Il terzo grado - Benedicta Boccoli
L'attrice e showgirl, in scena a teatro con le repliche dello spettacolo Vite private, racconta il suo lato inedito
NOME: Benedicta Boccoli
CHI E’: attrice, produttrice e showgirl
COSA FA: è in scena con lo spettacolo teatrale Vite private (di Noël Coward), con Corrado Tedeschi. Su Rai Radio 1 ha condotto oltre settanta puntate del programma Figure, figurine, figuracce, scritto e diretto da lei stessa.
DICE DI SE’: “Accorgersi presto di avere una passione è fortuna. Ci sono persone che scoprono le loro passioni tardi, anche oltre i 30 anni, e sanno di aver perso tanto tempo. Io no, non ne ho perso, anzi alla mia passione ho dedicato molto tempo: a 7 anni volevo già fare la soubrette, ho sempre saputo che avrei fatto questo percorso”.
In quali attività diresti di avere talento, e in quali diresti di non averne affatto?
Come manager sono negata, tanto che sto facendo un corso di strategie di business per cavarmela un po’ meglio. Forse è un po’ presuntuoso dirselo da sola ma credo sia un mio talento avere un ottimo istinto: vedo le cose in anticipo, mi fido molto delle mie sensazioni sia nella vita privata che nel lavoro. Ad esempio nel 2003 comprai i diritti e produssi uno spettacolo intitolato Stalker: oggi è un argomento di grande attualità, dieci anni fa se ne parlava pochissimo.
Se potessi scegliere un’attività per la quale non hai talento e venirne magicamente e generosamente dotata, quale attività sceglieresti?
Se è una cosa per cui non ho talento perché mi ci devo applicare? Preferirei migliorare in un settore o in un’attività nella quale sono già portata. Le cose manuali per esempio mi vengono abbastanza bene e vorrei essere ancora più dotata.
Ti piace quando ti cantano “Tanti auguri”?
Mi fa ribrezzo (dice ridendo). Lo detesto, faccio la vaga e mi precipito a spegnere subito le candeline. Ho un ego strutturato, ma quando si tratta degli auguri si ritrae.
Al cinema piangi quando dovresti piangere, al momento sbagliato o non piangi affatto?
Piango sempre, anche quando non dovrei e anche con i film più improbabili. Di recente riguardavo un film della saga di Fantozzi e sono scoppiata in lacrime: del resto il confine tra la comicità e tragedia qualche volta è sottilissimo.
Hai ancora qualcuna delle tue vecchie pagelle o dei tuoi trofei sportivi d’infanzia?
Ho ancora qualche ricordo di quando danzavo e una vecchia pagella. Una sola, forse perché non avevo bei voti e a scuola non andavo troppo bene: mi perdevo guardando l’espressione dei professori, sul modo cantilenante di parlare, sulla compagna coi brufoli e non riuscivo a mantenere l’attenzione.
C’è da fidarsi di più o di meno di chi mangia cibo insapore rispetto a un buongustaio raffinato?
Amo mangiare bene: gustare buoni cibi per me è essenziale. Detesto quelli che mangiano solo per sfamarsi: cibo e vino sono cultura, vanno capiti e apprezzati.
Puoi dire con certezza di aver amato?
Sì. Ho amato, sofferto e pianto tantissimo. Sono una campionessa della lacrima.
Ti chiedi più spesso che ne è stato della gente normale che hai conosciuto o degli strambi che hai conosciuto?
Ma che domanda, degli strambi! Mi guardo sempre attorno per rubare espressioni e cogliere sfumature di bizzarria: e poi faccio viaggi infiniti, fantastico e m’immagino la vita degli altri.
Sai mentire?
Benissimo, ma non sono una bugiarda istintiva o seriale: sono una bugiarda calcolata e devo studiarmi bene ogni parola da dire, le espressioni da fare e poi le possibili risposte dell’interlocutore. Solo così mi vengono bene e so essere convincente: di natura sono piuttosto limpida e mi piace dire quello che penso.
Gli sport per te sono qualcosa da fare, guardare o ignorare del tutto?
Da fare, perché sono un modo di volersi bene. Sono cresciuta con la danza e ho dovuto abbandonarla con grande dispiacere dopo una serie di infortuni: ora faccio solo palestra ma mi manca la fatica e il piacere del ballo.
Quando il gioco si fa duro, sei una dei duri che cominciano a giocare?
Se m’interessa, mi butto con tutta me stessa e non mollo mai. Se invece capisco che non ne vale la pena, me ne vado. Ho capito col tempo di essere una persona competitiva ma non una solista: preferisco il gioco di squadra.
Qual è la tua torta preferita?
La torta caprese con mandorle e cioccolato ma senza rum, come me la faceva mia nonna.
Ti definiresti una buona archivista, rispetto alla tua memoria, o una cattiva archivista?
Ricordo tutto, purtroppo (dice ridendo). Mi sembra di dimenticare le cose, poi anche a distanza di anni metto a fuoco i ricordi ed emerge un flusso di ricordi: dettagli, sguardi, persino intonazioni della voce.
Il prossimo anno farai viaggi significativi?
Lo spero! Anche perché per me il viaggio equivale allo spostamento per lavoro: dunque spero di viaggiare molto.
Sarai più felice in futuro?
Bisogna vivere al massimo il presente ma ha senso farlo in maniera piena e totale per costruire il futuro. Dunque certo che sì, sarò più felice in futuro!
*domande estratte da Interrogative Mood (Guanda Editore)