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Ascoltate la voe del respiro. La meditazione come rimedio all’ansia

Ascoltate la voe del respiro. La meditazione come rimedio all’ansia

  • Non è necessario essere maestri di yoga per praticare la meditazione.Bisogna imparare ad ascoltarsi, a occhi chiusi. Da soli o con i propri familiari.
  • I consigli dell’esperto per placare ansia e stress da reclusione obbligata.


  • «Meditate gente, meditate». Era il 1980, lo slogan di uno spot pubblicitario. A scandirlo un disinvolto Renzo Arbore con il suo inconfondibile piglio. Nonostante siano passati 40 anni, l’invito del mattatore risuona più che mai attuale. Per ben altri motivi. «Meditate gente» perché, restando chiusi tra quattro mura per 24 ore al giorno, non è facile tenere a bada i nervi e la meditazione può essere, se non la soluzione a tutti i mali, certamente una strada praticabile per dominare lo stress da Covid-19.
    Detto questo, per chi ignora l’arte l’impresa non è scontata, vista l’impossibilità di recarsi in qualunque centro per affidarsi a esperti. Non solo, online ci sono milioni di informazioni, tra siti e tutorial, e non è semplice scegliere se non si hanno almeno i fondamenti. Così, per non incorrere in errori, Panorama ha interpellato Giovanni Vota, guru dello spiritual coaching e autore di diversi libri nel campo della meditazione e della motivazione. «In rete la scelta è vastissima» dice Vota. «In generale sconsiglio tutorial che offrono soluzioni chiavi in mano, verità assolute, siti che impongono regole ferree da seguire, stabilendo a priori ciò che è bene e ciò che è male. La meditazione è una pratica che deve togliere ansia, non aggiungerla. Chi ascolta le sessioni online, per esempio, deve avvertire serenità e pace. Non deve avere la sensazione di obbedire a qualcosa, piuttosto di lasciarsi guidare con infinito amore».
    Chi preferisce meditare in solitudine, come si deve organizzare? «I passaggi sono abbastanza semplici» ammette Vota. «Prima di tutto bisogna chiudere gli occhi e concentrarsi sul proprio respiro. Ascoltarlo. Questo gesto, di per sé così elementare, ha l’incredibile potere di bloccare il pensiero, ovvero di allontanare immediatamente l’ansia che ci ha colti in quel momento. Da qui la nostra attenzione deve andare dritta al cuore, luogo al quale la mente, attraverso l’immaginazione o i ricordi, trasporta emozioni positive. Per dieci, quindici minuti, questo il tempo medio di una meditazione, siamo connessi soltanto con qualcosa che ci dà gioia. Siamo connessi hic et nunc, senza proiezioni sul futuro che spesso sono fonte di angoscia».
    Non esistono decaloghi. «Sono appropriate tutte le situazioni che portano serenità: il ricordo di una passeggiata in una splendida giornata di sole, di una vacanza, le coccole dei nostri cari, qualunque cosa ci collochi in uno stato di comfort emotivo. In verità, aggiungo che ogni volta che facciamo qualcosa che ci piace davvero, stiamo in qualche misura meditando perché siamo concentrati soltanto su quello. Ci appaga pienamente. Non abbiamo bisogno di altro. Chi ama cucinare, per esempio, mentre lo fa medita senza saperlo. Straordinario no?».
    Naturalmente è necessario creare un ambiente favorevole. Gli ingredienti sono pochi, ma essenziali: incensi naturali, candele e musica (in rete ci sono milioni di playlist per la meditazione). Tutti per terra con le gambe incrociate recitando il mantra «Om»? «Ma no, non esiste una posizione migliore di un’altra. Ciò che conta davvero è solo stare comodi». No, non conta il fuori, ma il dentro.


    Tre esercizi da fare a casa

    Suggeriti da Giovanni Vota, esperto di spiritual coaching.

    1 DOPO UNA LITE CON IL PARTNER

    Chiudere gli occhi, concentrarsi sul proprio respiro, quindi mettere in connessione il proprio cuore con quello del partner anche senza averlo davanti. La comunicazione tra i cuori che si fonda su immaginazione gioiosa o ricordi positivi cambia la prospettiva. La rabbia svanisce.

    2 CON I FIGLI

    Si può meditare insieme. Seduti uno davanti all’altro, tenendosi per mano. Meglio se è il bimbo o la bimba a guidare la madre o il padre attraverso un racconto fantastico da ascoltare rigorosamente a occhi chiusi. I bambini sono per natura vocati all’immaginazione, pronti a proiettarsi e proiettarci in mondi diversi.

    3 SE LA FAME E’ NERVOSA

    Può indicare carenza di affetto. Parlate spiritualmente con chi vi sentite in debito (padre, madre, compagno, amico). Dite loro ciò che non avete mai detto. Sembra assurdo, fin troppo semplice, ma funziona. La fame si placa».

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