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Tutti i giochi (da collezione) che fanno felici i boomer

Tutti i giochi (da collezione) che fanno felici i boomer

Acquistate in negozi specializzati, vendute alle aste o scambiate, le bambole, le figurine, le statuine manga sono veri pezzi da collezione. giocattoli sono una cosa seria. Soprattutto quelli della seconda metà del secolo scorso, sono una passione ma anche un possibile investimento. Promossi a esempi della cultura pop e considerati originali oggetti artistici, hanno un loro mercato importante, con quotazioni di tutto rispetto.


L’«action figure» di Vlix, uno dei giocattoli più rari del mondo di Star Wars, nel 2021 è stato venduto per quasi 24 mila dollari in un’asta di Hake’s Auctions; una statuetta in edizione limitata del personaggio Marvel Dr. Doom, prodotta da Sideshow, si vende anche a 3.500 euro se è in condizioni perfette, con tanto di scatola originale; il playset di Eternia, la mitica cittadella dei Masters of the Universe, altro giocattolo quasi introvabile, può costare anche 10 mila euro. E di Eternia, il solo foglietto delle istruzioni, su eBay è in vendita a 230 euro, quasi come un autografo di Gabriele D’Annunzio. E siamo lontani dalle vette degli esemplari inavvicinabili, come l’orsetto Steiff griffato Louis Vuitton, venduto a 213.720 euro in un’asta di Christie’s ed entrato nel Guinness dei primati, o il modellino della Batmobile del 1966, battuto nel 2023 da Heritage Auctions per 150 mila dollari, o ancora, la Barbie con outfit personalizzato ideata da Stefano Canturi, venduta anni fa in un’asta di Christie’s per 302 mila dollari (solo il collier della bambola vale buona parte del prezzo).

Naturalmente, poi, si è sviluppato un indotto legato al fenomeno. Per esempio, esistono società che certificano l’autenticità e le condizioni di un certo giocattolo. In gergo tecnico, si dice «gradare»: il gioco in viene analizzato, gli esperti vedono se ci sono tutti i pezzi e se sono integri, e poi chiudono il tutto in una scatola trasparente sigillata, dove viene apposto un bollino con tutte le specifiche. Ha colto la tendenza con anticipo sui tempi Paolo Schmidlin, nato nel 1964, uno degli scultori più originali della sua generazione. Ha destinato parte della sua abitazione a quello che definisce il «museo»: due stanze in cui sono ospitate le collezioni di bambole, dalle Barbie alle rarissime bambole francesi dell’Ottocento a quelle americane dagli anni Venti ai Quaranta. Qui i giocattoli sono protagonisti, al pari di una scultura crisoelefantina di Demetre Chiparus, celebre esponente dell’Art Déco. Come spiega Schmidlin, «Il giocattolo antico o vintage, fino agli anni Sessanta, non ha più il caratteristico aspetto ludico e si è trasformato in un oggetto collezionabile che, oltre all’estetica, ha una sua intrinseca nobiltà dovuta all’ideale patina conferita dal tempo. Pensiamo alle Barbie proprio degli anni Sessanta, specchio di un American Dream oramai evaporato; o alle rare e pregiate bambole francesi dell’Ottocento, che hanno attraversato indenni un secolo e mezzo di storia. Non sono più giocattoli, sono la narrazione di un’epoca e di una società. Diventano oggetti da ammirare, io la considero vera arte concettuale».

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Tutti i giochi (da collezione) che fanno felici i boomer
Soldatini di Davide Lopopolo, 2016.
Tutti i giochi (da collezione) che fanno felici i boomer
Linea Biker Mice From Mars, prodotta da Galoob nel 1993.
Tutti i giochi (da collezione) che fanno felici i boomer
Lo scultore Paolo Schmidlin con la sua collezione di bambole francesi Jumeau, Steiner Blu dell’Ottocento.
Tutti i giochi (da collezione) che fanno felici i boomer
Modellini di carrozzeria di fantasia in policarbonato lexan. Si rifanno alle origini delle «slot cars» competitive degli anni Settanta-Ottanta.

