«Sono sempre stata la pecora nera della famiglia». Lola Corfixen, 19 anni, bionda dal viso d’angelo, stanga di un metro e 79, e un nome vero che è già perfetto per immaginare una carriera da futura star, spiega con questa frase che non è mai stata interessata al business di famiglia. Suo padre, Nicolas Winding Refn, 52 anni, è il regista di film di culto come Drive (ci ha vinto l’Oscar), Pusher e The Neon Demon, sua madre Liv è attrice e produttrice, sua sorella Lizzielou ha intrapreso anche lei il lavoro di attrice. «Tutto a casa mia è sempre ruotato attorno al cinema, così dicevo a mio padre che avrei voluto seguire la mia strada. Per un po’, oltre a studiare, ho fatto la modella e non mi interessava recitare».
Poi però suo padre ha pensato a lei per il ruolo di Rakel, una specie di supereroina aliena, gemella diversa di Miu, la protagonista della nuova serie in sei episodi Copenaghen Cowboy disponibile su Netflix, in cui il regista dopo la sua escursione hollywoodiana torna nella natìa Danimarca per occuparsi ancora una volta del milieu criminale. Miu (Angela Bundalovic) è una donna venduta come schiava solo perché si dice porti fortuna a chi la possiede; per questo finisce tra le grinfie di una donna brutta e vecchia, sorella di un trafficante di prostitute, che la compra per avere a tutti i costi un figlio. Un giorno però la minuta e apparentemente inoffensiva Miu utilizza i propri poteri per liberare se stessa e le altre schiave, in un mondo pieno di personaggi gretti e bizzarri, che fuoriescono da un buio pesto illuminato di colorate luci al neon. Finché a un certo punto non appare in scena anche Rakel e si scatena l’inferno. «Non ci pensavo proprio a recitare» ammette Lola «ma un giorno mio padre, che aveva già iniziato le riprese, mi ha chiesto di provare a dire un paio di battute. Io mi sono rifiutata, ma lui ha continuato a insistere e così le ho dette purché mi lasciasse in pace. Devo ammettere che quel giorno mi sono divertita e quando qualche mese dopo mi ha chiesto di interpretare quel ruolo ho pensato: perché no? Non immaginavo che fare l’attrice potesse essere così divertente».




Lanciata verso una brillante carriera, Lola Corfixen non è la prima né sarà l’ultima «figlia d’arte» ad approdare sullo schermo. Si unisce ad altre giovani e bellissime che di recente si sono affacciate sul proscenio, come Lily-Rose Depp, ammaliante figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis, che a 23 anni ormai sembra una veterana, visto che ha iniziato a recitare a 16: già apparsa nel kolossal Il re è ora pronta per essere la protagonista della nuova serie The Idol di Sam Levinson, che con Euphoria ha già mandato nell’empireo la stella di Zendaya.
Un’altra recentissima scoperta è Dylan Penn, 21 anni, che ha ereditato la propria avvenenza dalla madre Robin Wright. In Una vita in fuga ha stregato i critici interpretando la figlia di suo padre Sean e ha altri tre titoli in arrivo. «Non chiedo loro di darmi consigli» ha dichiarato «anche perché penso che preferiscano faccia le mie scelte e commetta i miei errori». Così come sembra aver già superato il successo della madre (Andie MacDowell), nonostante abbia solo 28 anni, Margaret Qualley, già scelta da Quentin Tarantino per la parte dell’autostoppista in C’era una volta… a Hollywood e prossima a interpretare Ginger Rogers nel biopic Ginger & Fred.
Più affermata, ma pur sempre agli inizi della carriera, è invece Dakota Johnson, 33 anni, figlia di Don Johnson e di Melanie Griffith, a sua volta figlia d’arte (la madre era Tippi Hedren, lanciata da Hitchcock ne Gli uccelli e Marnie): archiviato lo scandalo sexy della trilogia delle Cinquanta sfumature, la vedremo presto nel cinefumetto Marvel Madame Web. Il lignaggio artistico non sempre è sufficiente a esplodere subito: lo sa bene Zoë Kravitz, figlia dell’attrice Lisa Bonet (Angel Heart) e del cantante Lenny Kravitz, diventata a 34 anni una star grazie al recente The Batman, dopo 15 anni di gavetta in innumerevoli film. Perché a volte, anche se hai talento e un cognome facilmente riconoscibile, hai comunque bisogno di un colpo di fortuna per emergere tra tanti volti nuovi che ogni anno si affacciano sulle scene hollywoodiane.
«Io credo nella fortuna e mi ritengo molto fortunata» dice Lola Corfixen «ma non per i motivi che possono pensare gli altri. La fama di mio padre è sempre stata un po’ ingombrante, perché quando ero a scuola era inevitabile che prima o poi gli altri ragazzi mi fermassero e mi ponessero delle domande su di lui. Per me però non è mai stato Nicolas Winding Refn ma semplicemente mio papà, che quando rientravo a casa faceva cose normali tipo giocare con il Lego o guardare un film insieme a noi. Lui ha un profondo senso della famiglia ed è per questo che ha voluto coinvolgerci tutte nel suo lavoro: è un modo di stare insieme».
Certo non dev’essere facile per una ragazza così giovane calarsi in un universo a tinte cupe come quelli creati da Refn, che peraltro spesso nei suoi film espone le donne a indicibili violenze, non soltanto psicologiche. «Ovviamente non posso spiegare le cose al posto suo» continua «e dovreste parlarne con lui, ma secondo me la sua messa in scena della violenza non è mai fine a se stessa. Nel caso di Copenaghen Cowboy le due protagoniste sono supereroine che si vendicano per tutti i soprusi subiti. Da una parte c’è Miu, che è stata venduta come fosse un talismano, e dall’altra c’è Rakel che è stata rinnegata dalla sua famiglia a causa dei suoi spaventosi poteri. Sono come due fiocchi di neve o meglio ancora, come due lati della stessa medaglia, e la loro reazione e la rabbia sono giustificate da ciò che hanno subito e sopportato troppo a lungo».
Occhi verdi incastonati in un fisico statuario, Lola deve il proprio nome all’infatuazione del padre e della madre per il personaggio di Marlene Dietrich ne L’angelo azzurro. Nonostante l’attenzione che ha calamitato alla recente Mostra del Cinema di Venezia, ha raccontato di volersi prendere ancora del tempo prima di capitolare definitivamente e votarsi alla Settima Arte. Intanto però, dopo la serie tv in programmazione su Netflix, è tornata a lavorare col padre Nicolas nel cortometraggio Touch of Crude, che debutterà nelle prossime settimane, dove mescola la recitazione con l’altra sua passione («Ho deciso di continuare a fare la modella per un po’»), e dove appare insieme alla madre Liv e alla sorella Lizzielou. Nel frattempo magari avrà modo di aggiornarsi sulla storia del cinema e studiarsi un po’ la filmografia del padre: «Lo ammetto» rivela candidamente «ho visto soltanto Drive, la serie Too old to die young e il film sul mondo della moda The Neon Demon. Dei tre è quello che mi è piaciuto di più».