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La lettura è uno strumento che garantisce libertà

La lettura è uno strumento che garantisce libertà

Sono ancora troppo poche le biblioteche, soprattutto in certe regioni. Ma la cosa preoccupante è che scende anche il numero di chi frequenta i libri. Per fortuna, non tra i più giovani.

Chi non legge vive una vita sola. Chi legge ne può vivere molte di più. Questa idea è stata detta e ripetuta varie volte da Umberto Eco. Ed è colma di sapienza e di verità. Chi non legge, salvo la sua immaginazione e il suo raziocinio, non esce dal mondo che lo circonda, chi legge sfonda le barriere di questo mondo per entrare in dimensioni che completano e aggiungono alla sua persona parti importanti: siano esse relative all’immaginazione, siano esse relative alla ragione, siano esse relative alla cultura in generale e all’informazione di fatti presenti e passati. La lettura apre la mente, la tiene aperta, la tiene vigile e la fa partecipare alla creatività di ciò che legge, collaborando a sviluppare anche la propria creatività. Non è escluso che avvenga tutto ciò in persone che non leggono ma è certamente più raro e molto più difficile. 

L’indagine annuale dell’Istat ci dice che il numero delle biblioteche censite nel 2022 è pari a 8.131, a fronte di 9,2 milioni di ragazzi e ragazze. La quota varia da regione a regione: supera le 30,8 strutture ogni diecimila minori in Valle d’Aosta, mentre in Trentino-Alto Adige si attesta a 21,9. In Puglia abbiamo 4,8 strutture attive ogni 10 mila residenti con meno di 18 anni, e la Sicilia ha il triste primato di 5,2.  Ora, la quota di popolazione che ha letto almeno un libro, stando ai dati della fine dell’anno scorso, raggiunge uno scarno 39,3 per cento, in calo, anche se di poco, rispetto al 40,8 per cento del 2021. Fortunatamente la quota di lettori tra bambini e ragazzi indica un trend differente: con un aumento di oltre 2 punti tra sei e 14 anni e una sostanziale stabilità tra 15 e 17 anni. 

Proprio per questo sarebbe importante che vi fossero più biblioteche e soprattutto ideate e costruite proprio pensando alle fasce giovani della popolazione. È infatti in quell’età che si prende l’abitudine di leggere ed è in quell’età – adolescenza e giovinezza – nella quale la mente in subbuglio si apre volentieri a mondi diversi da quello materiale e talora spicca il volo attraverso la lettura. Più difficile iniziare a leggere da grandi, sia pure possibile e comunque auspicabile.  Un giovane che legge diventerà un cittadino più responsabile e meno sottoposto alle fandonie del potere di turno. Un giovane che legge diventerà un cittadino al quale non si può raccontare tutto e il contrario di tutto, perché avrà gli strumenti per filtrare ciò che gli viene comunicato e decidere autonomamente cosa pensare. Nel mondo di internet questo è ancora più necessario, anzi è urgente, perché leggere un libro non è l’equivalente di informarsi sul web. Non lo è perché, generalmente, il libro richiede maggiore applicazione, non lo è perché la lettura su un volume cartaceo, secondo vari studi, favorisce l’apprendimento e la memorizzazione più che la lettura in Rete. 

Naturalmente molto dipende anche dalle famiglie. Perché mentre un bambino su tre legge nelle famiglie dove i genitori non lo fanno, i figli di persone abituate ai libri con costanza leggono di più, la quota sale a tre su quattro. Il distacco è netto, ma anche per questo occorrono le biblioteche, poiché non in tutte le case ci sono i libri. È un’esperienza triste, ma non infrequente, entrare in case dove c’è di tutto fuorché i libri o, magari, in case di benestanti che non potendosi permettere di non esibire volumi non letti li comprano a metri forniti spesso direttamente dai negozi di arredamento. 

In case simili un bambino o un giovane che legge è un eroe. I genitori poco più che imbecilli. Una ricerca di Openpolis ci dice che la media nazionale di ragazzi di età compresa tra i 16 e i 17 anni che hanno l’abitudine alla lettura è del 52,4 per cento (dato rilevato nel periodo 2022-2023). Solo sette regioni registrano dati inferiori a questa percentuale, con il livello più basso in Sicilia (il 29 per cento) e quello più alto registrato nella provincia autonoma di Trento (72,6 per cento).  Questo quadro della situazione desta allarme, soprattutto per quello che abbiamo scritto sopra a proposito del ruolo che la lettura può svolgere nella formazione di cittadini responsabili. Una donna e un uomo che leggono sono più liberi di chi non tocca una pagina perché la libertà consiste nella scelta e la scelta di chi legge è sempre più informata, e dunque matura, di chi non lo fa. 

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