211 rapina in corso, Nicolas Cage senza paura - Recensione
Resta vedovo, la pensione è alle porte e sta per diventare nonno: un poliziotto e la sua battaglia finale ispirata a un celebre fatto di cronaca del 1997
211 – Rapina in corso. Dice già tutto, o quasi, il titolo del film (in sala dal 14 giugno, durata 87’) di York Alec Shackleton che ripassa, con più di una modifica, la sparatoria epocale che una ventina d’anni fa seminò il panico sulla spianata di Los Angeles. C’è di mezzo, come protagonista, l’agente Mike Chandler in una storia tagliata, si può dire, a misura dell’highlanderNicolas Cage che ne recita la parte: il quale, col passare degli anni, non cambia espressione e la cosa forse gli giova. Qua dietro i suoi ineludibili Ray-Ban al centro di un racconto che procede a strappi di adrenalina e intervalli di storie collaterali che un po’ infrolliscono, a momenti, l’andazzo più animoso e nerboruto, senza che lo smottamento comprometta più di tanto le prerogative di genere.
Mercenari e sanguinari in diretta dall’Afghanistan
Dal mattatoio dell’Afghanistan alle strade e alle palme di Los Angeles il passo sembra lungo. Invece è brevissimo. Basti che un manipolo di mercenari in arrivo da Kabul con la pelle di cuoio e le facce feroci sia assetato di denaro e abbia puntato il posto dove arraffarli e il gioco è fatto. Obiettivo una filiale Bank of America, malloppo da un milione e mezzo di dollari. Roba cinematografica? Certo, ma non del tutto. A suggerire lo scenario c’è una delle rapine più sanguinose della storia americana consumata il 28 febbraio 1997 e nota come la sparatoria di North Hollywood, già ispiratrice di un reality per la tv del 2003 diretto dal canadese Yves Simoneau, 44 Minutes: The North Hollywood Shoot-Out, generatore a sua volta, a livello musicale, del poderoso 44 Minutes in puro trash metal dei Megadeth.
Tra bombe, proiettili, ostaggi, morti e feriti
Il film di oggi, romanzato e sviluppato ad uso del poliziesco d’azione più abituale, affida a Shackleton -curioso snowboarder professionale e regista – la gestione del Cage-poliziotto risolutivo al bordo della pensione che rischia la vita al fianco delle truppe d’assalto tra scoppi di bombe, proiettili sibilanti, morti, feriti, ostaggi e apprensioni familiari. Ha perso da non molto anche sua moglie, Chandler: e l’evento, al pari dell’incombente pensionamento, sembrerebbe renderlo immune a qualsiasi percezione di pericolo nel segno del cinismo più esasperato.
In arrivo un nipotino, un ospite inatteso e tanti guai
Se non che, a ridargli qualche scintilla vitale e affettiva, ci pensa suo figlio Steve (Dwayne Cameron) che gli annuncia l’arrivo di un nipotino dal matrimonio con Lisa (Sophie Skelton); la quale, a sua volta, vive sempre nell’ansia che accada qualcosa al marito, poliziotto anche lui sulle orme del padre. Preoccupazione fondata: perché puntualmente Steve e suo padre si ritrovano, un po’ per caso e un po’ perché se la vanno, come si dice, a cercare, nel cuore della pugna. Per giunta custodi di Kenny (Michael Rainey Jr.), un ragazzino nero, ospite inatteso dato loro in affidamento dalla scuola dopo una rissa (là si usa anche così: se combini qualche pasticcio ti fanno passare qualche giorno in pattugliamento con le guardie a scopo rieducativo, mah).
Va da sé che i tre rischiano, in forme e dinamiche diverse, di rimetterci le penne, specie il futuro papà che per mano dei malefici rapinatori sembra davvero avere un piede nella fossa. Sopravvivranno al diluvio di fuoco? Probabilmente sì, in capo a una storia che lascia sul campo qualche trepidazione di troppo tra tante vicende intrecciate fra loro: all’inseguimento in un “privato” che a momenti dilaga a scapito dell’azione. Niente male i bòtti iniziali, biglietto da visita di quattro mercenari implacabili come una macchina da guerra.