I 10 film francesi più belli del 2015
Piccole perle di umorismo e indagine psicologica, storie di immigrazione e speranza, canti di libertà repressa. Ecco il meglio del cinema d'Oltralpe in questo anno, secondo noi
10) "Marguerite" di Xavier Giannoli
La Marguerite Dumont interpretata da Catherine Frot è un personaggio maestoso e tragicomico, dalle tinte pirandelliane. Esilarante e commovente, grondante di passione quanto scarsa di talento. Ama l'opera e adora cantare, viene applaudita dai suoi "amici" aristocratici, pavidi e ipocriti, ma è assolutamente stonata quanto ignara di esserlo. Il film si ispira liberamente alla vita di Florence Foster Jenkins, soprano degli Stati Uniti anni '40 nota proprio per la sua mancanza di doti canore. Peccato che il finale, che cambia improvvisamente registro volgendo in dramma, perda di freschezza e aura sognante.
9) "Diamante nero" di Céline Sciamma
La regista di Tomboy si sofferma di nuovo su una giovane protagonista in cerca di un'identità e di un posto nel mondo, anche se non tocca i livelli del film precedente. Al centro della narrazione c'è Marieme (Karidja Touré), adolescente di colore residente in una banlieue francese, oppressa da una difficile situazione familiare. L'adolescenza, l'ambiente tetro della città, la costruzione del femminile sono maneggiati con sensibilità e forte realismo sociale, anche se l'indugiare su certe situazioni statiche sembra compiaciuto e concede sprazzi di noia. Vibrante la sequenza in cui il quartetto di amiche ribelli canta sulle note di Diamonds di Rihanna.
8) "Mon roi - Il mio re" di Maïwenn
La regista distintasi per Polisse (premio della Giuria a Cannes nel 2011) descrive una relazione passionale e distruttiva inquadrandola nell'arco di dieci anni, con profondo realismo, infilandosi nelle pieghe più faticose e ostinate della reciproca dipendenza. Protagonisti di questo amore intenso e nocivo sono Vincent Cassel ed Emmanuelle Bercot, che in Costa Azzurra è stata incoronata migliore attrice.
7) "Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet" di Jean-Pierre Jeunet
Un bambino prodigio appassionato di cartografia e meccanica inventa la macchina del moto perpetuo e viene invitato a ritirare un prestigioso premio. Intraprende così, in solitaria, un viaggo lirico attraverso l'America, dal suo ranch in Montana verso Washington. Un viaggio che è anche spirituale, è accettazione della perdita e riscoperta dei legami famigliari. Il regista de Il favoloso mondo di Amélie ritorna alle sue caratteristiche creatività surreale e cura estetica, non replicando però la poeticità di quel capolavoro sopraffino.
6) "Minuscule - La valle delle formiche perdute" di Thomas Szabo e Hélène Giraud
Mescolando animazione e ambientazioni vere, il delicato e magnificamente curato film franco-belga ci fa immergere nell'emozionante mondo degli insetti. Tra lumache, gechi, mosche dagli occhi rossi, si muove un piccolo mondo brulicante, senza parole ma ricco di ronzii, risate, comunicazioni a suon di versi simili a fischietti o trombette, sbatter di ali che sembrano il rumore di motori nel traffico. Forte la sensazione realistica, simile a un documentario più che a un cartoon. E intanto nella battaglia tra formiche nere e rosse cresce una tenera amicizia.
5) "A testa alta" di Emmanuelle Bercot
Emmanuelle Bercot sa fare tutto. Da sceneggiatrice s'è fatta notare con Polisse (2011). Come attrice è stata premiata a Cannes per Mon roi. Come regista con A testa alta affresca con realismo eccezionale e quasi senza difetti la crescita difficile e violenta di un ragazzo nato in contesti problematici, il burrascoso Malony (il magnifico attore esordiente Rod Paradot), che da quando ha sei anni entra ed esce dal tribunale dei minori. Un ritratto autentico dall'inizio alla fine (solo nella scena in sala parto perde la bussola), sorretto da un buon lavoro sui dialoghi e da una sceneggiatura graffiante.
4) "Gemma Bovery" di Anne Fontaine
Piccola perla di ironia, profondità umana e seduzione. Madame Bovary, il romanzo di Gustave Flaubert, non è mai stato così divertente, pur nell'ineluttabilità tragica del destino. Merito dell'alchimia di due attori squisiti, il veterano Fabrice Luchini e la bella Gemma Arterton. Da un gioco di parole su un archetipo letterario femminile prende il via una valanga inevitabile eppure invisibile fino a che non piomba fragorosa.
3) "Mustang" di Deniz Gamze Ergüven
Struggente opera prima della regista di origini turche da anni residente in Francia, solleva l'intenso grido di emancipazione di cinque ragazzine energiche in un remoto villaggio della Turchia. Hanno lunghi capelli all'aria, come criniere, e sono fieramente ribelli, come cavalli mustang. Ognuna a proprio modo si oppone alla cultura arcaica che vuole reprimere la loro femminilità e i loro desideri. Impossibile non uscire dal cinema con rabbia in corpo. Il film è nella cinquina finale dei candidati stranieri al Golden Globe.
2) "Dheepan - Una nuova vita" di Jacques Audiard
Palma d'oro al Festival di Cannes, Dheepan mescola dramma a tinte da gangster movie concedendo un tocco rinfrancante pieno di speranza. Tre profughi Tamil, tra loro perfetti sconosciuti, si fingono una famiglia per sfuggire alla guerra civile in Sri Lanka e approdare a Parigi. Audiard, già autore di Un sapore di ruggine e ossa e Il profeta, entra nella loro intimità con crudezza, dando però respiro al silenzioso risvegliarsi della voglia di vita.
1) "Una nuova amica" di François Ozon
Melodramma dalle tinte hitchcockiane, Una nuova amica si muove nei meandri oscuri dell'identità sessuale, tra elaborazione del lutto e desideri inconfessabili. Con suspense quasi da thriller scava nelle pulsioni erotiche più recondite e meno raccontate, anche a noi stessi. Le mette a nudo, con grazia e un pizzico di umorismo. La bravissima Anaïs Demoustier è protagonista e lo sguardo attraverso cui conosciamo la sua "nuova amica"...