Ormai diventano «oggetto del contendere» anche nei divorzi alla ribalta delle cronache: le borse di griffe famose vanno all’asta a decine (o centinaia) di migliaia di euro, per non parlare di orologi e cronografi che negli anni acquistano più valore dei migliori «collocamenti» azionari… In questo mercato in forte crescita, però, occorre selezionare settori di interesse e modelli.
Un tempo, le battaglie legali per il divorzio puntavano ad appartamenti e assegni di mantenimento. Oggi nelle dispute sono entrati gli oggetti di lusso, come borse e orologi. Da semplici regali dei momenti felici, con un valore quindi non monetizzabile, si sono trasformati in investimento. Si pensi alla lite, nella causa di separazione della coppia Totti-Blasi, che verte su armadi di borse griffate e collezioni di Rolex: per chi conosce l’evoluzione del mercato, non si tratta della bizzarria di una coppia vip.
In alcuni doni il risvolto economico ha maggiore importanza della valenza romantica. D’altronde anche la donna più sentimentale può trasformarsi in una cinica «business woman» solo guardando un paio di cifre. Un modello di borsa Hermès, la Kelly Himalaya, è stata battuta in un’asta a Hong Kong, nel 2020, a 437.330 dollari (365.545 euro). Questo perché ne sono stati prodotti pochissimi esemplari e si contano sulle dita di una mano le star, tra cui Jennifer Lopez, la famiglia Kardashian e Victoria Beckham, che ne hanno sfoggiata una. L’Himalaya – nomen omen che ne testimonia anche l’irraggiungibilità – è un pezzo unico, realizzato con la pelle di coccodrillo del Nilo e con l’uso di una tintura particolare per creare quelle nuance sfumate dal grigio al bianco perlaceo che evocano i ghiacciai. Altro modello esclusivo di Hermès è la Birkin, che dà grandi soddisfazioni ai proprietari.
Uno studio del 2017 condotto da Baghunter, piattaforma retail di borse di lusso, ha dimostrato che l’investimento in questo modello sia stato più profittevole, su base annualizzata, dell’oro o dell’indice azionario statunitense S&P 500. Guardando ai dati dal 1980 al 2015, la Birkin ha incrementato il proprio valore del 500 per cento nell’arco dei 35 anni, un aumento del 14 per cento ogni 12 mesi, mentre il prezzo di oro o azioni ha subìto molte oscillazioni. Memorabile un’asta di Christie’s dell’aprile scorso, in cui un lotto di borse di Hermès ha ottenuto un tale successo che il ricavato è stato il doppio delle attese, 2,27 milioni di euro. La quasi totalità dei pezzi è stata venduta ben al di sopra della stima.
Un caso analogo c’è stato anche in Italia alla casa d’aste Finarte, che nel 2019 ha curato la vendita di una collezione privata di 120 «pezzi» di Hermès. Il collezionista, che aveva comprato le borse negli anni tra il 2011 e il 2013 solo per investimento e le aveva depositate in un caveau, ha ricavato circa un milione di euro, di cui la metà è stata di guadagno. A chi obietta che l’investimento richiede una disponibilità di migliaia di euro (il costo di una Birkin parte da circa 8 mila euro nella versione base, ma può arrivare a 50 mila nelle versioni più pregiate), gli analisti rispondono che tali somme non sono spese ma «parcheggiate nell’armadio», pronte a tornare liquide in ogni momento.
Secondo la società di consulenza Knight Frank, tali investimenti hanno un buon potenziale, al pari degli immobili o delle opere d’arte, se fatti con criterio. Non tutte le borse però, solo perché di lusso, sono un affare; e non tutte le «vintage», in quanto tali, possono essere valutate in modo economicamente significativo. Come in ogni attività commerciale di collezionismo, bisogna conoscere il mercato e saper selezionare, perché i marchi e i modelli che aumentano di valore con il passare del tempo sono limitati. ll sito vintage Rebag, nel suo Rapporto annuale ha stilato una classifica. Chanel e Louis Vuitton rimangono i brand più quotati, definiti come «unicorni», al pari di quelle start up di successo che raggiungono il valore di almeno un miliardo di dollari. Ma i veri numeri uno della classifica sono Gucci e Prada, perché combinano al meglio quelli che sono i trend del momento con i tratti distintivi ed evergreen. «A basso rischio» di svalutazione sono considerate le borse di Balenciaga, Fendi, Céline, Givenchy e Chloé. Margherita Manfredi, capo dipartimento Fashion Vintage e Memorabilia della casa d’aste Finarte, afferma che «i modelli di Gucci degli anni Sessanta e Settanta raggiungono in asta anche quotazioni importanti».
