Blaise Compaoré, il presunto assassino di Thomas Sankara
Golpista, al potere da ventisette anni, traditore: chi è l'uomo che i burkinabè non vogliono più come presidente del Paese
Blaise Compaoré è il padre padrone del Burkina Faso dal 1987, anno in cui salì al potere grazie a un cruento colpo di Stato finanziato dalla Francia, dalla Libia e dagli Stati Uniti e sostenuto dai signori della guerra dell'area, il sanguinario liberiano Charles Taylor e Idriss Déby, da ventiquattro anni incontrastato presidente del Ciad. Dopo esserne stato ministro, fu Compaoré a tramare e organizzare, con l'attuale ministro della Difesa del Burkina Faso, il putch contro Thomas Sankara, il carismatico presidente burkinabè (1983-1987) assassinato con una revolverata, secondo numerose testimonianze, proprio dall'attuale presidente. Aveva solo 35 anni.
Sankara, il Che africano
La colpa di Sankara, che cambiò il nome del Paese, da Alto Volta a Burkina Faso (Terra degli uomini integri), era quella di non voler pagare il debito estero che il suo Paese aveva accumulato negli anni della sottomissione coloniale. Era quello di non voler piegare la testa.
Aveva uno stipendio presidenziale in linea con quello degli impiegati statali di basso livello. Tagliò le retribuzioni di generali, ministri, alti funzionari. Distribuì la terra ai contadini. Era un uomo integro, che pagò con la vita la sua integrità, il sogno di riconquistare la sovranità economica per il suo Paese, saccheggiato dai colonialisti e obbligato a antieconomiche monoculture in mano alle multinazionali francesi.
Sotto la sua presidenza Sankara promosse numerose donne a ministro o ai vertici delle forze armate, incoraggiò le donne a ribellarsi al maschilismo e a rimanere a scuola in caso di gravidanza, fu il primo presidente africano a mettere in guardia la popolazione dai rischi dell'AIDS, invitando i suoi compatrioti a prendere dei contraccettivi, abolì la poligamia e vietò l'infibulazione. Se tu dici Sankara in Burkina Faso, tutti sorridono. Ancora oggi.
Se dici Compaoré guardano altrove. È lui, secondo i burkinabè, anche i più giovani, l'assassino di Sankara, il presidente rivoluzionario che, anche nei consessi internazionali (dove si presentava regolarente senza codazzo), spiazzava tutti con frasi che ancora oggi, trent'anni dopo, sono ancora tra le più citate sui muri delle città dei Paesi africani: «Parlo in nome delle madri che nei nostri Paesi impoveriti vedono i propri figli morire di malaria o di diarrea, senza sapere dei semplici mezzi che la scienza delle multinazionali non offre loro, preferendo investire nei laboratori cosmetici o nella chirurgia plastica a beneficio del capriccio di pochi uomini e donne il cui fascino è minacciato dagli eccessi di assunzione calorica nei loro pasti, così abbondanti e regolari da dare le vertigini a noi del Sahel».
Sotto Compaoré il Burkina Faso è uno dei Paesi con un reddito procapite più bassi del mondo e con un livello di sperequazione sociale tra i più elevati anche per gli standard dell'area.
Rischio di guerra civile
Ora, ventisette anni dopo, Compaoré resiste. Vuole dare il potere a una giunta ad interim. Una giunta del dialogo, ha detto, ma di sua nomina. Con lui, Compaoré, come garante. I partiti di opposizione hanno fiutato l'inganno, sapendo di poter contare sulla rabbia della piazza. Compaoré si è dimesso, il parlamento è stato sciolto. I morti sono già decine. E, quando le guerre iniziano, la possibilità di una lunga carneficina è una quasi certezza. Il Burkina balla sull'orlo di un precipizio.
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