Le classifiche denunciano come la dinamica salariale in Italia sia bloccata da decenni rispetto ai grandi Paesi europei. Ma non è sempre così. Ecco le aziende che aiutano i dipendenti ad affrontare il carovita con benefit o contributi straordinari per il welfare, la natalità e, persino, la formazione ambientale.
Immaginate di trovare in busta paga, dopo un anno di lavoro alla catena di montaggio, un bonus da 13.500 euro. Sarebbe stupendo, vero? Un sogno ad occhi aperti. Invece è la dolce realtà che ha allietato i fortunati dipendenti della Ferrari. La casa di Maranello ha chiuso il 2022 con un utile netto di 939 milioni di euro, in crescita del 13 per cento rispetto all’anno precedente, con ricavi saliti del 19,3 per cento. Risultati ottimi che hanno permesso alla società di elargire ai suoi cinquemila lavoratori un premio di competitività 2022 da record, superiore di 1.500 euro a quello già sostanzioso relativo al 2021.
Quello del Cavallino rampante è un bonus straordinario per entità. Ma non è un caso isolato, anzi. I bonus e i benefit pagati dalle imprese ai propri dipendenti sono molto diffusi e possono essere di varia natura: previsti dai contratti nazionali, territoriali o aziendali in base ai risultati raggiunti, oppure riconosciuti dalle direzioni delle stesse società per aiutare o incentivare i collaboratori. E quest’anno sono particolarmente graditi, visto l’aumento dell’inflazione. L’Osservatorio JobPricing dell’omonima azienda che studia le dinamiche salariali in Italia ha messo a nudo la netta perdita di acquisto dai lavoratori subita lo scorso anno: a fronte di un carovita pari all’8,2 per cento nel 2022, le retribuzioni degli impiegati sono salite del 4,3 per cento, quelle degli operai del 3 e quelle dei dirigenti dell’1,7 per cento soltanto. Un copione che si replicherà nel 2023 e che si somma a un lungo periodo di stasi degli stipendi nel nostro Paese. Infatti, non solo le retribuzioni medie degli italiani sono fra le più basse dell’area Ocse collocandosi al 23° posto su 36 Paesi, ma negli ultimi 20 anni sono rimaste sullo stesso livello mentre gli stipendi medi in Francia, Germania e Regno Unito, hanno messo a segno un tasso di crescita pari rispettivamente al 21,5, al 17,7 e al 23,2 per cento.
Di fronte a questa sconfortante situazione, di cui ha parlato a lungo anche Panorama, il governo ha cercato di fare la sua parte riducendo il cuneo fiscale (cioè le imposte e i contributi sociali che pesano sulla busta paga lorda) e detassando i fringe benefit fino a 3 mila euro per i lavoratori con figli. Ma molte aziende, in accordo con i sindacati o di propria iniziativa, si stanno comunque muovendo per alleviare i morsi del carovita. Tra le più ricche c’è la veneta Luxottica che ha proposto ai dipendenti un riconoscimento di 4.100 euro netti, il premio di produzione più alto mai assegnato dall’azienda fondata da Leonardo Del Vecchio. Il valore dell’indennità è stato definito, dopo un confronto con i sindacati, sulla base del bilancio consolidato del produttore di occhiali, in crescita del 17 per cento rispetto all’anno precedente. Ma sulla stessa scia si sono mosse anche imprese meno note.
Restando in Veneto, i lavoratori della società trevigiana I.M.G., Industrie Meccaniche Girardello hanno ricevuto un extra di 3.327 euro formato dal premio di risultato più un bonus aggiuntivo. L’obiettivo del bonus, spiegano in azienda, «oltre a riconoscere l’importante contributo dei collaboratori di I.M.G. per il lavoro svolto nel corso degli ultimi anni, è quello di supportare i lavoratori e le loro famiglie, nella piena consapevolezza che le difficoltà del periodo non sono limitate allo sforzo lavorativo, ma a una crescente incidenza delle spese vive nella quotidianità di ciascuno».
