Capraia, quest’anno sarà l’isola senza estate
Una dei luoghi più belli e isolati del Paese affronta l'emergenza Covid-19. Il turismo, principale risorsa della comunità, è compromesso per questa stagione. Ma gli operatori si organizzano in modo creativo per una Fase 2.
«Per ora come Comune abbiamo ricevuto un contributo statale "emergenza Covid-19" di duemila euro. Altri 4.500 li abbiamo ricavati dal nostro bilancio che arriva a un milione di euro. Con questi fondi abbiamo distribuito aiuti per la spesa alle famiglie che hanno maggiori difficoltà. Qui a Capraia, in mezzo al Tirreno, siamo da sempre abituati al distanziamento sociale. Ci ha protetti anche dal contagio, visto che fortunatamente non abbiamo avuto nessun caso di coronavirus. Ma così è troppo».
Preoccupata per la stagione che si va ad aprire Marida Bessi, sindaco da un paio d'anni di uno dei lembi di territorio italiano più lontani da tutto. Venti chilometri quadrati di roccia vulcanica molto più vicina alla Corsica (31 chilometri) che a Livorno (64 chilometri), il porto da cui ci s'imbarca per raggiungerla con tre ore di traghetto. Capraia ha una natura straordinaria, una macchia mediterranea con 650 specie vegetali - cisto, lentisco, corbezzolo, erica - protetta grazie al parco dell'Arcipelago toscano da circa 25 anni. Il mare che circonda le sue coste a strapiombo è incontaminato e fa parte del «santuario dei cetacei» del Mediterraneo, dove incrociano delfini, balenottere e capodogli. Sull'isola vivono stabilmente circa 270 persone e in estate, al culmine degli arrivi turistici, si contano duemila ospiti. «Il nostro turismo è di per sé selettivo, perché siamo distanti dalla terraferma e, nonostante la bellezze delle coste, non ci sono molte spiagge facilmente raggiungibili» racconta Bessi, mentre dal telefono si sentono anche il rumore di un vento teso e lo stridio dei gabbiani. «Negli anni, però, siamo diventati una meta per chi fa immersioni, trekking e, da qualche anno, anche di studenti che vengono qui per esperienze di scuola-lavoro nelle strutture del parco, come la riapertura dei sentieri. La nostra caratteristica, nell'arcipelago toscano, è di essere un'isola piccola ma con una comunità stanziale, a differenza di Pianosa o Giannutri. Ricordo che l'anno scorso, proprio nel periodo di Pasqua, continuava a piovere. In questi giorni invece la primavera non è stata mai così prepotente, con il profumo della macchia e le distese bianche degli asfodeli fioriti…».
Abitata fin dal Neolitico, possedimento conteso dalle Repubbliche marinare, ritiro per monaci e colonia penale agricola fino al 1986, oggi Capraia vive essenzialmente di turismo, pesca e allevamento ittico («Riforniamo i supermercati toscani con orate e branzini "biologici"», dice il sindaco). Da qualche anno, un'agricoltura di qualità ha recuperato parte degli antichi terrazzamenti e produce vini aleatico e vermentino, già vincitori di premi importanti. «L'isola ha un'economia che riesce a sostenersi in tempi normali» racconta Bessi. «Ma con questa situazione abbiamo già alcune persone in cassa integrazione, soprattutto nel settore turistico. Non siamo strutturati per affrontare emergenze prolungate. Per esempio nel Comune, oltre a me ci sono soltanto altre due persone. Ci dobbiamo arrangiare. Per il periodo estivo arriva un vigile urbano da Livorno. Abbiamo un presidio medico per il primo soccorso con un medico 24 ore su 24; ma ci salva l'elisoccorso che collega velocemente alla terraferma, soprattutto d'inverno».
Mentre si cerca di capire se e quando arriveranno turisti a popolare le pochissime case in affitto, i 3 o 4 piccoli alberghi, i meno di dieci fra trattorie e ristoranti, i due negozi di alimentari, l'isola resta sospesa anche nei suoi progetti di rilancio. È il caso del recupero degli antichi «palmenti», ovvero gli antichi tini per la fermentazione del vino ricavati nella roccia, e soprattutto il restauro del complesso seicentesco del convento di Sant'Antonio, che in passato è stato in parte occupato anche dal carcere e offre una superba vista a picco sul mare. «Dopo aver recuperato la facciata, il tetto e l'interno della chiesa», dice Bessi, «abbiamo appena ultimato il progetto per il restauro dei locali del monastero. L'obiettivo è quello di ricavare i locali per il comune e un museo dell'isola, per esporre i resti e gli ornamenti del guerriero trovati in un'antica sepoltura che è riaffiorata al porto, nel 2017 e i molti reperti subacquei recuperati dai tanti relitti che si trovano intorno all'isola. Puntiamo a finanziamenti europei che ci permettano anche di sviluppare piccole strutture per l'accoglienza, sempre entro il perimetro del convento».
Fabio Guidi è uno skipper che ogni estate porta sulla sua barca circa 500 persone intorno all'isola o in minicrociere fino alla Corsica. Dice: «Siamo fermi. È vietata anche la navigazione da diporto. Avevo un contatto con un'agenzia inglese ma è stato bloccato tutto. La stagione è già compromessa. Cerchiamo quindi di organizzarci per quando ci si potrà muovere. Il motto è "Sogna ora, visita dopo". Facciamo una promozione dell'isola sul nostro sito visitcapraia.it, in vista di arrivi quando si potrà viaggiare di nuovo. Vogliamo sfruttare la caratteristica di Capraia che è quella dell'isolamento, proprio per proporre soggiorni su misura, individuali o per coppie. La Finlandia sta lanciando la modalità "Rent a fin", un viaggio a tema naturalistico, storico, culinario con una guida finlandese. Ecco vorremmo fare la stessa cosa: conosci Capraia con un capraiese».
Nella vita di questo periodo che a cui anche Capraia è costretta - sospesa e incombente come l'antico forte di San Giorgio che domina l'abitato dell'isola - hanno osservato la quarantena la decina di studenti che sono rientrati a casa dalla terraferma. Meglio non correre rischi. Sono tutte in forse le molte iniziative previste per l'estate, tra festival musicali e sagre di pesce, manifestazioni di trekking e incontri letterari. «Per ora al traghetto da Livorno delle nove di mattina» dice Bessi, «non stanno arrivando persone che restano sull'isola. Noi andiamo allo sbarco, indossando le mascherine che in genere non usiamo. Il problema è quando arriveranno i turisti… Mia mamma raccontava del periodo, durante l'ultima guerra, in cui Capraia è rimasta senza collegamenti per un anno intero. Le persone si sfamavano raccogliendo le erbe dell'isola... Non siamo certo in quella situazione, ma non possiamo permettere che il coronavirus arrivi qui. Oggi le nostre Fasi 2 e 3 sono più che in terraferma, tutte da scrivere».