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Distrutto l'ospedale dal raid aereo, Medici senza Frontiere lascia Kunduz

La portavoce di Msf comunica il ritiro dell'organizzazione dalla città afghana, mentre dagli Usa Obama annuncia un'indagine del ministero della Difesa

Lunedì 5 ottobre

Dopo il raid aereo che ha distrutto l'ospedale e ucciso almeno 19 persone, tra cui diversi suoi operatori sanitari, Médecins sans Frontières (Msf) ha deciso di ritirarsi dalla città afghana di Kunduz: lo ha reso noto Kate Stegeman, portavoce di Msf, aggiungendo che parte del personale di Msf sta comunque lavorando in altre strutture della città.

Obama attende gli esiti dell'indagine

Mentre non si placano le polemiche, dagli Stati Uniti il presidente Barack Obama esprime cordoglio per i medici e i civili rimasti uccisi in quello che nella nota viene definito un "tragico incidente", sottolineando di voler aspettare i risultati dell'indagine del Pentagono prima di esprimere una qualsiasi valutazione in merito alla vicenda. "Il ministero della Difesa ha lanciato un'inchiesta completa e aspetteremo i risultati prima di dare un giudizio definitivo sulle circostanze di questa tragedia", sono state le parole del presidente. "Ho chiesto al Dipartimento di tenermi al corrente delle indagini e mi aspetto un resoconto completo dei fatti e delle circostanze. Michelle e io preghiamo per tutti i civili colpiti da questo incidente, le loro famiglie 
e le persone care".

Il n°1 della Casa Bianca ha quindi ribadito che gli Stati Uniti continueranno "a lavorare a stretto contatto con il presidente Ghani, il governo afgano e i nostri partner internazionali per sostenere le forze di difesa nazionale afghane che lavorano per garantire la sicurezza al loro Paese".

Sabato 3 ottobre

Un bilancio ancora provvisorio

19 morti e un numero imprecisato di feriti e dispersi: questo il bilancio ancora provvisorio del raid aereo contro l'ospedale di Médecins sans Frontières (Msf) a Kunduz, in Afghanistan. Secondo la testimonianza di un medico di Msf subito dopo l'accaduto, tra le vittime ci sono otto infermieri, tre medici, sei guardie di sicurezza e un farmacista.

Dentro l'ospedale di Medici senza frontiere bombardato dalla nato a Kunduz si erano rintanati diversi miliziani talebani. È con questa spiegazione che Kabul ha poi tentato di giustificare l'attacco. "I terroristi, da 10 a 15, si erano nascosti li'", ha affermato Seddiq Seddiqi, portavoce del ministero dell'Interno. 

Cosa è accaduto

La città di Kunduz è sotto il controllo dei talebani e da giorni teatro di scontri con le forze di sicurezza governative.

"Alle 2,10 locali - riferisce Medici senza Frontiere in un comunicato - il Centro traumi di Kunduz è stato ripetutamente colpito durante un intenso bombardamento ed è rimasto gravemente danneggiato".

MSF, anche Amnesty International, Emergency, la Ue, hanno ripetuto la netta condanna del bombardamento, tanto più che "tutte le parti nel conflitto, compreso a Kabul e a Washington erano state chiaramente informate della precisa localizzazione - con coordinate GPS - delle strutture di MSF: ospedali, guest house, uffici e una unità di stabilizzazione avanzata a Chardara", ha comunicato MsF.

Ma il bombardamento contro l'ospedale è proseguito per mezz'ora dalla segnalazione alle forze armate Usa e afgane.

Lo sconcerto di Msf

"Siamo profondamente scioccati - cita il primo comunicato firmato dal direttore delle operazioni di MSF Bart Janssens - da questo attacco, dall'uccisione di membri del nostro staff e di pazienti e dai gravi danni inflitti alla sanità di Kunduz. Non sappiamo ancora quale sia il bilancio delle vittime - si dice infine - ma la nostra squadra medica sta fornendo l'aiuto di emergenza, curando i pazienti ed il personale di MSF feriti e cercando di contare le persone decedute. Rivolgiamo un appello a tutte le parti a proteggere la sicurezza delle strutture mediche e del personale che vi lavora".

Al momento del bombardamento nell'ospedale c'erano 105 pazienti con i loro famigliari e 80 membri dello staff nazionale e internazionale di Msf.

Gli Usa in imbarazzo

Gli Stati Uniti stanno ancora cercando di verificare come sia potuto accadere: lo ha affermato il capo del Pentagono, Ash Carter.
"Un'indagine approfondita ed esaustiva è in corso su questo tragico incidente, in coordinamento con il governo afghano", ha riferito il ministro della Difesa americano. Carter ha spiegato poi che la zona circostante l'ospedale nei giorni scorsi era stata teatro di furiosi combattimenti con gli ex studenti coranici, ma non ha voluto confermare ufficialmente alcuna responsabilità diretta Usa. "In appoggio a quelle afghane nei dintorni operavano forze americane, proprio come i Talebani del resto", ha puntualizzato.

La condanna di Onu e Croce Rossa

La Missione dell'Onu in Afghanistan (Unama) e il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) hanno condannato oggi senza mezzi termini il bombardamento dell'ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz City.

In un comunicato, il responsabile dell'Unama Nicholas Haysom ha definito l'operazione aerea "tragica e devastante", e ha ricordato che "gli ospedali che ospitano pazienti e personale medico non dovrebbero mai essere oggetto di attacchi" nè, in base al diritto umanitario internazionale, "utilizzati a fini militari". Da parte sua, il capo della delegazione afghana del Cicr, Jean-Nicolas Marti, ha commentato che "si tratta di una tragedia agghiacciante. Simili attacchi contro operatori e strutture sanitarie indeboliscono la capacità della organizzazioni umanitarie di assistere gli afghani nel momento in cui essi ne hanno piu' bisogno".

I talebani contro il "crimine americano"

I talebani hanno condannato oggi "il selvaggio attacco" da parte delle forze americane di un ospedale civile a Kunduz City, in cui sono stati "martirizzati decine di medici, infermiere e pazienti". L'Emirato islamico dell'Afghanistan, sostiene il portavoce Zabihullah Mujahid, "condanna questo crimine americano". Questo gesto, si dice ancora, mostra agli afghani e al mondo "la natura spietata ed ipocrita degli invasori e dei loro mercenari".

EPA/MSF HANDOUT
Una foto di Medici senza frontiere mostra il pronto soccorso della parte restante dell'ospedale di Konduz dopo il bombardamento da parte dell'Onu - Afghanistan, 3 ottobre 2015

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