Emergenza immigrazione: il piano B di Matteo Renzi
Di fronte alla tragedia nazionale, il premier chiede solidarietà all'Europa e si dice pronto a cambiare strategia. Ma gli serve l'aiuto del Lussemburgo
Un'accelerazione sui rimpatri, una messa in discussione esplicita del Regolamento Dublino III. Matteo Renzi, di fronte ad un'emergenza che, da Ventimiglia a Bolzano, allarga il suo fronte senza che dall'Ue arrivino segnali concreti, è pronto a giocarsi il tutto per tutto sul fronte immigrazione. Un fronte le cui ripercussioni politiche sono ben note al presidente del Consiglio che, al termine di un weekend delicatissimo, sceglie di sfidare Bruxelles 'stressando' il negoziato con l'obiettivo di ottenere un accordo su quote e redistribuzione. "Se il Consiglio europeo non sceglierà la solidarietà abbiamo pronto un piano B. Ma sarebbe una ferita innanzitutto per l'Europa", è la sorta di ultimatum lanciato da Renzi, in un'intervista al Corriere della Sera.
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E alle sue parole fanno seguito quelle del ministro dell'Interno Angelino Alfano, che sottolinea: "se l'Europa non sarà solidale, si troverà di fronte un'Italia diversa, non accetteremo un'Europa egoista". Il titolare del Viminale non rivela il piano B che il governo avrebbe in serbo se il negoziato in Europa fallisse. Ma sono almeno due le ipotesi alle quali il governo potrebbe affidarsi nei prossimi giorni.
Stretta sui migranti economici illegali
La prima, che vede peraltro Bruxelles sullo stesso binario, è quella di una stretta sui rimpatri dei migranti economici illegali. Un punto sul quale, secondo la bozza di accordo circolata nelle ultime ore a Bruxelles, anche l'Ue vuole un'accelerazione prevedendo la "mobilitazione di tutti gli strumenti possibili" e la "velocizzazione nei negoziati anche con i Paesi Terzi". I rimpatri necessitano di accordi internazionali con i Paesi d'origine dei migranti (l'Italia ha firmato trattati bilaterali con Tunisia, Marocco, Nigeria ed Egitto). E, soprattutto, hanno costi piuttosto elevati. Per questo, la richiesta di una stretta dovrà essere accompagnata da quella di un sostegno economico, sia nelle operazioni coordinate da Frontex sia in quelle nazionali.
Il regolamento di Dublino III
L'altro snodo - certamente più delicato - è invece quello del Regolamento di Dublino III e del suo punto più contestato, quello che affida la competenza all'esame della domanda di asilo allo Stato di primo approdo. La portata della messa in discussione del regolamento potrebbe variare a seconda dell'atteggiamento dei Paesi Ue: ad una persistenza di un blocco verso la redistribuzione dei migranti si potrebbe rispondere anche con una plateale e annunciata non applicazione del Regolamento.
E c'è chi, come un parlamentare renziano, va addirittura oltre e si chiede, provocatoriamente, cosa accadrebbe se le navi italiane dirigessero i barconi non più verso i porti italiani ma verso quelli francesi.
La sensazione, comunque, èche l'Italia in queste ore stia innanzitutto lavorando al "piano A", a partire dal punto della redistribuzione dei 24mila richiedenti asilo eritrei e siriani arrivati dopo il 15 aprile. Una cifra che il sottosegretario alle Politiche Ue Sandro Gozi giudica "non sufficiente" laddove Alfano sottolinea la necessità di una redistribuzione basata "su un meccanismo automatico" e non su "un numero fisso".
La speranza nel Lussemburgo
Ma l'accordo, se ottenesse la maggioranza qualificata al Consiglio Ue, superando così un blocco che non riguarda solo i Paesi dell'Est, sarebbe comunque un punto d'inizio, sulla cui applicazione "non sono concepite dilazioni", sottolinea Gozi. E negli ambienti di governo non regna il pessimismo anche perchè, dal 1 luglio, la presidenza del Consiglio Ue passerà dalla Lettonia (tra i Paesi più fermamente contrari all'obbligatorietà della redistribuzione) al Lussemburgo, che viaggia, invece, sullo stesso binario italiano.
Un binario sul quale l'Ue si gioca la sua identità contro forze anti-europee che avanzano un po' dappertutto, è il concetto ribadito anche oggi dal premier, che prima del Consiglio Ue incontrerà le Regioni, incluse quelle Lombardia e Veneto che nei giorni scorsi hanno aperto il fronte del Nord. "Mi piacerebbe che l'intero sistema istituzionale facesse il tifo per l'Italia", è l'appello di Renzi.