Se serviva uno stress test prima dell’incrocio scudetto contro il Napoli, Simone Inzaghi può dire di averlo ottenuto nella notte europea con l’Arsenal. Certo, pensare che Antonio Conte e i suoi si sono goduti sul divano i quasi cento minuti di match tra pesi massimi, riposati e con già in testa il rendez-vouz di domenica sera, non è il massimo della prospettiva per il tecnico nerazzurro che dal terzo successo di Champions League ha ricevuto, però, alcune risposte confortanti.

La prima è che le cosiddette seconde linee hanno risposto presente all’appello. Inzaghi aveva detto una bugia bianca alla vigilia, negando l’intenzione di fare ricorso a un robusto turn over per preservare un po’ di forze in vista del Napoli. Per un’ora abbondante, invece, Thuram-Barella-Mkhitaryan-Dimarco sono rimasti in panchina, chiamati a dare una mano solo quando i loro sostituti hanno cominciato a soffrire troppo l’intensità dell’Arsenal, ferito a morte dal rigore di Calhanoglu in chiusura di primo tempo. Applicati e ugualmente intensi, Bisseck e gli altri hanno fatto quello che dovevano consegnando ai titolari la parte finale dello scontro, quella in cui il prato di San Siro si è trasformato in una grande ring.

Qui la seconda notizia positiva per Inzaghi. L’Arsenal avrebbe certamente meritato il pareggio, mancato un po’ per sfortuna e molto per frenesia e imprecisione, però l’Inter si è calata nella contesa con la ferocia dei tempi belli e alla fine ha avuto in premio un successo che la colloca ampiamente tra le prime otto della Champions League e in ogni caso già a quota sufficiente per garantirsi almeno i playoff. Passare direttamente agli ottavi è un obiettivo raggiungibile, anche se il calendario non aiuta nella seconda parte di questa prima fase a classifica unificata.

Il resto appartiene, invece, alla proiezione di un desiderio. Inzaghi ha scelto il turn over robusto perché scottato da quanto accaduto dopo la trasferta a Manchester, con un derby giocato sotto ritmo e perso contro il Milan. Un tarlo che gli gira per la testa, insieme al calendario dispettoso che gli ha consegnato tre big match (Milan, Juventus e ora il Napoli) subito dopo tre impegni europei. Per aggirare il problema si è affidato agli altri, quelli che compongono la “rosa allargata e profonda” di cui si è molto discusso in estate, forse sovrastimandola. La controprova l’avrà solo domenica sera nell’incrocio con Lukaku e Antonio Conte, ex che si presentano a San Siro con qualche motivazione extra rispetto alla semplice contabilità di una sfida che mette contro prima e seconda.

Sul tavolo Inzaghi potrà mettere anche il clean sheet numero sei di una stagione iniziata con troppi buchi in difesa. Il terzo consecutivo dopo Empoli e Venezia e il quinto su sei in questa parentesi di stagione iniziata dopo la sosta di ottobre. Chiudere a zero anche con il Napoli significherebbe aver eretto un nuovo muro, la migliore condizione possibile per progettare lo scudetto bis.

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