Si colleziona per passione, per nostalgia, ma anche per arredare la propria casa. «Non riuscirei a vivere in una casa asettica con quattro quadri alle pareti» conferma Matteo Filardi, 41 anni, che può vantare una collezione di tutto rispetto, che riflette la storia del giocattolo dagli anni Settanta ai Novanta, con pezzi rari che vanno dai Big Jim ai Mego, dai Sectaurs ai Monster in my pocket. «La mia casa deve essere piena di oggetti che mi rappresentino. Io amo i giocattoli, che qui fanno l’effetto di pezzi di design. Piuttosto che vedere su un mobile una scultura, che seppur di valore non mi comunica nulla, preferisco due personaggi di Masters of the Universe. Perché sono molto decorativi e quando li guardo mi danno allegria e migratificano». Una dimensione da museo domestico anche per Riccardo Zenari, che possiede un’intera collezione di Masters of the Universe, coloratissimi e pop. «Non ci gioco quasi mai: pur avendoli doppi e tripli, ho paura di rovinarli. Per me questi giocattoli, così scultorei, sono più vicini all’arte che alla dimensione dell’intrattenimento». Può anche capitare che si vogliano mostrare i propri piccoli tesori al mondo intero, anche se in genere la propria raccolta è un fatto personale.

Piero Tecchio, medico al Policlinico di Milano e grande esperto di modellini di auto, ha presentato la sua galleria con più di 300 esemplari in un servizio della tv giapponese. Altri collezionisti sono più restii. «Tanti vogliono mettere in mostra la loro raccolta, magari su YouTube e su Instagram» osserva Paola Doria, che nella propria annovera importanti «pezzi» di Polly Pocket, My Little Pony, Lady Lovely. «Io, al contrario, vivo la collezione più come una dimensione privata, come una “Wunderkammer” in stile pop dove mi posso rifugiare e ritrovare le emozioni che provavo da bambina». E aggiunge: «Può essere anche una sorta di art therapy, un modo per rilassarsi e trovare benessere attraverso la creatività».

Intanto il giocattolo continua a evolvere, tra prodotto di consumo e artigianato. Ne è un esempio un’icona come la tradizionale pista elettrica per automobiline. Nota Stefano Lazzari, partner in TA71 Slotcars Factory, «pur avendo una vocazione vintage, la pista assieme al trenino è il giocattolo boomer per eccellenza». Collezionisti e appassionati sostengono un mercato e creatività artigianale di altissimo valore, basti pensare al lavoro di incredibili creativi come David Sillage e David Beattle, che del gioco hanno fatto una professione». D’altronde, a legittimare il carattere artistico di certi giocattoli, ci sono le aste. Gli operatori del settore quali Bolaffi e Catawiki dedicano vendite regolari a quelli più ricercati, come i cosiddetti Hot Toys, action figure curatissime nel dettaglio. Qui non si parla più soltanto dei robot giapponesi degli anni Cinquanta e dei diorami creati un secolo fa, ma anche di statuette «Funko! pop» e di scatole di Lego ormai introvabili. Di pari passo aumentano i prezzi, con le stesse dinamiche del mercato dell’arte. Più che a quella, secondo i collezionisti Paolo e Marco Pugnante, questi giocattoli si avvicinano all’antiquariato. «Ci si riconoscono i valori che una società vuole insegnare ai più piccoli, però, l’opinione comune fatica a riconoscere ai giocattoli la dignità che è propria dell’antiquariato». «Il giocattolo che più si presta a diventare oggetto decorativo, è quello con una forte connotazione della sua epoca» aggiunge Schmidlin. «Questa riconoscibilità lo rende diverso – e più prezioso – di un qualsiasi esemplare moderno». In ogni caso, antichi o moderni, i giocattoli da collezione hanno quotazioni sempre più alte. «I Masters of the Universe costano il doppio o il triplo rispetto al passato» nota Riccardo Zenari. «Per un gigante Tytus o Megator si arriva a ottomila euro, mentre 20 anni fa costavano poche decine di euro»

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