6 libri su Kurt Cobain, a 20 anni dalla morte
Una serie di volumi per conoscere e ricordare il leggendario leader dei Nirvana - I drammatici giorni a Roma nel 1994 - Foto - In viaggio coi Nirvana, foto
"Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere uno snervante bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvenimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, intendo dire, l’etica dell’indipendenza e di abbracciare la vostra comunità si sono rivelati esatti. Io non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla, nel leggere e nello scrivere, da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole (...)".
Così inizia l’ultima lettera scritta da Kurt Cobain, il suo ultimo lascito. Fa venire i brividi sempre, anche oggi che sono trascorsi 20 anni da quel fatale giorno in cui un colpo di fucile è rimbombato sulle rive del Lago Washington.
È di qualche giorno fa la dichiarazione di Courtney Love in cui dichiara che probabilmente verrà messo in scena una produzione teatrale sulla vita del marito:
"Dovrà essere una storia, una grande storia, mai raccontata prima. Vorrei dedicare ore e ore a creare un progetto che rifletta Kurt nel modo più rispettoso e onesto possibile, in modo che la sua storia, la sua musica e la sua eredità possano essere resuscitate sul palco non solo per il mondo, ma soprattutto per nostra figlia. So che lo spirito di suo padre sarà su quel palco, e sedere in quel teatro con lei sarà l'esperienza più emozionante della nostra vita".
Voglio celebrare Kurt Cobain con questi titoli che, in maniera del tutto originale, lo tratteggiano e, se possibile, me lo fanno amare ancora di più.
Cobain. Più pesante del cielo di Charles R. Cross
(Arcana, 2014)
A vent’anni dalla sua morte, è ormai universalmente scontato vedere in Kurt Cobain l’ultima grande incarnazione del tragico mito del rock’n’roll. Ma la constatazione principale da cui Charles R. Cross muove, e la più affascinante, è che Kurt tutto fosse tranne che un essere eccezionale, un predestinato, un semidio o un demonio, un vendicatore degli oppressi o un testimone del Male. Piuttosto, è la normalità costretta e sofferta dell’uomo che pare affascinarlo e nei pressi della quale si sofferma più volentieri, mentre ricostruisce in parallelo la sfolgorante parabola artistica di cui il leader dei Nirvana è stato protagonista.
Quattro anni di ricerca, quattrocento interviste, l’accesso ai diari di Cobain e alle foto di famiglia, unite alla straordinaria competenza sullo scenario musicale di Seattle, hanno fatto di Più pesante del cielo la biografia definitiva del fragile ragazzo biondo che tradusse la propria personale sofferenza in arte.
Il caso Cobain. Indagine su un suicidio sospetto di Episch Porzioni
(Chinaski, 2013)
Seattle, aprile 1994. Kurt Cobain viene trovato morto con un fucile ancora stretto tra le dita. Prima ancora che l’indagine venga chiusa, la polizia di Seattle sentenzia: suicidio. E tutti gli elementi sembrano esserci: l’arma del delitto, la nota del suicida, un precedente tentativo documentato di togliersi la vita.
Eppure già poco dopo la morte del cantante iniziano a circolare voci secondo cui Kurt sarebbe stato ucciso. Un giornalista di Seattle scova discrepanze nel rapporto della polizia. L’investigatore privato Tom Grant, già assunto da Courtney Love per trovare il marito, contesta gli esami tossicologici e l’autenticità della grafia nella lettera d’addio. La notizia più sensazionale è però quella di El Duce, cantante dei Mentors che dichiara di sapere chi ha ucciso Kurt Cobain. Peccato finisca sotto un treno una settimana dopo queste rivelazioni.
Lo scrittore Epìsch Porzioni ha trascorso mesi ad indagare sul suicidio di Kurt e troppe cose non gli sono tornate: indizi (volutamente?) tralasciati, calligrafie contraffatte, impronte mancanti, testimonianze ambigue, mezze ammissioni e la vedova. La più oltraggiosa, eccessiva ed ambigua vedova della storia del rock: Courtney Love.
