Il ritorno degli anni '80
«Cosa resterà di questi anni Ottanta» cantava Raf nel 1989. Chi è stato giovane in quell’epoca vive in una sorta di costante malinconia del tempo che fu, come se il meglio fosse ormai passato.
Telefilm, musica, cinema, intrattenimento, un’èra senz’altro luminosa, con un boom economico e innovazioni tecnologiche a portata di mano che avrebbero rivoluzionato la nostra vita di tutti i giorni. I primi personal computer nelle case, piccoli televisori che ridondavano di serie americane come Happy Days, pronte a raccontare un’America che sapeva vivere, priva di filtri e con un ego euforico che faceva sognare spettatori di tutto il mondo.
«Make America great again», svariati decenni dopo, è stato il motto dell’ex presidente Donald Trump in campagna elettorale. Quell’«again», ancora, era lo slogan perfetto contro l’attuale declino degli Stati Uniti percepito dagli elettori rispetto proprio agli anni Ottanta, l’epoca di Ronald Reagan, quando gli Usa erano la meta per eccellenza per chi volesse dare una svolta alla propria esistenza e tentare la fortuna soprattutto economica.
Anni d’oro, quasi poesia. Il cinema sfornava un cult dietro l’altro. Da Gremlins a E.T. di Steven Spielberg, Top Gun dell’86, di cui per altro è appena uscito il fortunato sequel. Tom Cruise a 60 anni ha scelto di indossare di nuovo giubbotto da aviatore e occhiali a goccia per regalarci un film ad alto tasso emotivo. Al festival di Cannes qualcuno gli ha chiesto perché, anche in questa occasione, abbia scelto di non usare stuntman e lui ha replicato: «Nessuno ha mai domandato a Gene Kelly: “Perché nei passi più difficili non fai ballare un altro?”».
Gli Ottanta sono stati rivoluzionari anche per la tv commerciale. Gli spettatori italiani, per esempio, dimostravano di pretendere una rivoluzione del palinsesto e premiavano attivamente le novità generaliste dell’epoca. E allora ecco «contenitori» goderecci e spensierati come Drive In (oggi avrebbero vita breve, con l’ondata del politicamente corretto) e Pronto, Raffaella?, con una Carrà che faceva ascolti da record.
Un’epoca sorridente, spensierata. Così i fratelli Duffer hanno deciso di raccontarla in Stranger Things, uno tra i titoli di maggiore successo su Netflix, di cui è appena uscita la quarta stagione (il secondo capitolo è previsto per il 1° luglio), in attesa della quinta, quella finale. «È molto più dark, è la più terrificante di tutte» racconta Natalia Dyer, che nella serie è Nancy. «Quando ho letto il copione ho pensato subito a quanto sarebbe stata interessante. È tutto molto più horror». «Diciamo che la prima stagione ricordava i Goonies» precisa Charlie Heaton (Jonathan) «mentre questa richiama Nightmare - Dal profondo della notte». Ovvero un cult horror dell’84 di Wes Craven, con Johnny Depp in pieno fulgore.
Non a caso la quarta stagione vede la partecipazione di Robert Englund, storico interprete di Freddy Krueger, il terrificante protagonista della saga in questione. «Lavorare da vicino con chi ha preso parte ai classici dell’epoca, come Nightmare, è stato fantastico», aggiunge la Dyer. Insomma, la serie si conferma un’astuta manovra in stile Eighties, e come tale affronta un immancabile nemico che si incarna, come sempre, nella Russia. E se si pensa che la serie è stata girata in epoca pandemica, questa caratteristica ha un sapore profetico, considerando l’attuale situazione internazionale.
Ma anni Ottanta significa anche «nerd», il termine inglese per definire giovani di capacità tecnologica fuori dal comune, sebbene con difficoltà relazionali. Da aprile su Netflix è infatti disponibile Young Sheldon, spin off (molto nerd) di The Big Bang Theory, un prequel ambientato in Texas negli Ottanta, che ripercorre l’infanzia di uno dei protagonisti, Sheldon Cooper, e le vicissitudini della sua stramba famiglia. Notevole anche l’esperimento di Bang Bang Baby, serie appena uscita su Amazon Prime Video, che racconta la formazione criminale dell’adolescente Alice (Arianna Becheroni) alle prese con la mala milanese dell’epoca.
Il cinema segue la tendenza, restituendo lustro agli Eighties. Joker, arcinemico di Batman, ha rotto il ghiaccio tre anni fa: il regista Todd Philips, per scelta, lo ha voluto ambientare negli anni Ottanta distaccandosi dall’universo della DC Universe, quello dei celebri fumetti della Dc Comics da cui il personaggio è tratto. E ora l’attesa è per Joker 2, che si dovrebbe iniziare a girare nel 2023.
Spiccati riferimenti a quei tempi anche ne Gli occhi di Timmy Faye(oggi sempre su Amazon Prime Video). Jessica Chastain e Andrew Garfield ci riportano agli eccessi dell’epoca, compresi quelli di look e make up. La vicenda s’ispira alla storia dei telepredicatori Jim e Tammy Bakker, che divennero superstar milionarie fondando la più grande emittente religiosa del mondo. Il denaro raccolto in tv, anziché essere destinato alle azioni benefiche promesse ai fedeli, finiva sul loro conto in banca. D’altronde, gli anni Ottanta sono «sogno» per definizione. E i sogni si pagano. Insomma, è chiaro: nell’universo dell’intrattenimento è in atto una grande, intelligente, e furba, manovra per nostalgici.