In ogni caso il modello deve essere iconico, spiega l’esperta, come possono essere la Jackie o la Bamboo per Gucci, la Lady Dior o la Sella per Dior. «Sono modelli storici ma riproposti oggi in tante tipologie di varianti e di colori. Se poi la borsa è usata, va valutato lo stato di conservazione e la garanzia di autenticità. Quelle usurate perdono valore, anche se di marchi e modelli molto appetibili sul mercato». Quindi chi le compra per rivenderle dovrebbe rinunciare al piacere di indossarle. Secondo uno studio pubblicato da Crédit Suisse a giugno 2022, il valore delle borse Chanel è aumentato del 24,5 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Una Chanel 2.55 – versione grande – che nel 2013 costava 1.800 euro, nel 2015 è salita a 3.300 euro, nel 2020 a 6.600 euro e a giugno 2022, con 3 centimetri in più nelle dimensioni – è arrivata a 8.900 euro. La Maxi – larga 20 centimetri – è passata da 7.100 euro nel 2020 a 9.450 nel 2022. Caratteristica del marchio, che fa incrementare il valore negli anni, è anche la scarsa «reperibilità»: è una delle poche case del lusso che non vende online e conta circa 250 negozi in tutto il mondo.
Una spinta importante agli investimenti in oggetti di marchi famosi è stata favorita dalla pandemia. I consumatori hanno utilizzato i propri budget – destinati in altri momenti ai viaggi e al divertimento – per gli acquisti in questo settore. La conferma viene dai dati del fatturato della moda che nel 2022 ha superato i 96,6 miliardi di euro. Per esempio il brand Céline è in salita del 16 per cento rispetto al 2021. Si tratta del risultato migliore degli ultimi 20 anni. Tra i beni di investimento un posto d’onore lo occupano gli orologi. In generale il loro valore cresce di circa il 7 per cento ogni anno, fino a un +108 per cento in un decennio, purché si tratti di modelli davvero interessanti. Basti pensare che il Rolex Paul Newman Daytona n. 6241, valutato intorno ai 3 milioni di lire negli anni Novanta, ha raggiunto la quotazione di mercato vicina a 250 mila euro. Nel breve periodo, è l’analisi fatta da Chrono24, la maggiore piattaforma mondiale del mercato degli orologi, si può guadagnare solo con modelli di tendenza. E fa l’esempio del MoonSwatch, che ha un prezzo consigliato di 450 dollari ma raggiunge i 4.500 e oltre sul mercato del vintage, o il Patek Philippe Tiffany Nautilus che ha un prezzo consigliato di 52 mila dollari ma, in un’edizione speciale, è stato battuto di recente a 6,5 milioni di dollari in un’asta di Phillips-Bacs & Russo.
Negli ultimi anni sono entrati in scena società di investimento, case d’asta e venditori del mercato vintage e questo segmento del lusso è esploso. Le marche che rendono di più, secondo Chrono24 che ha esaminato i risultati delle case d’asta, sono Patek Philippe e Rolex, cui si sono aggiunti, più di recente, Audemars Piguet, Vacheron Constantin, Cartier e Omega. Anche alcuni brand indipendenti si sono imposti nelle aste. Tra questi nomi come F.P. Journe e Philippe Dufour che hanno piazzato i loro orologi alle aste a oltre un milione di dollari. Con simili valutazioni perché stupirsi se, nelle cause di divorzio, borse e orologi diventano importanti al pari di un appartamento o della liquidità. Più che in Borsa, vale la pena di investire in borse.