Da quello di Dolce e Gabbana e della Langosteria a Paraggi, all’Excelsior di venezia. Viaggio negli stabilimenti ultra chic d’Italia.
Lo stabilimento balneare – denominazione antica, non ancora del tutto sostituita da termini anglosassoni – è ben fissato nelle memorie di ogni italiano, oltre che essere luogo consueto delle attuali vacanze marine. Sulle coste della Penisola se ne contano, secondo uno studio ufficiale del 2023, ben 7.132. Coprono ogni esigenza turistica, con prezzi che vanno dai più abbordabili alle tariffe stratosferiche dei bagni di lusso. Affittare cabina, lettino, ombrellone non è cosa di oggi. I primi stabilimenti attrezzati accoglievano ospiti già a inizio Ottocento, a Viareggio. Poi seguirono Rimini, Livorno – vedi il dipinto La Rotonda dei Bagni Palmieri del 1866, di Giovanni Fattori, con dame borghesi intente a prender aria: era sconveniente scendere in acqua -, il Lido di Venezia (quante pagine di letteratura, a partire da Thomas Mann), Cagliari e altre spiagge. Negli stabilimenti balneari delle colonie estive, bambini e ragazzi del popolo presero confidenza, durante il fascismo, con una stranezza delle classi agiate: le vacanze di mare. E nei ruggenti anni Ottanta, il film dei fratelli Vanzina Sapore di mare (diventato di culto) illustrava l’estate svagata di un gruppo di ragazzi a Forte dei Marmi, nel 1964. Venne girato lì, ai Bagni Marechiaro e Dalmazia, tutt’oggi operativi.
Ma l’Italia non ha più quel sapore. Un ragazzo delle colonie estive, un latin lover romagnolo, il Jerry Calà di Versilia, crederebbero di aver sbagliato spiaggia, tanti sono i bagni da nababbi. C’è addirittura la Guida ai migliori Beach Club d’Italia (Morellini editore), prima del genere, indagine condotta da Andrea Guolo e Tiziana Di Masi tra 225 stabilimenti balneari. Rimandiamo al libro per la completezza, mentre iniziamo il nostro percorso tra i bagni più esclusivi. Si parte da Paraggi, propaggine di Santa Margherita Ligure, verso Portofino. Se l’aggettivo pittoresco non suonasse polveroso, sarebbe il caso di utilizzarlo, messo piede nella piccola insenatura che disputa con la piazzetta di Portofino la palma di luogo più chic della Riviera di Levante.
I Bagni Fiore sono proprietà di Langosteria, brand milanese fondato da Enrico Buonocore, che sulla baia apre ogni estate il ristorante a pelo d’acqua. Cabine, lettini e ombrelloni hanno i decori Dior: prendere posto in spiaggia è come vivere l’atmosfera e i servizi di un hotel a cinque stelle lusso. Il Bar Fiore, sulla terrazza in teak, è perfetto per l’aperitivo. Oltre che i migliori drink (e una scelta di Champagne e Metodo Classico che solo una grande cantina è in grado di offrire) si può «sorseggiare» il tramonto, prima di sedersi per cena alla Langosteria, nome che significa il miglior pesce sul mercato. All’altro estremo della baia, il lusso continua, con Le Carillon diventato beach club Dolce & Gabbana, concepito sui toni del bianco e del verde maiolica e con motivi a righe verticali nello stile riviera. Con il servizio da spiaggia curatissimo e griffato, Le Carillon – locale con lunga storia di celebrities e notti folli – porta a Paraggi un’altra firma della ristorazione d’alta gamma: il Vesta di Milano, realtà controllata con altri soci da Leonardo Del Vecchio jr., che si sta espandendo nel settore. Lo chef del Vesta Portofino, di gran talento ed esperienza, è Giorgio Bresciani.
Lasciamo la Liguria e ci trasferiamo in Adriatico, «l’Amarissimo Mare» secondo Gabriele d’Annunzio. Sugli oltre 90 chilometri di litorale romagnolo, spicca il Fantini Club di Cervia (Ravenna). Qui, 40 anni fa, venne realizzato il primo, e spartano, campo di beach volley d’Italia. Sempre centrato sullo sport, lo stabilimento, con un ventaglio di ristorazione dai menu di mare alle piadine, all’healthy vegetale e alla pizza gourmet, è scelto per massaggi e trattamenti di benessere d’alta scuola. Tra i quali il «lettino oro bianco» al sale dolce di Cervia e il percorso Kneipp su pietre levigate e pigne d’abete.
Torniamo a Forte dei Marmi per l’Alpemare, di Andrea Bocelli e della moglie Veronica Berti, uno dei 14 stabilimenti meritevoli dei «Tre Ombrelloni Gold» nella guida Guolo-Di Masi. Dalla famiglia Bocelli non ci si può aspettare meno dell’eccellenza, anche nei piatti (con prodotti provenienti dalla fattoria del cantante), nei drink e nella carta dei vini, con oltre 200 etichette. Curiosità «animal-chic»: da Alpemare sono disponibili menu dedicati ai quattro zampe. Sempre in Versilia, c’è il celebre Twiga Forte dei Marmi, proprietà di Flavio Briatore: non si può trattare dei bagni più esclusivi senza citarlo. Preso spesso a esempio di tutta la categoria «spiaggie di lusso», talvolta bersaglio di critiche per le frequentazioni di famosi e l’ostentazione di uno stile di vita ritenuto sopra le righe, il Twiga – 45 tende arabe e servizio di prima classe – segue la rotta fin dal 2001.
Aria da Dolce Vita, richiamo sempre potente per il turismo internazionale (grazie, Fellini), allo Stabilimento Saporetti di Sabaudia (Latina), gestito dalla stessa famiglia fin dalla fondazione, nel 1958.Nel centro balneare amato da Moravia, Pasolini, Bertolucci (per fare nomi classici), il lusso è la semplicità, si tratti di una passeggiata sulle dune o di piatti come i paccheri con polpa di ricciola. Il pesce dei Saporetti richiama ghiottoni mordi e fuggi dalla vicina Roma. Bagni che richiederebbero ognuno un trattamento di riguardo sono: il Phi Beach di Arzachena, in Sardegna, dove si vive più di notte che di giorno, tra vipponi che vanno e vengono dalle barche, ristorante gourmet e dj set; La Castellana di Otranto, in Puglia, della famiglia di Ennio Capasa (l’imprenditore della moda); la Spiaggia Excelsior, a Venezia Lido: basta la parola; La Scogliera a Positano, Tao Beach a Taormina, due perle del nostro Sud. Ogni bagno è un mondo, ha il proprio sapore di mare, inteso come storia depositata tra ombrelloni e lettini, musiche, voci e profumi nei pigri e interminabili pomeriggi che scambieremmo volentieri, ma è il sogno di un attimo, con la vita intera.