Papa Francesco mette al collo la falce e martello
Il presidente della Bolivia, Evo Morales, dona al pontefice un crocifisso con lo stemma del partito comunista.
Fa un certo effetto vedere un Papa con una falce e martello appesa al collo. Ma è quello che è accaduto all’arrivo di Francesco in Bolivia l’8 luglio, seconda tappa dell’atteso viaggio in America Latina. All’aeroporto di El Alto a 4 mila metri di altezza, c’era il presidente Evo Morales con oltre mezzo milione di fedeli. Lungo l’abbraccio tra il Papa e il presidente. Poi sulla strada tra l’aeroporto e la capitale La Paz, Bergoglio si è fermato sul luogo dove venne assassinato un confratello gesuita, padre Luis Espinal Camps. Era il 21 marzo 1980, due giorni dopo in Salvador avrebbe trovato la morte il beato Oscar Aruolfo Romero, massacrato dagli squadroni della morte. Figura controversa quella di Espinal, gesuita spagnolo, inviato missionario in Bolivia, partecipa alle lotte sociali e fa lo sciopero della fame insieme con i minatori. Allo stesso tempo si impegna nel campo della comunicazione sociale e in particolare del cinema. Durante la dittatura di Luis Garcia Meza viene arrestato dai paramilitari e ucciso. «Il sangue dia la gloria al padre Espinal che predicò il Vangelo per la libertà», ha detto Francesco sul luogo della sua uccisione.
Il crocifisso di padre Espinal
Giunto nel palazzo presidenziale di La Paz, come prevede il protocollo, il pontefice ha ricevuto i doni da parte di Morales. E uno di questi era un crocifisso a forma di falce e martello, simbolo del Partito comunista, disegnato dallo stesso Espinal. Il presidente della Bolivia poi ha messo al collo del Papa anche un collare con una placca dove era raffigurata la stessa croce a forma di falce e martello. Inoltre Morales ha donato a Bergoglio un libro sulle rivendicazioni della Bolivia nei confronti del Cile, per l’accesso al mare. Insomma l’arrivo a La Paz non è stato reso impegnativo dall’altitudine, che il Papa argentino sembra aver egregiamente superato senza neanche bisogno di masticare le famose foglie di coca, quanto dai temi che immediatamente sono stati messi sul tappeto dal presidente Morales.
La ricchezza va distribuita
Bergoglio tuttavia non si è sottratto e nel bel discorso alle autorità civili, pronunciato nella cattedrale anzitutto ha denunciato il fatto che «se la politica è dominata dalla speculazione finanziaria o l’economia si regge solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione, non si potranno neppure comprendere né tantomeno risolvere i grandi problemi che affliggono l’umanità». «La ricchezza va distribuita» ha detto il Papa, purtroppo però troppo spesso ci abituiamo «all’ambiente di iniquità che ci circonda», tanto da diventare «insensibili alle sue manifestazioni». Attenzione però, ha detto il pontefice parlando a braccio, a non cadere vittima delle ideologie perché: «La fede è una luce che non abbaglia, le ideologie invece abbagliano». E così, dopo essersi messo al collo la falce e il martello, Francesco ha riequilibrato il messaggio.
E il Papa non si è sottratto neppure alla spinosa questione dell’accesso al mare della Bolivia. «Lo sviluppo della diplomazia con i Paesi vicini, al fine di evitare conflitti con i popoli fratelli è indispensabile». Ed ha aggiunto, di nuovo a braccio, «sto pensando alla questione del mare … il dialogo è indispensabile». Per poi proseguire, leggendo il discorso preparato, «bisogna costruire ponti piuttosto che erigere muri. Tutti i temi, per quanto spinosi siano, hanno soluzioni condivise, ragionevoli, eque e durature».