A Pasqua, i lavoratori della Metallurgica Legnanese, un’azienda di Rescaldina (Milano) che si occupa dell’importazione e della commercializzazione di acciai speciali, hanno ricevuto un regalo inaspettato di 1.500 euro. Lo ha deciso Sirio Della Flora, 77 anni, imprenditore che gestisce l’azienda fondata da lui stesso nel 1969. Lo scorso anno Della Flora aveva elargito un premio identico a tutti i suoi collaboratori e lo aveva chiamato «contributo energetico» per aiutare a pagare le bollette. Anche in quel caso il bonus era arrivato all’improvviso, senza che fosse stato sottoscritto un accordo interno o uno scritto tra azienda e lavoratori. In Toscana la Savino Del Bene, azienda leader nei trasporti e nella logistica, ha previsto un buono di 550 euro per tutti i 1.438 dipendenti spendibile attraverso una specifica piattaforma welfare che offre vari servizi di aiuto per il benessere della persona. Particolare attenzione, riporta una nota dell’azienda, è stata rivolta alle famiglie con figli piccoli che, in aggiunta al buono previsto per tutti, riceveranno rispettivamente 2.800 euro per i bambini fino a 4 anni e 1.200 euro per quelli dai 4 ai 6 anni. Sono misure prese, viene spiegato, «in uno scenario incerto come quello odierno, che vede aumentare l’inflazione e, conseguentemente, il costo della vita».
Per gli stessi motivi TicketOne, la principale piattaforma di ticketing del mercato italiano, ha riconosciuto a tutto il suo staff, per un totale di 110 dipendenti nelle due sedi di Milano e Roma, una welfare card del valore di mille euro. In questo sommario e incompleto elenco non poteva mancare Great Place to Work Italia, azienda che opera nello studio e nell’analisi del clima aziendale. Per compensare gli effetti negativi innescati dall’inflazione e dal caro bollette, i 26 professionisti della company ricevono un bonus di 2 mila euro. Aziende grandi e piccole unite nel sostegno ai lavoratori contro il carovita: dalla Gewiss (500 euro a dipendente) alla Inwit (mille euro netti) fino all’Acqua dell’Elba, produttrice di profumi, che ha deciso di riconoscere ai suoi 118 collaboratori buoni acquisto fino a un totale di mille euro ciascuno.
Accanto a queste iniziative ci sono i bonus riconosciuti dai grandi gruppi in seguito agli accordi con i sindacati. È il caso di Banca Intesa Sanpaolo che a dicembre ha stabilito l’erogazione una tantum di 500 euro ai dipendenti: il bonus si aggiunge ad una misura analoga distribuita nei mesi scorsi dal gruppo bancario guidato da Carlo Messina per un totale di mille euro netti. I lavoratori italiani del gruppo Stellantis hanno ricevuto invece un bonus di circa 1.900 euro, quasi 500 in più di quanto ottenuto l’anno scorso. Alla Leonardo il coordinamento nazionale di Fim, Fiom, Uilm e i vertici del gruppo pubblico hanno siglato un’intesa per il pagamento del premio di risultato per la divisione elicotteri (Agusta-Westland) pari a 1.800 euro.
Ma ci sono anche aziende che si inventano premi per combattere le denatalità o il riscaldamento globale. La San Marco, azienda di pitture e vernici di Marcon (Venezia), offre ai propri dipendenti un bonus da 6 mila euro per i figli nati nel 2023: 3 mila euro alla nascita del bambino, 2 mila euro per il suo primo anno di vita e mille euro al secondo anno di età. Al bonus nascita, come ha raccontato il Corriere del Veneto, si aggiungono altre due misure: la paternità di 20 giorni, cioè il doppio del tempo rispetto ai dieci giorni previsti per legge, e un’integrazione del 20 per cento per la maternità facoltativa. In questo modo le donne potranno percepire la metà del proprio stipendio anziché solo il 30 per cento garantito dall’Inps.
I neogenitori potranno inoltre usufruire di aiuto psicologico da parte di un professionista e al rientro dalla propria maternità è previsto per le dipendenti un piano di coaching assieme all’azienda. Invece la Astm, la società del gruppo Gavio che gestisce l’autostrada Torino Milano, ha sottoscritto con i sindacati un nuovo accordo che, per la prima volta, lega i premi di risultato ai traguardi ambientali: metà del bonus, fino a 1.384 euro in più in busta paga (che possono diventare 2.500 se convertiti in beni e servizi di welfare), verrà assegnato ai 300 dipendenti della società solo se verranno centrati tre traguardi ambientali. Il primo è ridurre del 2,5 per cento, a livello aziendale, le emissioni di Co2. Il secondo è la partecipazione dei dipendenti a corsi di formazione in tema di sostenibilità. E il terzo è il mantenimento delle certificazioni ambientali Iso.