Spezie, piante, radici, aromi. I mixologist utilizzano sempre più liquori a base di erbe. Per rendere unici e originali i loro cocktail. Ecco le nuove miscele in voga.
C’era una volta «il solito», ordinato al bancone del bar. Più che una richiesta, una ritualità. Quotidiana, spesso solo sussurrata, intima. Non c’è più. L’offerta, ampia e trasversale, ha oscurato abitudini e automatismi. Il trionfo della sperimentazione, in altre parole, ha trasformato l’aperitivo, e il dopocena, in una esperienza sensoriale ogni volta diversa: agli occhi, al naso e al palato devono arrivare colori e profumi nuovi, figli di un’arte sempre più raffinata e complessa, quella della miscelazione, capace di trasformare un semplice tumbler in un’opera d’arte. O, meglio ancora, in un giardino in cui le cosiddette botaniche (erbe, spezie, piante e radici) fanno la differenza. «Danno agli spirits una connotazione precisa, rendendoli unici, talvolta identitari di un luogo, proprio come accade per i grandi vini» racconta a Panorama Mattia Pastori, pluripremiato bartender di fama internazionale (autore della ricetta del Franco’s Fizz, pagina seguente , ndr), fondatore e ceo di Nonsolococktails, agenzia di consulenza e formazione nel settore della mixology.
In questo senso è emblematica la distilleria Kyoto, realtà artigianale giapponese che in pochissimi anni (è stata fondata soltanto nel 2016) è riuscita a farsi apprezzare in tutto il mondo per i suoi KI NO BI Gin, realizzati in piccoli lotti con botaniche autoctone, undici per la precisione: ginepro, iris, legno di cipresso giapponese, buccia di yuzu, buccia di limone, gyokuro, pepe Sansho, foglie di kinome, zenzero, bambù e shiso, a loro volta raggruppate, in base al gusto, in quelli che vengono chiamati i Sei Elementi, macerati e distillati separatamente tra loro, prima di essere miscelati con l’acqua Fushimi per ridurre la gradazione, in un processo chiamato «Konwa» (l’arte di combinare e creare armonia, ndr). «Il classico London Dry arretra. Fa spazio a ingredienti che sapientemente lavorati e mixati restituiscono al cliente un sapore netto, immediatamente riconoscibile» prosegue l’esperto. «I distillati, e in particolare i gin, stanno vivendo esattamente quell’evoluzione un tempo propria della vodka che da neutra e cristallina, negli anni Novanta ha spopolato nelle versioni aromatizzare alla pesca, alla fragola, al limone…». Indimenticabili.
E a proposito di acquavite, ai più informati non sarà sfuggita la nuova edizione Chrome, in formato magnum di Belvedere, tra i più rinomati brand di vodka nel mondo. Al recente lancio di questa super premium, ovviamente nella Milano da bere, ha partecipato, tra gli altri, anche Marracash. Il rapper ha intrattenuto gli ospiti con uno show privato e non ha fatto mistero della sua passione: «Sono felice di questa collaborazione con Belvedere, da anni la mia vodka preferita. In passato ho più volte avuto modo di mostrare il mio assoluto apprezzamento per questo marchio, anche sui miei canali social. La sua altissima qualità è indiscutibile. Il mio cocktail preferito? Vodka Tonic naturalmente!».
La cordata dei vip cocktail addicted del resto è sempre più numerosa. Basti pensare che post pandemia si sono scoperti «distillatori in erba» Jennifer Lopez, George Clooney, Brad Pitt, Fedez e perfino quel genio di Maurizio Cattelan, soltanto per citarne alcuni. «Non mi stupisce affatto questa scalata alcolica» commenta Pastori. «Durante il Covid la gente, costretta ai domiciliari, ha riscoperto il piacere di bere in casa. Bere bene, s’intende. Si è documentata, ha sperimentato, frequentato corsi online. Il proibizionismo ha dato un bel colpo di reni al mercato e i più accorti hanno intravisto la possibilità di un nuovo business». Che, in effetti, vola. Anche nel Belpaese: «Gli italiani sono sempre più amanti della mixology. Secondo un’indagine condotta da Nomisma nell’ambito dell’Osservatorio Federvini, il 40 per cento dei consumatori preferisce bere i distillati in modalità mixata, un fenomeno che interessa sia i consumi fuori casa, sia quelli fra le mura domestiche» ha dichiarato Emanuele Di Faustino, responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma. «A conferma di ciò, anche nel 2023 prosegue la crescita delle vendite di gin, il distillato che più di tutti si presta ad essere miscelato.
Nella grande distribuzione, per esempio, nel primo trimestre del ’23 ha registrato una crescita del 17 per cento in valore rispetto allo stesso periodo del 2022».