I ritocchini «spiana-rughe» sul volto sono sempre il trattamento più richiesto per apparire giovani. Mentre prima a eseguirli erano solo i medici estetici, oggi possono farli anche i dentisti. Con polemiche accese tra le due categorie di professionisti. E incertezze per chi si vuol e sottoporre a questi interventi.
Un una realtà che premia soprattutto efficenza e immagine, la priorità è restare giovani. O meglio, apparire giovani. Più a lungo possibile e a qualsiasi costo. Il che spesso non ha niente a che fare con la salute. La cristallizzazione dell’età comincia sempre prima, anche quando l’anzianità appartiene a un lontano futuro. La paura della ruga, l’ossessione di un viso con le rotondità quasi infantili sono diventati nuovi codici esistenziali. E l’interesse per la medicina estetica è ai massimi storici.
Secondo una ricerca di P&S Intelligence, nel 2023 raggiungerà un fatturato mondiale pari a 19,4 miliardi di dollari dagli 8,6 miliardi del 2018, con un incremento medio annuo del 12,2 per cento.
La Sicpre, l’unica società italiana riconosciuta dal ministero della Salute e che rappresenta l’80 per cento dei chirurghi plastici, stima che nel 2021 gli interventi sono aumentati del 19,3 per cento e del 33 negli ultimi 4 anni; con quasi 700 mila interventi, di cui 284 mila chirurgici e 385 mila «non invasivi», l’Italia è al nono posto nella classifica mondiale (in Europa seconda solo alla Germania).
Il fenomeno è in crescita esponenziale perchè l’età si sta abbassando e coinvolge anche gli uomini. Numeri ufficiali più circostanziati, in Italia non ce ne sono, poiché la maggior parte dei professionisti lavora in privato, e quindi difficilmente fornisce dati all’International society of aesthetic plastic surgery (Isaps), che conta 116 Paesi aderenti ma appena mille chirurghi che condividono i numeri della propria attività.
Alcune rilevazioni del Codacons parlano di circa un milione di persone che ogni anno ricorre alla medicina estetica.
Basta questo ordine di grandezze per avere un’idea del business che si sviluppa dietro una ruga, con sempre nuovi operatori. Un esempio: il trattamento con radiofrequenza che promette di rassodare la pelle si può fare da un medico estetico, con laurea in medicina e formazione in una scuola specifica e, allo stesso modo, dall’estetista. Differenza di prezzo? Nessuna. Differenza di risultati? Opinabili. Naturalmente ogni specialista rivendica il primato.
Tanto più che la legislazione in materia è ancora piuttosto elastica, anche se in queste settimane si è fatto un passo in avanti nel regolamentare il settore. Una norma contenuta nel decreto Bollette ha esteso gli interventi di medicina estetica ai dentisti. Oltre alla zona compresa dalla parte superiore del naso fino al mento, com’era finora, potranno agire sulla fronte. Non solo labbra più carnose, ma botox «spiana-rughe», il più richiesto.
La conseguenza sarà certo una maggiore concorrenza che dovrebbe, secondo la logica del mercato, far abbassare i prezzi, ma la domanda è talmente alta da renderlo improbabile. I medici estetici sono sulle barricate e temono di vedersi sottrarre quote di mercato importanti. In un recente intervento, Emanuele Bartoletti, che presiede la Scuola di medicina estetica internazionale della Fondazione Fatebenefratelli, attiva da oltre 30 anni, parla di «rischio sicurezza per i pazienti».
E aggiunge: «Questa norma permetterà agli odontoiatri di eseguire terapie di medicina estetica al di fuori delle loro regioni anatomiche. Significa autorizzarli per legge a progettare una sorta di “ponte sullo Stretto”, non considerando assolutamente le loro competenze e senza specificare il tipo di preparazione che devono avere per poter eseguire i trattamenti in sicurezza. Fuor di metafora, si tratta di una forzatura. La norma crea confusione, credo che si debbano dare ai pazienti i mezzi adeguati per poter scegliere in modo corretto e consapevole il medico o l’odontoiatra».
Getta acqua sul fuoco il presidente di Simeo, l’Associazione medicina estetica odontoiatrica, che non vuole scendere in polemica: «Non c’è concorrenza con i medici estetici, anzi siamo disponibili ad accoglierli nei nostri studi. Aumenterà l’offerta a vantaggio dei pazienti. Quanto alle competenze, gli odontoiatri hanno una preparazione in chirurgia orale, una profonda conoscenza dell’anatomia del viso e una manualità specifica perché lavorano su piccole aree della bocca».
Il presidente di Andi Roma (i dentisti della Capitale) Gilberto Triestino pone l’accento sulla formazione che «dovrebbe essere inserita nei percorsi universitari mentre spesso è affidata alle aziende». Manca infatti una specializzazione riconosciuta in medicina estetica.
Esistono i master universitari e le scuole quadriennali gestite da società scientifiche accreditate al ministero della Salute: hanno caratteristiche comprese nei requisiti per poter essere iscritti al registro di medicina estetica e servono per capire se il medico ha fatto un percorso formativo. Purtroppo non esiste un registro nazionale ma soltanto alcuni ordini dei medici provinciali.
Queste carenze generano il caos, amplificato dalla tendenza a rivolgersi al web per cercare informazioni e dal marketing pressante di aziende straniere che propongono prezzi stracciati.
Sono oltre 300 mila gli italiani che ogni anno varcano il confine per sottoporsi a interventi estetici. Le destinazioni più quotate: Turchia e Polonia per il trapianto di capelli, Brasile, Messico, Thailandia, Polonia e Ungheria per la chirurgia estetica in generale. A Istanbul varie società reclamizzano pacchetti di trapianto di capelli, incluso il soggiorno, a meno di 3 mila euro, mentre in Italia, procedimenti simili possono costare intorno ai 10 mila.
«Abbiamo assistito a un incremento delle complicanze del 30-40 per cento, legate soprattutto all’utilizzo dei filler» denuncia Bartoletti, che presso l’ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma presiede il Servizio ambulatoriale di Medicina estetica dedicato anche delle complicanze.
In questo corsa a inganare il tempo e l’invecchiamento, si diffonde sempre più anche la dismorfofobia, ovvero la falsa percezione di uno o più difetti fisici inesistenti. Non a caso si parla di «Zoom Boom», l’ossessione di apparire al meglio durante le videochiamate, o di «rich girl face», la richiesta di tratti del viso individuati come tipici delle ragazze ricche. Spesso poi, afferma la Sicpre, le richieste sono per interventi sproporzionati, come labbra supercarnose e seni esagerati. È su questo terreno fertile che cresce rigoglioso il business. Ed è solo l’inizio.