22 giugno 1946: Togliatti, l'amnistia e la "volante rossa"
70 anni fa il Guardasigilli comunista siglava l'amnistia nella neonata Repubblica. Ma vi fu chi scelse di continuare la lotta
Non vollero deporle, le armi. Tanto meno quando esattamente 70 anni fa il Guardasigilli e segretario comunista Palmiro Togliatti siglò l'amnistia, vissuta come un colpo di spugna nei confronti di un futuro socialista per l'Italia uscita dall'esperienza della Resistenza. Volevano forse ripetere l'esperienza dei loro compagni Greci che stavano combattendo ancora in montagna dopo la fine della guerra.
Volevano vendicarsi, uccidere i fascisti casa per casa. In questo clima nacque a Milano, nel quartiere operaio di Lambrate, l'organizzazione paramilitare nota come "Volante Rossa Martiri Partigiani".
La squadra della morte prese sede presso l'ex casa del fascio di Via Conte Rosso, comandata dall'ex partigiano Giulio Paggio, combattente in Val D'Ossola e impiegato nel dopoguerra alla Innocenti. Con il nome di battaglia di "Tenente Alvaro", Paggio organizzò e armò la volante con materiale recuperato dagli Alleati.
Mentre l'autocarro americano "Dodge" cominciava le sue scorrerie milanesi a caccia di ex repubblichini, Palmiro Togliatti muoveva il passo più discusso della sua carriera politica, a due anni dalla svolta di Salerno.
La scelta del "Migliore" era stata determinata da diversi fattori, prima tra tutte la necessità di preservare l'incolumità di decine di migliaia di persone compromesse bona fide con il regime. La democrazia conquistata con il sangue degli Italiani doveva affermarsi con la politica e non con le condanne dei tribunali. Togliatti temeva inoltre che la destra si rafforzasse, per la paura di una resa dei conti, sotto forma del neo-partito dell'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini.
Infine il segretario del PCI necessitava un veloce recupero di immagine per la imminente corsa politica con la Democrazia Cristiana e con la Chiesa, decidendo di non lasciare a queste ultime la pacificazione nazionale rimanendo imbrigliato nel ruolo del "duro".
Gli uomini della "Volante Rossa" rigettarono in toto l'amnistia, ritenendo che questa avrebbe determinato una battuta d'arresto e un palese tradimento delle volontà rivoluzionarie nate sulle montagne durante la lotta al nazifascismo ed iniziarono ad agire, con le liste dei fascisti da eliminare alla mano.
Le prime due vittime furono donne. Rosa Bianchi Sciaccaluga e la figlia Liliana, ex ausiliarie di Salò. Mentre gli ex repubblichini si riorganizzavano attorno al Partito Democratico Fascista di Domenico Leccisi (il trafugatore della salma di Mussolini dal cimitero di Musocco) il 17 gennaio 1947 la Volante Rossa punì l'ausiliaria della Decima MasBrunilde Tanzi, che poco prima era riuscita provocatoriamente a far riecheggiare le note di "Giovinezza" dagli altoparlanti di Piazza del Duomo. Lo stesso giorno a Lambrate è rinvenuto il cadavere martoriato di Eva Macciachini, membro attivo delle Squadre d'Azione Mussolini, gruppo di reduci della RSI attivo nei primissimi mesi del dopoguerra. Il 14 marzo 1947 gli uomini del tenente Alvaro alzano il tiro.
In viale Romagna, a poca distanza da Lambrate, aspettano il giornalista Franco d'Agazio, già collaboratore de La Stampa di Concetto Pettinato durante gli anni di Salò. Risparmiato dall'amnistia Togliatti e impegnato in un'inchiesta sul oro di Dongo, il giornalista fu freddato alle 20 dalla volante.
Dopo quasi un anno di incursioni, tra cui la sede del neonato MSI di via S.Radegonda, il 4 novembre 1947 gli uomini di Giulio Paggio si presentano a casa dell'ex console della MVSNFerruccio Gatti e gli scaricano addosso raffiche di Sten, ferendo gravemente la moglie e il figlio.
Lo stesso giorno i volantini feriscono a morte Petruccelli, attivista dell'Uomo Qualunque, prima di rientrare in sede alla Casa Del Popolo a consultare i nomi sulle ex tessere del partito fascista in loro possesso. L'operaio milanese Felice Ghisalberti, già appartenente alla Legione repubblichina "Ettore Muti" era stato assolto in Appello per l'omicidio di Eugenio Curiel, direttore de L'Unità clandestina.
La sentenza per lui fu riscritta dalla Volante Rossa il 27 gennaio 1949, che a bordo di un taxi sequestrato lo fredda e che poco dopo si dirige all'abitazione del commercialista Leonardo Massaza, mai appartenuto a organi della RSI ma ucciso per di aver avuto un alterco in ufficio con uno dei membri della volante.
Nel periodo di massima attività della squadra, questa ebbe stretto rapporto con il PCI, per quale svolse addirittura il ruolo di servizio d'ordine durante scioperi e manifestazioni.
Furono le elezioni del 1948 a determinare l'allontanamento della volante dal partito, che tolse definitivamente ogni forma di copertura ai suoi membri. Anche a causa di una serie di soffiate da parte di dipendenti della Casa del Popolo di Lambrate, la Questura strinse il cerchio attorno ai responsabili. Una grande retata portò in carcere 27 membri della banda nel 1949 ma il tenente Alvaro era già fuggito oltrecortina, in Cecoslovacchia assieme ad altri suoi compagni.
Al processo di Venezia sarà condannato all'ergastolo, mai scontato. Per lui la grazia arriva nei primi mesi della presidenza di Sandro Pertini, nel 1978. Morirà a Praga 30 anni dopo.
Quando le armi della Volante rossa tacquero per sempre, Togliatti era all'opposizione e l'Italia entrava negli anni dei governi monocolore DC degli anni '50.