Lo chef francese arriva in Italia con tre ristoranti, a Napoli, Roma e Massa Lubrense.e farà dialogare prodotti e tradizioni dei nostri territori con la sua anima d’oltralpe.
Alain Ducasse è tornato. A riportare in Italia lo chef pluristellato a capo di una galassia dell’haute couisine è il gruppo di hôtellerie di lusso Romeo Collection, parte del circuito Small Luxury Hotels of the World. La prima destinazione de Il Ristorante Alain Ducasse è Romeo Napoli, cui seguiranno in autunno Roma e poi Massa Lubrense sulla Penisola sorrentina. Ospitato in un edificio simbolico della città partenopea, l’albergo ha di recente rinnovato gli ultimi due piani, il nono dedicato al dining e il decimo riservato alla terrazza con una scenografica piscina a sfioro. Per questa location lo chef ha scelto di attingere al patrimonio italiano e lasciarsi ispirare dai prodotti del territorio come il carciofo di Paestum, il limone di Sorrento o il pesce di scoglio, unendo l’inconfondibile savoir faire francese. In cucina c’è l’executive chef Alessandro Lucassino, giovane delfino del grande cuoco. Nell’hotel di prossima apertura a Roma, ultimo progetto concepito dell’archistar Zaha Hadid e poi rimasto a lungo irrealizzato, arriverà Stéphane Petit. «Mi sono circondato di una giovane generazione di talento», ha raccontato Monsieur Ducasse a Panorama.
Ducasse è nuovamente in Italia dopo la sua esperienza in Toscana a L’Andana: un ritorno atteso e allo stesso tempo sorprendente. Porterà avanti la sua cuisine de la naturalité?
No, il ristorante dell’hotel Romeo Napoli non sarà il portabandiera della naturalité, questo ruolo è stato assunto e prosegue in altri locali della Maison Ducasse. Qui facciamo incontrare la cucina francese e il territorio campano. Gli scambi sono sempre un’eccellente fonte di ispirazione: è ciò che mantiene la cucina sempre viva.
Adesso Napoli, poi Roma. Quale scenario gastronomico si apre e come evolverà?
Ciascuno dei miei ristoranti racconta una storia particolare, dettata dal luogo in cui si trova e dal suo ambiente umano. Quindi, la sola cosa che ci si può attendere è un’esperienza diversa da tutte le altre.
Per il menu di Romeo Napoli ha scelto di utilizzare molte materie prime locali e di affidarsi a produttori d’eccellenza. In che modo l’Italia e le sue ricchezze la continuano a ispirare?
L’Italia ha la fortuna di avere una varietà di territori assolutamente eccezionale e questa ricchezza mi ha sempre ispirato. A Napoli utilizziamo prodotti locali, sia di terra che di mare. Il famoso fagiolo bianco di Controne, gli agrumi di Sorrento, il Bianco di bufala e molte altre materie prime della regione.
La Haute cuisine si interroga sempre di più sul tema della sostenibilità, che riguarda il pianeta – quindi l’impatto su di esso – e l’economia. Come vede il futuro in questa prospettiva?
È evidente che la cucina sia di fronte a grandi sfide. Ma non sono pessimista: si assiste a una nuova consapevolezza in ogni professione. Noi, come cuochi, abbiamo un ruolo da giocare nell’ambito delle nostre modalità di lavoro e in quello della sensibilizzazione del pubblico ai problemi ambientali.
Lei sta anche promuovendo il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell’umanità dell’Unesco. «Sponsorizzerà» questo aspetto anche nella sua nuova avventura?
Sì, senz’altro. Sostengo la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco e, con l’apertura dei miei primi ristoranti in Italia a Napoli e a Roma spero di continuare a dare il mio contributo.