L’amministrazione del presidente Donald Trump sta valutando la possibilità di lanciare attacchi con droni contro i cartelli della droga in Messico, nell’ambito di una strategia più aggressiva per contrastare il traffico di stupefacenti verso gli Stati Uniti. A rivelarlo è la NBC, che cita sei fonti anonime tra attuali ed ex funzionari del Pentagono, dell’intelligence e delle forze dell’ordine americane. Le discussioni – ancora in fase preliminare – coinvolgerebbero la Casa Bianca, il Dipartimento della Difesa e alti funzionari dei servizi segreti. L’ipotesi sul tavolo prevede raid mirati con velivoli senza pilota contro leader dei cartelli e infrastrutture logistiche in territorio messicano. Secondo le fonti, l’operazione verrebbe condotta, idealmente, in collaborazione con il governo di Città del Messico.Tuttavia, nessuna decisione definitiva sarebbe stata ancora presa. Tra le opzioni in esame vi sarebbe anche un’azione unilaterale segreta, da attuare senza il consenso delle autorità messicane, come possibile ultima possibilità. Non è chiaro, al momento, se l’ipotesi di attacchi con droni sia già stata presentata formalmente al governo messicano.
Eventuali operazioni congiunte non rappresenterebbero una novità assoluta nei rapporti tra Washington e Città del Messico, che in passato hanno già collaborato nella lotta ai cartelli. Tuttavia, secondo le fonti, la portata delle operazioni attualmente in discussione – sia per l’impiego di personale statunitense sia per l’uso diretto di droni armati – segnerebbe un precedente senza paragoni. L’intelligence americana e l’esercito avrebbero già intensificato i voli di sorveglianza sopra il territorio messicano per raccogliere dati sensibili in vista di una potenziale offensiva, considerata dalla Casa Bianca una priorità per la sicurezza nazionale. Secondo alcune fonti, tra i possibili obiettivi figurerebbero agenti dei cartelli, veicoli, magazzini e altri elementi della rete criminale. Il Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, contattato per un commento, non ha fornito alcuna risposta.
Il presidente messicano Claudia Sheinbaum ha confermato che tali voli sono autorizzati dal suo governo ma ha precisato: « Rifiutiamo qualsiasi forma di intervento o interferenza. È stato molto chiaro, il Messico coordina e collabora, ma non si sottomette. Non c’è interferenza, né ce ne sarà. Sebbene questa idea non sia stata formalmente proposta, abbiamo chiarito che non affronterebbe la radice del problema. Ciò che funziona veramente è l’attenzione costante alle cause profonde, gli arresti guidati dall’intelligence e dalle indagini, il coordinamento e la tolleranza zero per l’impunità. Rifiutiamo categoricamente tali azioni e non crediamo che accadranno. C’è un dialogo forte e continuo sulla sicurezza e su molte altre questioni». L’amministrazione statunitense ha già mobilitato risorse militari, di intelligence e di polizia per contrastare i cartelli della droga, secondo quanto riferito da funzionari attuali ed ex funzionari.
Fonti riferiscono inoltre che il segretario alla Difesa Pete Hegseth avrebbe messo in guardia, in via riservata, i funzionari messicani circa l’eventualità di un’azione unilaterale americana. Entrambi hanno sottolineato che «tutte le opzioni sono sul tavolo» quando i parla di lotta contro i cartelli. Secondo sei fonti, l’amministrazione statunitense auspica di poter coordinare eventuali operazioni contro i cartelli con l’esercito e le forze dell’ordine messicane. Tuttavia, le stesse fonti precisano che la maggior parte dei funzionari considera un intervento militare unilaterale come un’estrema ratio, che potrebbe compromettere i rapporti con il Messico e mettere a rischio la cruciale cooperazione in materia di immigrazione. Un intervento armato sul territorio messicano senza l’approvazione del governo locale costituirebbe con ogni probabilità una violazione del diritto internazionale. Tuttavia, sia le amministrazioni democratiche che quelle repubblicane hanno più volte sostenuto che gli Stati Uniti hanno il diritto di difendersi da minacce provenienti da Paesi in cui il controllo statale sulla sicurezza è venuto meno.
Dopo che l’amministrazione Trump ha classificato sei cartelli della droga messicani come organizzazioni terroristiche straniere, le agenzie di intelligence e le forze armate statunitensi hanno ottenuto ampi margini legali per condurre operazioni di spionaggio e azioni segrete contro le reti criminali, sia in Messico che oltreconfine. Nel tentativo di contenere la crisi del fentanyl, lo scorso mese il governo messicano ha schierato 10.000 soldati lungo il confine settentrionale, impegnati nel controllo dei veicoli in transito. Nello stesso periodo, il Messico ha estradato negli Stati Uniti 29 presunti narcotrafficanti, tra cui Rafael “Rafa” Caro Quintero, già condannato per il rapimento e l’omicidio di un agente della DEA negli anni ’80. Dopo essere stato scarcerato nel 2013, Caro Quintero è stato nuovamente arrestato nel 2022. La sua consegna è considerata un momento simbolicamente rilevante per le forze antidroga americane. Valutare i progressi nella guerra al fentanil rimane però complesso. Le morti per overdose sono diminuite del 24% nell’anno conclusosi a settembre, secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC). Tuttavia, il calo è in gran parte attribuito a una maggiore consapevolezza dei rischi del fentanyl e alla diffusione del Narcan, il farmaco salvavita. Nonostante ciò, si prevede che decine di migliaia di persone moriranno ancora quest’anno negli Stati Uniti a causa della sostanza.
Anche i dati sui sequestri sono altalenanti. Le forze dell’ordine come scrive la NBC ritengono che la maggior parte del fentanyl introdotto nel Paese continui a sfuggire ai controlli, nonostante le statistiche ufficiali della DEA indichino che, solo nella divisione di Phoenix, dal 2016 sono state confiscate 125 milioni di pillole contenenti fentanyl. Ciò che attualmente infonde un cauto ottimismo tra gli agenti della DEA — sia in servizio che in pensione — sono le indicazioni secondo cui i principali cartelli messicani starebbero attraversando una fase di instabilità. I sostenitori dell’impiego di droni militari ritengono che una pressione armata sufficiente possa spingere i cartelli a riconsiderare i benefici economici del traffico di fentanyl, ritenendoli inferiori ai rischi. Tuttavia, molti esperti ed ex funzionari statunitensi attivi nella lotta al narcotraffico si mostrano scettici: secondo loro, questi attacchi rischiano di avere un impatto puramente simbolico o, peggio, di provocare reazioni politiche ostili nei vertici messicani, danneggiando la cooperazione tra i due Paesi. Anche alcuni ex diplomatici e membri delle forze dell’ordine mettono in dubbio l’efficacia di un approccio militare per ridurre in modo significativo il traffico di fentanyl. A loro avviso, non esiste una soluzione rapida o un intervento risolutivo. La strategia più efficace, sostengono, dovrebbe basarsi su una stretta collaborazione con le autorità messicane, sul potenziamento dei controlli ai valichi di frontiera tramite tecnologie di scansione avanzate, sulla lotta al riciclaggio di denaro e sull’impegno delle aziende private che producono le sostanze chimiche usate per la sintesi della droga. Il fentanyl, osservano gli esperti, è così potente e facilmente trasportabile da non richiedere le estese reti logistiche necessarie per il traffico di stupefacenti di origine vegetale, come la cocaina o l’eroina.