Massimo Bossetti
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Caso Yara: entra nel vivo la battaglia del Dna

Le difficoltà riscontrate dal Ris nell'estrarre ed isolare il dna di Ignoto 1 apre una voragine sulla tesi della procura

Entra nel vivo la battaglia sul dna annunciata più volte dai legali di Massimo Bossetti, detenuto dal 16 giugno scorso per l'omicidio di Yara Gambirasio. Dopo aver incassato dal gip del Tribunale di Bergamo la bocciatura dell'istanza di scarcerazione, gli avvocati Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti, difensori del muratore di Mapello, hanno confermato che entro giovedì presenteranno appello al tribunale della Libertà di Brescia. Punto di forza della loro richiesta, le difficoltà riscontrate dal Ris dei Carabinieri nell'estrarre ed isolare il dna di Ignoto 1 repertato sugli slip e sui leggins di Yara. 

Difficoltà espresse dallo stesso reparto scientifico dell'Arma che, allora, così relazionò: "Una logica prettamente scientifica non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da Ignoto 1 sui vestiti di Yara". Letta così, la frase suonerebbe davvero come un'ammissione del margine di errore. Un margine che si potrebbe trasformare in voragine per l'accusa, posto che proprio su quel campione di dna si fonda tutto il castello accusatorio contro Bossetti.


La debolezza dell'accusa
Ad una lettura più attenta del documento del Ris, però, si evince che quelle difficoltà riscontrare in fase di esame riguardano soltanto lo stabilire esattamente la materia organica dalla quale è stato estratto il profilo di Ignoto 1. Di che si tratta? Non si sa né, al momento, è stato possibile accertarlo con precisione. Non si tratta di saliva né di sudore né di liquido seminale. Potrebbe essere sangue, ma siccome la traccia era mischiata col sangue di Yara, non si può esserne "inequivocabilmente" sicuri. Lo stesso Ris, nella medesima relazione, descrivevano quel campione come "ottimale". Per il Ris, per la Procura e per il gip del Tribunale, insomma, quel campione è valido. E porta a Massimo Bossetti. E anche se non ne rimane più per eseguire ulteriori test, resta valido quello iniziale. La difesa non la pensa così. Al tribunale della Libertà la sentenza. Che, qualunque sia, peserà, e molto, sul processo.
 

Il caso Yara Gambirasio

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Yara Gambirasio

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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