Iperconnessi con i follower. Esposti alle tempeste «di fango» degli odiatori. Osservati dalle procure che vogliono indagarne i business (chiedere a Ferragni). Eppure, scorrendo i conti delle loro attività, pagare il prezzo della fama conviene…
È la massima aspirazione dei virgulti tricolore. Vogliono fare gli influencer, mica i cardiochirurghi. Nemmeno deflagranti e perigliose inchieste scalfiscono il loro sogno: le traversie giudiziarie della regina di Instagram, indagata per truffa aggravata sulla finta beneficenza di pandori, uova di pasqua e bamboline. Proprio lei: l’inarrivabile Chiara Ferragni. Pirotecnici studi continuano piuttosto a validare la massima ambizione nazionale: il mercato, in vivace crescita, vale 323 milioni. Sono i danari che le imprese girano alle celebrità per vedere pubblicizzati i loro prodotti. Vantiamo dunque il maggior numero di influencer, o aspiranti tali, del continente: il 2,2 per cento della popolazione under-18. Certo, il governo ha appena varato norme anti buonismo farlocco: un decreto di legge, intitolato eloquentemente a Ferragni, che annuncia maggiore trasparenza per gli aspiranti benefattori. Con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ricorda eufemisticamente: Chiara non è «certo Che Guevara». L’Agcom, intanto, impone maggiore trasparenza per separare i buoni propositi da quelli lauti, pena multe salatissime.
Poco importa, pare. L’influencer barcolla, ma non molla. I Ferragnez annaspano, certo. Ma una pletora di arrembanti incalza. Secondo le ultime stime, in Italia sarebbero 350 mila. Già, ma quanto guadagnano i più popolari? Partiamo da Khaby Lame, allora. Su Instagram ha 80 milioni follower: più del doppio di Ferragni. Su TikTok ne vanta oltre 160 milioni, 25 volte quelli di Chiara. L’ascesa del ventitreenne di Chivasso (Torino), di origini senegalesi, comincia ai tempi del Covid. Fa l’operaio, ma viene licenziato. Si butta sui social. Punta sul silenzio ironico. È una specie di mimo digitale. Chance, giardiniere analfabeta in Oltre il giardino, capolavoro cinematografico del 1979, diventa un possibile candidato alla Casa Bianca. Grazie al potere della televisione. Khaby, comico per caso, diventa «il Charlie Chaplin dell’era digitale». Grazie al potere dei social. Seguono illustri collaborazioni: la casa di moda Hugo Boss, la piattaforma di criptovalute Binance o la banca qatarina Qnb.
Il tiktoker più seguito del pianeta è diventato persino un eroe di Fortnite, il celeberrimo videogioco. A febbraio 2023, quando la sua ascesa è ormai planetaria, fonda la Khaby Lame srl. Nell’attesa che la società depositi il suo primo bilancio, bisogna allora risalire alla sua precedente avventura imprenditoriale, terminata lo scorso maggio: la Iron corporation di Milano, di cui era socio e consigliere. Nel 2022 chiude con 12 milioni di ricavi e ben 6,3 milioni di utili, in aumento del 400 per cento rispetto all’anno precedente. E il meglio deve ancora venire. Da spiantato a sfondato. Artista per diletto. Milionario casuale. Il sogno dell’aspirante celebrità. Veniamo agli imprescindibili seppur declinanti Ferragnez: neologismo che assomma Ferragni al marito Fedez, rapper dalle velleità rivoluzionarie, uniti sia nella vita che negli affari. Quarantacinque milioni di follower in totale: trenta lei e quindici lui. Secondo Hopper HQ, che fa analisi sui social media, Ferragni guadagna(va) oltre 82 mila dollari a post. La lista delle sponsorizzazioni pare(va) sterminata. Dai pigiamoni di flanella al lusso sfrenato. Brand popolari, vedi Calzedonia e Intimissimi. Fino alle maison più esclusive: Chanel, Louis Vuitton, Prada, Bulgari. Poi creme, gioielli, auto. E l’alimentare. Come i pandori e le uova di pasqua che sarebbero stati usati, assieme alla bambola Trudi, per quella falsa beneficenza su cui adesso indaga la procura di Milano.
