In Sicilia i terroristi dell'Isis non arrivano. Ecco perché
Dopo gli attentati di Parigi, c'è chi punta il dito sugli sbarchi. Ma un esperto spiega perché i terroristi non usano le "carrette del mare"
"L'operazione EuNavFor Med che porta clandestini dalla Libia, contenuta nel decreto sulle missioni internazionali e che FI ha sempre sostenuto, adesso deve essere stralciata. Io non votero' quella missione".
A distanza di meno di 48 ore dagli attentati di Parigi e dopo la notizia, ancora da accertare, che uno degli attentatori di venerdi scorso sarebbe arrivato con un barcone dalla Grecia, Marurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, punta il dito sugli sbarchi che continuano incessantemente a coinvolgere il nostro Paese e sulla missione in cui l'Italia è impegnata.
"Credo che il nostro partito debba distinguere le missioni necessarie dallo scafismo di Stato che non può avere il nostro sostegno". Come cresce il rischio di attentati nel nostro Paese, cresce anche la paura legata alla presenza, tra le migliaia di migranti che sbarcano ogni giorno sulle nostre coste, di terroristi pronti a uccidere.
Ma quanto è reale questo timore? Veramente dei terroristi così addestrati, metterebbero a rischio la loro lunga preprarazione "militare" per raggiungere l'Europa con barconi che rischiano di affondare dopo poche miglia dal porto di partenza?
“Trovo altamente improbabile che terroristi dell’Isis possano raggiungere il nostro Paese a bordo di barconi”. Andrea Margelletti,presidente del CeSI, Centro Studi Internazionali, è scettico sulla possibilità che tra le fila di migranti sbarcati in Italia - oltre 160 mila nel 2014 - si annidino anche terroristi.
“Questi combattenti sono “materiale” troppo prezioso perché l’Isis possa esporlo ad un rischio così elevato come quello di una traversata a bordo di queste carrette”.
La Procura di Palermo, invece, è convinta del contrario tanto da aprire un'indagine su possibili infiltrazioni di uomini dell'Isis tra gli stranieri arrivati negli ultimi mesi sulle coste della Sicilia con i barconi. A segnalare il rischio, secondo quanto è trapelato da Palermo, sarebbero stati ambienti dei Servizi, anche se dal direttore dell'Aise, Alberto Manenti, non sarebbero mai arrivate conferme.
Professor Margelletti, perché secondo lei si tratterebbe di un'ipotesi così remota?
L’Isis sta cercando di strutturarsi e di strutturare il proprio impero, sta combattendo una guerra e ha un continuo bisogno di uomini addestrati per combattere. Quindi, usando la logica, è pressoché impossibile che possa mettere a repentaglio la vita anche solo di uno dei suoi uomini imbarcandolo su queste carrette del mare. La possibilità che possa morire durante la traversata è davvero elevatissima ed è un rischio che l’Isis non può permettersi. Non dobbiamo mai dimenticare che sta combattendo una guerra. Se deciderà di far arrivare dei terroristi in un Paese la modalità che adotterà sarà molto sicura. In sostanza, si assicurerà che il suo uomo addestrato raggiunga sicuramente il suo obiettivo.
Il rischio che sui barconi arrivino dei terroristi però non è stato escluso in passato anche dallo stesso ministro dell'Interno, Angelino Alfano…
Non possiamo escludere che tra gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste non ci sia quello che possa trasformarsi in un potenziale terrorista, un fanatico che possa diventare un “lupo solitario” e che porti o tenti di portare a segno un attentato. Ma questo è un altro aspetto e non ha niente a che fare con gli sbarchi dei terroristi.
Ma secondo lei nell’eventualità che un terrorista voglia raggiungere in nostro Paese, quale metodo potrebbe adottare?
Schengen. Il terrorista adesso utilizzerebbe il proprio passaporto per rientrare e colpire sul nostro territorio.
Quali possono essere i Paesi maggiormente a rischio?
Al vertice rimangono quei Paesi dove è forte una radicalizzazione islamista: Gran Bretagna, Francia e Germania ma nessun Paese è davvero ‘immune’ dal pericolo attentati perché le recenti cronache lo hanno dimostrato: un francese può colpire in Belgio o indifferentemente in qualsiasi altro territorio.
Controlli sull'identità di chi sbarca, negli ultimi mesi, sono comunque stati intensificati, dopo un periodo di allentamento. Nonostante ciò non è sempre facile arrivare all'identificazione certa dei migranti