altro violento litigio proprio per quel mancato pagamento. Poi sabato sera la tragedia. Il diciannovenne Nicola Sia, avrebbe agito con premeditazione e per futili motivi.
"È una vicenda assurda e di una violenza inaudita" ha detto il Procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo "l'omicidio è già un fatto gravissimo ma uccidere un ragazzo di diciotto anni per dieci euro è davvero inaudito. Non si riesce a trovare le parole per poter commentare un episodio di questo genere. Un fatto incomprensibile con una furia omicida senza precedenti".
Sempre più spesso i giovani impegnano un coltello o una pistola ed uccidono. Cosa scatta nella mente di questi ragazzi? Panorama.it lo ha chiesto a Silvio Ciappi, criminologo e psicoterapeuta, autore del libro Ritratto di una mente assassina, Trauma, attaccamento e dissociazione in un killer seriale.
Perché gli adolescenti uccidono
"Il delitto è sempre stato lo specchio della società che viviamo e se la società di oggi ci appare come frantumata e priva di orizzonti di senso di progettualità (anche sociali e politiche) spesso anche il delitto diviene anomico, non rispondente cioè a nessuna regola, che lo possa in qualche modo contenere, prevedere. Si è perso il metro ed ecco che allora tutto diviene uguale. Spesso dietro ad alcuni omicidi c'è solamente l'abyssos, il senza-fondo, proprio traducendo letteralmente dal greco. Quel gesto sembra per un attimo illuminare il buio, salvo poi far ricadere questi giovani assassini nel buio di sempre. Devo anche dire che comunque il trend dell'omicidio è in discesa oggi. Si uccide di meno. Forse ciò che sono cambiate sono le modalità. Un altro fattore di rischio è costituito dalla fragilità delle reti di supporto per questi adolescenti. L'attaccamento alle loro persone significative è debole, ambivalente, carico di tensioni. Vogliamo figli che siano all'altezza del ruolo che la società dei consumi impone e questo genera ampie quote di distruttività e di stress interno. E' difficile sentirsi falliti in un mondo di vincenti. Ecco che allora questa distruttività interna sfocia nella maniera più sconsiderata, per un nonnulla".
Raptus o premeditazione?
Gli adolescenti "pianificano" come gli adulti
La "premeditazione" di un delitto in un quindicenne ha degli elementi in comune con quella pianificata da un adulto?
Concettualmente si. Praticamente no. Concettualmente si, perchè in entrambi i casi il delitto riassume una vita. Spesso è così se facciamo eccezione per i delitti colposi perchè è il precipitato di tutta una serie di elementi predisponenti. Nella partica no, perchè nella fase dell'adolescenza, per i giovani, il delitto assume tono ancor più drammatici. Si tratta in molti casi di un suicidio rimandato. Si uccide perchè ormai siamo già entrati nella logica della morte, perchè siamo già nella morte e la sentiamo vicina. Spesso alcuni di questi omicidi sono il risultato di traumi evolutivi e di situazioni complesse che virano all'improvviso e strabordano in un gesto folle che non permette alla vita di iniziare. Ecco perchè la prevenzione è importante, ecco perchè dobbiamo tenere in massima cura l'infanzia e l'adolescenza che sono veri e propri punti di snodo. Perchè li il trauma può avere effetti devastanti. Che segnano per una vita.
Uccide per un apprezzamento ad una amica
Ottobre 2015. Ha confessato Roberto Scarpiello il giovane di 19 anni che ha accoltellato e ucciso a Foggia un 17enne, Angelo De Rosa. Subito dopo il delitto è corso via su uno scooter insieme a un amico. Poi, verso mezzanotte, si è presentato in una caserma dei carabinieri. In quel momento la vittima era ancora viva. Roberto è morto verso le 4 in ambulanza mentre veniva trasportato al reparto di rianimazione dell'ospedale di San Giovanni Rotondo.
Alla base dell'aggressione che poi è sfoaciata in tragedia, futili motivi: un apprezzamento a una ragazzina. A causare la lite proprio un apprezzamento o, come molti altri hanno detto, un brutto scherzo a una ragazzina. Era già sera inoltrata e gruppi di ragazzi sostavano in piazza. Qualcuno beve, altri conversano altri, forse, si annoiano. A qualcuno viene l'idea di movimentare la serata. Passa una ragazzina in compagnia di amici.
