Adolescenti italiani e psicofarmaci: 1 su 10 ne fa uso
Il nostro è il Paese europeo dove i 15-16enni assumono maggiormente ansiolitici senza alcuna prescrizione medica
Il dato che emerge in Italia è davvero sconvolgente: 1 minorenne su 10, di età compresa tra i 15 e il 16 anni, utilizza impropriamente psicofarmaci, senza alcuna prescrizione medica. E a farne un uso incontrollato sono più le ragazze (13%), rispetto ai ragazzi (7%).
L'avvicinamento agli psicofarmaci sembra avvenire, inzialmente, in modo quasi casuale e, sicuramente, inconsapevole: gli adolescenti cercano in casa delle pillole per rilassarsi o dormire. Poi, dopo le prime assunzioni, non riescono più a fermarsi e continuano a ingerirne dosi sempre maggiori, fino a diventarne completamente dipendenti.
Le pillole più utilizzate sono quelle contro l’ansia o quelle per la depressione che, in genere, vengono prescritte ai genitori o ai nonni.
Secondo Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr di Pisa, i ragazzi assumono di nascosto soprattutto psicofarmaci per l’insonnia, quelli per regolare l’umore (antidepressivi) e quelli per l’iperattività, inclusi vari anfetaminici.
L’8% degli studenti ne ha fatto uso una volta negli ultimi dodici mesi, il 4% almeno una volta negli ultimi 30 giorni e l’1% dice di averne fatto uso almeno 20 volte nell’ultimo mese.
Un dato allarmante che diventa davvero preoccupante se sommato al numero dei coetanei che ne fanno uso dietro prescrizione medica: i bambini e gli adolescenti italiani ingeriscono ogni anno milioni di pasticche di psicofarmaci, tanto da incidere sulla spesa farmaceutica per il 24%.
Come spiega nel suo documento l’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, i nuovi medicinali contro la depressione, in età adolescenziale e infantile, hanno soppiantato i vecchi antidepressivi triciclici, con un aumento pari del 13% in un solo anno.
In Italia sono 400mila i bambini e adolescenti che soffrono di disturbi mentali e a circa 20 mila di loro vengono prescritti psicofarmaci: ma sulle conseguenze di questi medicinali, di cui spesso vi è un abuso e non una reale necessità.
Per capire meglio le conseguenze di un utilizzo non appropriato degli psicofarmaci da parte degli adolescenti, abbiamo intervistato la dottoressa Stefania Russo, componente della Federazione Italiana Medici Pediatri.
Dottoressa, un uso non appropriato di questi medicinali da parte degli adolescenti che conseguenze può avere nell’età adulta? Possono creare dipendenze?
R. Si, certamente e con effetti davvero preoccupanti anche sul piano genetico. L'uso di queste sostanze in età infantile o adolescenziale non solo determina in età adulta una dipendenza da sostanze alcoliche o droghe, ma provoca anche una trasformazione sul piano epigenetico, tanto da alterare alcuni geni ancora in evoluzione, con il rischio di tramandare alle generazioni future queste alterazioni.
Molti adolescenti, in particolare le ragazze, ne fanno uso senza dirlo ai propri genitori o senza consultarsi con il medico. Ma come riescono a raggiungere queste pillole?
R. «Medicinali come il Lexotan, l’En o lo Xanax, spesso si trovano all’interno delle abitazioni perché i medici di base li prescrivono ai familiari più anziani. Questi ragazzi che ne conoscono le finalità, ovvero a che cosa servono, li assumono di nascosto. E spesso, dietro all’assunzione di queste pillole, c’è proprio l’assenza della famiglia: questi ragazzi si sentono soli e non riescono a condividere in modo adeguato le ansie e gli stress della loro età. E trovano rifugio in queste sostanze».
Quando compaiono e quali sono i sintomi che possono richiedere l'impiego di psicofarmaci?
R. «I sintomi che richiedono una prescrizione, e poi una somministrazione di sostanze importanti come gli psicofarmaci, compaiono, talvolta, molto precocemente nei bambini. Spesso queste pillole vengono associate ai disturbi dell’attenzione e all’iperattività.
Ma prima di somministrare questi medicinali occorre indagare molto bene e capire con certezza se si tratta di un'estrema vivacità oppure di una patologia da curare. Solamente una volta accertata con sicurezza la patologia, si può iniziare una cura farmacologica».
Questi medicinali possono essere sostituiti da percorsi con psicologici o psichiatri?
R. «Ogni caso dev'essere analizzato singolarmente: a volte il percorso con uno psicologo può bastare. Altre volte no. Per questo è fondamentale il ruolo del medico che segue l'adolescente: a lui spetta il compito di prevenire ogni forma di abuso degli psicofarmaci per evitare conseguenze gravi sui giovani pazienti a livello psicologico, fisico e genetico».