Il Comune di Milano ha realizzato tre video per supportare presidenti di seggio, scrutatrici e scrutatori nell’accogliere gli elettori in maniera inclusiva alle urne in occasione delle votazioni regionali che si concludono oggi. Uno, in particolare, è stato realizzato con la collaborazione di Cig Arcigay Milano e contiene un’indicazione ai presidenti di seggio per occuparsi nei giorni del voto di distribuire gli elettori e le elettrici in un’unica fila, anziché dividerli in file differenziate sulla base dei generi femminile e maschile, anche se per legge i registri restano separati. Sul sito del Comune di Milano si legge infatti che la divisione «da diversi anni viene contestata perché discriminante e lesiva nei confronti delle persone transgender e non binarie». Per questo si chiede di non distribuire «gli elettori in due file», tenere «i registri vicini» e procedere «all’identificazione delle persone solo quando arriva il proprio turno, optando per una modalità non discriminante e maggiormente rispettosa dell’identità di genere di ciascuno».
Non è una barzelletta: queste sono le priorità del sindaco di Milano Giuseppe Sala, le cui politiche stanno creando una città vivibile solo per persone ricche e senza figli. Chiudono asili e materne (gli ultimi casi sono l’Infanzia Spiga, la materna di via Cima, cinque micronidi in appalto e l’asilo nido di via Palletta) e quest’estate rischiano di crollare i posti nei centri estivi comunali e nelle case vacanza (da 2.700 a 700) per mancanza di fondi. Una città dove non conviene crescere i bambini, ma dove non conviene neanche lavorare. Area B l’ha resa deserta, svuotata, come era ovvio che fosse. Chi non può permettersi di acquistare auto di ultima generazione per assecondare le follie green. Come se non bastasse, poi, sono aumentati anche i biglietti dei mezzi a fronte della diminuzione delle corse. Corse che in ogni zona di Milano sono diventate sempre più pericolose, tra aggressioni e rapine. Tanto che secondo l’indice di criminalità elaborato da Lab 24 de Il Sole 24 Ore, Milano sarebbe la città più pericolosa d’Italia. Eppure non c’è bisogno di statistiche per rendersene conto. Chi ci vive lo vede, a chi invece risiede in una città diversa basta leggere i giornali. A inizio gennaio a Cornaredo, nell’hinterland, una commessa di un supermercato di 28 anni è stata aggredita mentre si recava al lavoro in bicicletta. L’aggressore era un uomo di 35 anni ecuadoriano che l’avrebbe inseguita in auto (lui sì) e poi attesa prima di gettarla a terra nel buio. Inutile dire che in questa notizia di cronaca si racchiudono tutti i problemi di Milano: da quello della mobilità a quello della sicurezza.
Ma il sindaco non sembra fare nulla per migliorare le cose. Sala è riuscito anche a lamentarsi con il governo del bilancio comunale. Palazzo Marino ha infatti chiesto 50 milioni di trasferimenti statali per chiudere l’esercizio «con più tranquillità». L’amministrazione è preoccupata soprattutto per i trasporti pubblici locali: la nuova M4, di cui sono state aperte le prime sei fermate, costa 42 milioni, ma tra due anni ne costerà 100. I conti della nuova linea della metro, che collega la città a Linate, ammonteranno complessivamente a 3,5 miliardi in 30 anni. Ed è forse per questo che Sala piange miseria e insieme con l’assessore al bilancio Emmanuel Conte ha chiesto un aiuto, senza risparmiare qualche ricattino, se non altro morale. «Milano contribuisce alla fiscalità nazionale con un gettito da 19,2 miliardi. Pertanto è impensabile che a fronte di questa cifra non si riesca a trovare 50 milioni per farci chiudere il bilancio con più tranquillità. Inoltre è una città che va avanti, mentre il rimborso derivante dal fondo unico nazionale per il trasporto è parametrato al 2012. Oggi le differenze tra Milano e altre città si sono acuite, e quindi andrebbe riconosciuto». L’assessore al bilancio ha ricordato i costi più pesanti di quest’anno, formati dalla somma di Tpl e dalle bollette energetiche. La previsione è quella di avere ancora 27 milioni di extracosti energetici in più, coperti solo per 9,5 milioni dallo Stato. «Per capire i nostri sforzi basti pensare che il consuntivo 2022 è stato chiuso con un extracosto energetico di 76 milioni, con un contributo statale di soli 27 milioni. Abbiamo coperto il bilancio con i nostri avanzi, ovvero con i nostri risparmi. E ricordiamo che 790 milioni sono rappresentati da spese incomprimibili, cioè servizi obbligatori e essenziali».
Sarebbe carino ricordare ai gentili amministratori che in effetti è così un po’ per tutti. Non è solo Milano a faticare per arrivare a fine mese. Anche le famiglie sono nella stessa situazione. Semplicemente sarebbe utile aiutarle invece di ostacolarle impedendo loro di lavorare con i propri mezzi rischiando aggressioni e levando servizi essenziali. Come quelli forniti dagli asili nido che a Milano continuano appunto a chiudere. E anche tra i privati chi è che investirebbe in una città morta come Milano? Una città senza figli, costosa e dove non si lavora più bene come prima. Una città che pensa a essere inclusiva con le persone transgender e non binarie nelle file ai seggi elettorali, ma che sa essere spietata con chi ha meno possibilità.