Un ragazzo che è lì, Angelo De Rosa, diciassettenne, raccoglie da terra un piccione morto e glielo lancia sulla testa spaventandola. È lì anche Roberto Scarpiello, 19 anni, un amico della ragazzina. Tra i due giovani scoppia una lite, ci sono spintoni e poi botte. Scarpiello tira fuori un coltello di modeste dimensioni e sferra un colpo all'addome di De Rosa.
Come in un videogame
Sono stati fermati con l’accusa di aver sgozzato il 17enne Ismaele Lulli, trovato con la gola tagliata in un dirupo nella zona di San Martino Selva Nera, a Sant’Angelo in Vado (Pesaro).
Sono due albanesi, entrambi incensurati di 20 e 17 anni ed entrambi conoscevano la vittima. Davanti ai carabinieri cercano di spiegare la tragedia ma fin da subito la motivazione alla base dell'omicidio appare davvero banale. Dietro l’omicidio, infatti, ci sono motivi passionali: il ventenne fermato sarebbe stato geloso della frequentazione della sua ragazza di 19 anni con Ismaele. Frequentazione per altro assolutamente innocente.
“E’ come si stessero rendendo conto ora dell’enormità del fatto”, racconta un investigatore che parla di “un delitto da videogame“.
Un raptus per una partita di calcio
Sedici anni, in tasca oltre al videogame, un tirapugni col quale non ha esitato a colpire un coetaneo. È successo a Napoli dove una serata tranquilla tra adolescenti poteva finire in tragedia. Al termine di una discussione nata per futili motivi legati al calcio, un ragazzino di sedici anni colpisce in testa, con un tirapugni, un amico della stessa età.
La vittima si è accasciata sotto gli occhi esterrefatti degli amici che hanno immediatamente avvertito il 118. Dopo il colpo, il ragazzo è svenuto ed è rimasto privo di sensi per alcuni minuti, tanto che gli altri hanno temuto il peggio. Il gruppetto composto da circa sei adolescenti tutti di buona famiglia, pare che parlassero della domenica di campionato quando, improvvisamente è nato un litigio tra la vittima ed altri due giovani. La discussione sembrava non presagire cosa poi è accaduto: i tre si scambiavano pacificamente opinioni fino a un attimo prima del raptus.
Adolescenti contro gli adulti
22 luglio 2015: Hanno discusso, poi litigato sembra per motivi sciocchi, senza senso. Poi all’improvviso lui, 15 anni di La Spezia ha afferrato un coltello e con forza l’ha piantato nel cuore del compagno della madre, 45 enne originario della provincia di Parma, uccidendolo sul colpo.
È stata la madre del ragazzino a precipitarsi sul corpo senza vita del compagno e a chiamare il 118 per tentare di salvargli la vita mentre il figlio, sotto choc, poco per volta ha realizzato quello che aveva fatto. Il giovane è stato fermato per omicidio volontario
"Nemmeno la morte ci potrà separare, ti amo mamma"
Maggio 2015. Patrizia Schettini, l'insegnante di pianoforte trovata morta nella sua abitazione a Donnici, non è rimasta vittima di una caduta accidentale ma è stata uccisa dal figlio. Secondo gli investigatori, il figlio della donna l'avrebbe strangolata a mani nude, poi sbattuta contro un muro rompendole l'osso del collo, infine l'avrebbe presa in braccio portandola vicino a una rampa di scale e fatta volare giù per simulare una caduta accidentale.
I medici del 118 inizialmente erano stati indotti in errore certificando la morte per arresto cardiaco, successivamente gli investigatori della Squadra mobile hanno svolto tutti gli accertamenti scoprendo una verità diversa.
Il giovane è stato sentito dalla Procura per i minorenni di Catanzaro due volte, quando è stato messo con le spalle al muro ha rilasciato delle ammissioni raccontando che la madre lo sgridava troppo spesso e che in un raptus l'avrebbe semplicemente spinta per le scale. Ma realtà era ben diversa: l'ordinanza di arresto è per omicidio aggravato dai futili motivi.
Per sviare ogni sospetto, a una settimana circa dall'omicidio, si è fatto tatuare sul braccio la frase 'nemmeno la morte ci potrà separare, ti amo mamma'.