L’impero di famiglia, a dispetto della ventilata crisi sentimentale, conta undici società e un fatturato di oltre 50 milioni. Partiamo dall’imperatrice dei social. Fenice, che commercializza il suo brand di moda, ha ricavi per 14,2 milioni, più che raddoppiati rispetto al 2021. Tanto che la società, prima del Pandorogate, era valutata 75 milioni. L’altra azienda è Tbs Crew. Seguono le altre attività, dedite in particolare alla gestione dell’immagine. Anche in questo caso, il fatturato lievita: dai 7,1 milioni del 2021 a 14,3 milioni del 2022. Brillanti pure i risultati di Sisterhood, ramo campagne pubblicitarie: 4,5 milioni di fatturato e 2,4 di utili. Gli affari di Fedez, sono invece gestiti soprattutto dall’onnipresente madre: Annamaria Berrinzaghi. Alla famiglia del cantante sono quindi riconducibili sette aziende. La capogruppo è Zedef. L’ultimo bilancio registra utili in aumento: circa quattro milioni. La palindromica società detiene soprattutto Zdf, ramo operativo del gruppo: quasi 5,3 milioni di fatturato. La società, a sua volta, ha il 49 per cento di Doom entertainment, che scova «performer, influencer e youtuber». Il bilancio 2022 segnala oltre dieci milioni di ricavi, in robusta crescita. L’impero di famiglia s’è ampliato l’anno scorso. Con Muschio selvaggio, che realizza l’omonimo podcast. E due società che si occupano di produzione e commercio di bevande alcoliche: Happy Seltz e Tubo.
Poi ci sono le «spin-off» di Chiara: la sorella Valentina, intanto. Pure lei influencer. La sua società di gioielli ha il nome delle sue iniziali: Vieffe, appunto. Nel 2022 registra un ragguardevole giro d’affari: quasi 4,9 milioni. E un utile invidiabile: 921 mila euro. Meno fortunata la terza sorella, Francesca. Vanta 1,5 milioni di follower. Ma l’azienda personale, nata come «attività degli studi odontoiatrici», chiude il 2022 con un «fatturato stimato» di 43 mila euro. Fa meglio Chiara Biasi, amica del cuore di Ferragni da quattro milioni di follower. L’omonima società personale ottiene ricavi per meno di 300 mila euro, ma utili non disprezzabili: 111 mila euro. Mentre restano cospicue le entrate di Giulia De Lellis, acerrima nemica di Chiara, da anni tra le influencer più seguite del Paese, già autrice del bestseller Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza!. Anche la sua srl, My GDL, pur registrando una lieve flessione rispetto all’anno precedente, ha quasi un milione e mezzo di ricavi e 453 mila euro di utili. Apparentemente finiti, considerato che la società non ha dipendenti, all’unica socia: De Lellis. Un’altra leggendaria sfidante di Chiara è la multiforme Elettra Lamborghini: cantante e personaggio televisivo, 7 milioni di follower. La sua Deseos ent. fattura mezzo milione. Bruscolini, visto l’indimenticabile avo: il nonno, Ferruccio Lamborghini, che fu il fondatore dell’omonima casa automobilistica.
Comunque, davanti alle nuove e scalpitanti giovani leve, tocca fare i pedanti: chi guadagna cifre considerevoli non lo fa mettendosi in posa con una bibita in mano, ma soprattutto con più remunerative iniziative imprenditoriali, seppur alimentate da video e post. Vedi i Ferragnez, appunto. Che però adesso, dopo l’indagine milanese, vedono traballare i loro sontuosi fatturati. Poi ci sono quelli che si reinventano influencer, per integrare e alimentare altri business. Vedi alcune icone nazionali dello sport. Tra i più seguiti, ad esempio, c’è l’ex portiere della nazionale di calcio, Gigi Buffon. O Valentino Rossi, il mito del motomondiale. Rispettivamente al decimo e al sesto posto tra i connazionali più seguiti su Instagram. Ma anche la cucina italiana vanta una Rossi diventata leggendaria: Benedetta. Blogger, scrittrice, conduttrice. Grazie ai social ha trasformato una passione, la genuina cucina casalinga, in florida azienda. Assieme al marito, ha fondato Maui media: quasi 3,2 milioni di ricavi e 880 mila euro di utili.
L’unica che, numeri alla mano, sopravanza l’impero dei Ferragnez è però Cristina Fogazzi, meglio nota come l’Estetista cinica. L’anno scorso è stata perfino sponsor del festival di Sanremo, dove Chiara era ribalda co-conduttrice e Fedez frizzante ospite. Una giovinezza passata tra pignoramenti e fallimenti. Poi, per Fogazzi, arriva il successo. E, adesso, il trionfo. Ha appena venduto il 30 per cento di Reforme, che controlla la sua azienda di cosmetici da oltre 70 milioni di ricavi, a un fondo di private equity: per una cifra sensazionale, pare. Eppure, scossa per le vicissitudini della regina degli influencer, solo qualche settimana fa spiega ai follower: «Per la prima volta, in tanti anni, ho pensato di chiudere tutto». C’ha ripensato, per sua fortuna. Comunque, «tira una brutta aria» ammette l’Estetista cinica. Niente paura, però. Restiamo sempre un popolo di santi, poeti e navigatori. Praticamente, il manuale del perfetto influencer.