Parma, Ghirardi (sotto scorta) va all'attacco e denuncia Taci
Accusato del fallimento e minacciato dai tifosi, l'ex presidente ripensa ai dirigenti che gli parlarono bene dell'albanese per poi voltargli le spalle...
Spaventato forse no. Preoccupato certamente, e con la macchina della Digos fissa fuori dalla sua casa a Carpenedolo perché la rabbia dei tifosi del Parma si sta scariando soprattutto su di lui. Ha letto le scritte minacciose, prova a tenere tranquilla la sua famiglia e, intanto, studia la strategia per uscire dal caos nel quale è infilato insieme a tutti gli altri protagonisti della vicenda del crac della società emiliana. La Procura ha aperto un fascicolo di indagine per reati fiscali e ha messo nel mirino tutti gli amministratori che hanno guidato il Parma in questi anni; i magistrati vogliono vederci chiaro per capire a quanto ammonti il tesoretto non versato al Fisco (16,7 milioni di euro) e se esista una responsabilità penale.
Non è però questa l'unica chiesta, perché Ghirardi si è mosso anche in prima persona e questa volta come parte lesa. Ritiene di essere stato beffato da Rezart Taci e lo denuncia: violazione di contratto e truffa. Insieme ai legali sta raccogliendo tutto il materiale, scritto e non solo, che racconta sei mesi di trattative con il petroliere albanese; dal 30 maggio, giorno dell'annuncio dell'addio dopo l'iscrizione negata all'Europa League, fino al 19 dicembre, il momento in cui cedendo le quote alla Dastraso Holdings Ltd ha ritenuto di avere chiuso la sua avventura nel calcio italiano. Nel faldone sono stati raccolti mail, lettere e contatti con Taci e gli uomini del suo board, sempre con la mediazione di uno studio notarile di New York e con la convinzione di lasciare il club in buone mani.
Certezze incrinatesi a metà novembre, quando la trattativa sembrava saltata al momento della formalizzazione dell'acquisto, ma mai crollate perché il petroliere albanese si era presentato con tutte le garanzie del caso e con referenze importanti. Quali? In queste giornate, chiuso nel bunker di Carpenedolo, Ghirardi ripensa anche alle telefonate con i vertici del calcio, dirigenti di Lega e Figc, costantemente informati sull'andamento delle cose e che gli avevano dipinto Taci come un personaggio amico di gente potentissima, pieno di soldi e furbo. Molto furbo. Gli stessi dirigenti che ora gli hanno voltato le spalle facendo finta di non aver avuto nulla a che fare con una persona che nel sistema italiano non era stato certo portato da Ghirardi, ma girava già da qualche anno. I nomi non sono difficili da rintracciare, considerando anche chi sedeva nel consiglio della Lega in quel momento.
Lontano dal Parma i problemi di Ghirardi non sono finiti. Anzi, si sono moltiplicati e riguardano anche l'azienda di famiglia che sta vivendo un momento di forte fibrillazione. L'ex presidente attendeva di essere liberato dalle fideiussioni personali messe a garanzia dell'attività del club, ma anche questo appuntamento è stato disatteso. Preoccupazioni che si intrecciano con il dispiacere per essere finito al centro di quella che ritiene un'aggressione mediatica non giustificata, puntata più su di lui che su Taci e Manenti. Rispetto a quest'ultimo, ad esempio, Ghirardi ritiene di avere poco o nulla a che fare, non avendogli aperto lui le porte del Parma: un concetto ribadito anche a chi in queste settimane lo ha chiamato dopo aver visto all'opera l'attuale proprietario, che non ha ancora versato un euro nelle casse mentre Ghirardi rifà i conti sul bloc-notes e ricorda di essere stato l'ultimo a staccare un assegno (da 3 milioni di euro) a novembre per pagare gli stipendi dei 22 dipendenti e una mensilità per i calciatori. Soldi versati a fondo perduto e la cui documentazione è (sarebbe) in mano al sindaco Pizzarotti, insieme ad altre testimonianze di quei mesi in cui il primo cittadino ha (avrebbe) affiancato passo passo il proprietario uscente.
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Nei prossimi giorni Ghirardi farà altre mosse, quasi certamente lontano dalla ribalta mediatica. Al momento non risponderà, ad esempio, alle accuse dei suoi ex calciatori e di chi gli addebita una gestione allegra del Parma. Con un dato oggettivo: fino alla metà di novembre, prima del grande caos, la squadra aveva messo insieme 9 sconfitte e 2 sole vittorie in Campionato. Andamento lentissimo. Le riflessioni sui debiti e sullo stato patrimoniale della società al momento del suo addio le ha affidate all'unica ricostruzione giornalistica uscita in questi giorni ("L'indebitamento corrente ammonta a 73,5 milioni e riguarda fornitori, procuratori, personale federale, dipendenti e tasse. Debiti che potrebbero essere oggetto di trattativa e accordi di rateizzazione").
Poi verrà anche il tempo di ragionare sulla politica dei 200 e passa tesserati, ma ora la priorità è un'altra: poter tornare alla vita di prima senza avere appiccicata addosso per la vita l'etichetta di quello che ha rovinato una storia centenaria. Documenti alla mano, Ghirardi si appresta così ad affrontare l'esame più duro. Pronto a difendersi, ma anche ad attaccare.