In inglese si chiama Horticultural Tourism. È una forma di «turismo lento», in grande espansione, valido almeno otto mesi l’anno. Un modo di vivere a stretto contatto con fiori e piante, assai amato dalla Generazione Z, giovani che hanno riscoperto la natura dopo le privazioni della pandemia. In Italia, dove l’11 per cento del Pil è prodotto dal turismo, andar per giardini e parchi, pubblici e privati, è un’attività in crescita. Anche perché non siamo secondi a nessuno, nel settore. Ma ci voleva una straniera, una brillante e tenace scozzese, per mettere a sistema tutta questa ricchezza verde. Ci voleva Judith Wade. Nel 1997 fondò, con capitale privato, la srl «Grandi giardini italiani». Racconta a Panorama: «I beni culturali sono fabbriche della creatività. Con la mia società offro servizi di marketing e promozione, lavoro per 150 eccellenze in 15 regioni. Il network vuol promuovere i Grandi giardini italiani in patria e all’estero». Impresa riuscita, anzi in ulteriore sviluppo. Dice lady Wade, che vive sul lago di Como, a Cernobbio, dove ha sede la sua piccola, ma strategica azienda: «Nel 2023 abbiamo registrato oltre otto milioni di visitatori e sono stati organizzati più di 500 eventi culturali. Gli eventi commerciali e i matrimoni – un indiano ha sborsato 15 milioni di euro – sono diventati fonti di guadagno per le proprietà».
La regina dell’Horticultual Tourism continua: «Propongo un modello virtuoso di autofinanziamento. E insisto per far assumere personale qualificato. Il volontariato è lodevole solo se è volontario, se diventa un modo per risparmiare sulla pelle di chi spera in un posto fisso, non va bene. Oggi, oltretutto, le università offrono corsi di valorizzazione dei beni culturali. Ci sono ragazzi competenti, non facciamoli scappare all’estero» I giardini del network, descritti sul sito www.grandigiardini.it, costituiscono una vacanza dello spirito soltanto a leggerne le peculiarità. Sono diversissimi, pregni di storia e arte. Alcuni celebri, altri da conoscere, per esempio i giardini di Villa della Pergola ad Alassio (Savona), incanto che esiste grazie alla famiglia di Antonio Ricci – lui, il re di Striscia la Notizia -, che ha salvato dalla speculazione una storica villa e ridato vita al parco circostante. Dal 2006, con direzione di Silvia Arnaud Ricci e Paolo Pejrone, i giardini sono tornati rigogliosi. Tra pini marittimi, cedri del Libano, palme, fiori di loto, araucarie preistoriche e mirti secolari, l’Eden sul mar Ligure vanta 34 varietà di glicini ora in fiore, la più ampia collezione italiana, e 500 specie di agapanti.La Villa è un hotel, fa parte della filiera di lusso Relais & Chateaux e ospita il ristorante Nove, una stella Michelin, guidato dallo chef Antonio Romano.
Affacciati sul lago di Como, sogno romantico globale (George Clooney ha dato una mano), ecco i giardini che a Bellagio adornano quella che fu residenza estiva di Francesco Melzi d’Eril, duca di Lodi, villa neoclassica terminata nel 1810. Il relativo parco nacque su progetto dell’architetto Luigi Canonica e dell’agronomo Luigi Villoresi, ai quali si deve il famoso Parco di Monza. Notevoli il laghetto di ninfee e il chiosco in stile moresco, oltre che il monumento di Dante e Beatrice, che ispirò una sonata di Liszt. Si passeggia tra camelie, rododendri, azalee, canfore e monumenti neoclassici.





L’arte e la storia, qui come in ogni giardino della «collezione Wade» generano suggestioni culturali, valore aggiunto del ristoro vegetale. Trattando di giardini, non possiamo scacciare lo spirito di Giacomo Leopardi, che ci fa scorrere una pagina dello Zibaldone (1826). Questa, in estratto: «Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagion dell’anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in stato di souffrance […]. Là quella rosa è offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape […]. Quell’albero è infestato da un formicaio, quell’altro da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall’aria o dal sole che penetra nella piaga […]. Qua un ramicello è rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto va stracciando un fiore, vola con un brano, un filamento, una foglia, una parte viva di questa o quella pianta […]. Intanto tu strazi le erbe co’ tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi».
La pagina è nota come «il giardino del dolore», eppure, nonostante l’inclemenza di Leopardi, a leggerla, cala nell’anima una malinconica quiete e la passeggiata nei giardini diventa ancor più rigenerante. Con questa divagazione letteraria, torniamo tra piante e fiori. Ai giardini della Mortella, a Forio d’Ischia, creati negli anni Cinquanta dall’aristocratica argentina Susana, moglie del compositore britannico William Walton. Le ceneri di entrambi riposano tra sacre ninfee blu del Nilo, agapanti, aceri giapponesi e rose cinesi, in una sinfonia di profumi e colori che invade il Teatro Greco, sede concertistica. E che dire del Parco del Negombo, a Lacco Ameno, sempre sull’isola di Ischia? Con varietà botaniche da Brasile, Giappone, Australia, punti di forza sono le installazioni artistiche e le 12 piscine termali. Se torniamo al Nord, niente di meglio che trasportarsi a Villa Arconati, nel Milanese. Ha un giardino già apprezzato nel Settecento, con giochi d’acqua, un labirinto di carpini e sculture. La Villa è un museo.
Citiamo, frastornati dall’abbondanza, i celebri giardini della Reggia di Venaria Reale (Torino); quelli della Villa e Collezione Panza di Varese; Horti a Pavia, parco riqualificato dall’Almo Collegio Borromeo; il giardino barocco dell’Isola Bella, sul lago Maggiore. «Siamo la rete più green d’Italia», commenta Judith Wade. «Sono fiera di Garden Books, mia piccola casa editrice di volumi in vendita nelle librerie del network. E ci sono novità: ho creato Great Gardens of The World per Nick Hayek, proprietario di Swatch, il quale ha varato una linea di orologi, a marchio Rado, ispirati alla filiera che raggruppa 200 giardini in 32 Paesi. E ho fondato Gardens of Switzerland, per promuovere i giardini della Confederazione Elvetica». Che il mondo sia un immenso giardino? A parlare con lady Wade si è portati a crederlo.