Sappy. Racconti (non) autorizzati su Kurt Cobain
(Le Gru, 2013)
Un omaggio a Kurt Cobain e alla sua musica: Sappy è una raccolta di racconti non autorizzati dedicati allo storico leader dei Nirvana.
Tredici racconti per altrettanti autori che firmano un libro che non vuole guardare con fare nostalgico, o idolatra, all’idolo grunge per eccellenza; tredici racconti che riportano Kurt Cobain a una dimensione umana: quella di un amico, un compagno di tante giornate, pomeriggi, nottate che puzzano di spirito adolescenziale. Qualunque sia la vostra età.
Dove hai dormito la notte scorsa? di Andrea Mariani
(Lite-editions, 2014)
Alex ha un negozio di musica grunge e una passione ossessiva per i Nirvana, la band di Seattle che ha rivoluzionato il rock degli anni novanta. Alex non sa che la sua vita sta per subire uno scossone: riceve infatti una telefonata da uno sconosciuto che è in possesso di un nastro con un brano inedito di Kurt Cobain, sottratto dal camerino dell’artista durante l’ultimo tour italiano dei Nirvana. Se Alex non troverà i soldi per riscattarlo, il nastro verrà distrutto. Alex deve avere quella cassetta, per lui è questione di vita o di morte. Si aggiungano tre ingredienti: il furto di un capolavoro di Munch avvenuto in circostanze tutte da chiarire, una ragazza da rivista patinata che ha rubato una misteriosa chiave a un pezzo grosso della criminalità organizzata e un viaggio a Parigi tanto inevitabile quanto rocambolesco. Non resta che mescolare il beverone e scolarselo d’un fiato.
Kurt Cobain. Quando ero un alieno di Danilo Deninotti e Toni Bruno
(edizioni BD, 2013)
Da bambino Kurt Cobain era convinto di essere un alieno, e che prima o poi avrebbe incontrato altri scesi dalla sua stessa astronave. Diventato grande li troverà, e con loro fonderà una band che ha cambiato la storia della musica. Una graphic novel tutta italiana che, con la tenerezza di un racconto di formazione, segue Cobain fino alle soglie del successo planetario, raccontando l’infanzia nella provincia americana, l’amore per la musica, l’amicizia e il grande vuoto che tutti affrontiamo crescendo, quello che si crea quando ti senti diverso. Solo.
Nevermind di Tuono Pettinato
(Rizzoli Lizard, 2014)
Il 5 aprile del 1994 Kurt Cobain mette fine a una vita che lo ha reso suo malgrado portavoce di una generazione; un’esistenza ormai governata dal dolore, dalla depressione, dalla ricerca di uno stordimento mentale e fisico, di un ottundimento sensoriale che lo liberasse dalle sofferenze come dalle passioni di cui non riusciva più a godere. Ma il colpo di fucile con cui il frontman dei Nirvana ha deciso di cancellare i propri tormenti non si è portato via soltanto la voce, straziata e straziante, di album indimenticabili e ormai immortali della storia del rock; perché prima di non vedere altra soluzione se non quella della morte, Kurt Cobain è stato tanto altro. È stato un bambino allegro e spontaneo, irresistibile nel suo entusiasmo, presto deluso dal desiderio inesaudibile di una famiglia unita e felice; un adolescente complicato, sempre fuori posto, determinato nei suoi progetti di fuga da una provincia popolata solo da “idioti, cavernicoli e taglialegna”; un ragazzo curioso, affamato di esperienze, nei cui occhi la scoperta liberatoria del punk ha saputo far brillare una fiamma che non avrebbe mai potuto spegnersi lentamente, ma solo bruciare in quello che al mondo è sembrato un attimo meraviglioso e irripetibile.