Nel 2021 era la riserva di Matteo Berrettini. Poi, una partita dopo l’altra, l’altoatesino Jannick Sinner è arrivato al vertice del tennis. Adesso una nuova, difficlle prova lo aspetta: le Nitto ATP Finals di Torino (dal 12 al 19 novembre) dove dovrà vedersela con i fuoriclasse assoluti. «Ma è pronto per il grande palcoscenico» dice a Panorama il «signore della Coppa Davis» Paolo Bertolucci. «E vi piego perché…».
La prima volta non si scorda mai. Anche se, tecnicamente, Jannik Sinner ha debuttato alle NITTO ATP Finals di Torino nel 2021, da riserva di Matteo Berrettini, ritirato per infortunio, dando del filo da torcere a Daniil Medvedev e sbarazzandosi in due set di Hubert Hurkacz, quest’anno la partecipazione al torneo che raccoglie i migliori otto giocatori del mondo rappresenta la sua prima partecipazione ufficiale. A differenza di due anni fa in cui era un comprimario, il campione di San Candido ci arriva da protagonista e potrà giocarsela con i mostri sacri del tennis mondiale, a partire dal numero uno Novak Djokovic, campione uscente. «Data l’età questa è la prima di tante occasioni che avrà Jannik in carriera» dice Paolo Bertolucci, ex vincitore di Coppa Davis nel 1976, fenomeno del doppio con Adriano Panatta, e oggi commentatore per Sky Sport, il network che insieme a Rai trasmetterà l’evento in programma dal 12 al 19 novembre al Pala Alpitour. «Il suo è un progetto cui bisogna dare tempo, ma dopo aver fatto vedere basi molto buone, Jannik ha costruito pian piano il suo bagaglio tecnico e mentale: sta migliorando di partita in partita, ma siamo solo all’inizio, anche perché bisogna considerare che ha solo 22 anni ed è già il numero 4 del mondo».
In effetti per Sinner è stato un anno fantastico con la semifinale di Wimbledon, dove ha perso con Djokovic, e la vittoria di Montepellier, Toronto, Pechino e Vienna, in cui per due volte di seguito ha sfatato il tabù che lo vedeva sempre sconfitto con Daniil Medvedev, numero 3 del tabellone. Ma soprattutto ha sfoggiato una forza mentale da campionissimo e un gioco che prima era difficile vedergli praticare, soprattutto a rete, con demi-volée degne dei migliori attaccanti. «In precedenza Jannik a rete andava solo per stringere la mano all’avversario alla fine del match, ma adesso con l’allenamento sta prendendo confidenza con quella parte di campo che prima per lui era come sabbie mobili. È migliorato enormemente anche nella prima palla di servizio, che prima era il suo punto debole» commenta Bertolucci. Da qui a vincere però il passo è lungo perché a Torino, appunto, giocano i migliori. Al momento della stesura di questo articolo si sono qualificati in cinque, in ordine di classifica: Novak Djokovic, Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev, Jannik Sinner e Andrej Rublëv. Gli altri tre dovrebbero essere Stefanos Tsitsipas, Alexander Zverev e Holger Rune, anche se in teoria la corsa è ancora aperta anche per Ben Shelton, una delle sorprese dell’anno in grande ascesa.
«Il bello del tennis è che si gioca in tutto il mondo» dice Bertolucci «e i campioni spuntano ai quattro angoli del pianeta. Fino a ieri Sinner, Alcaraz e Rune parevano i giovanissimi destinati a conquistare i primi posti della classifica ATP in futuro. Adesso sono spuntati Ben Shelton e Arthur Fils. Chi è in testa non può mai stare tranquillo». Davanti però c’è ancora Novak Djokovic, che quest’anno non ha vinto il Grande Slam perché Alcaraz lo ha battuto a Wimbledon, ma è sicuramente a 36 anni, pur con almeno 10 anni in più sulla carta d’identità rispetto agli avversari, il favorito. «Si può amare od odiare, io gli preferivo Roger Federer e Rafael Nadal» continua Bertolucci «ma non c’è dubbio che sia il più grande tennista di sempre. Per lui parlano i tornei vinti in carriera – 24 in totale del Grande Slam – e quella forma fisica su cui lavora ossessivamente, come Cristiano Ronaldo. Non so quanto a lungo potrà andare avanti così, ma è un extraterrestre».
Gli altri favoriti, secondo l’ex tennista, sono Alcaraz e Medvedev: «Se Sinner arrivasse in semifinale, sarebbe un enorme successo. E poi a quel punto potrebbe accadere veramente di tutto». Il torneo che sarà organizzato a Torino fino al 2025 e per cui verrà presto avanzata richiesta del rinnovo per un altro quinquennio (ma attenzione all’interesse dell’Arabia saudita) ha già comunicato il tutto esaurito per questa edizione: una vittoria per una città sulla cui selezione in molti avevano espresso perplessità. «Anche io avevo dubbi quando è stata scelta Torino, non pensavo fosse in grado di ricevere così tanto pubblico: si tratta di riempire quasi 16 mila posti per due sessioni giornaliere, mattutina e pomeridiana, per tutta la settimana. Invece devo ammettere che è stato fatto un lavoro fantastico, contando anche che il 50 per cento del pubblico viene dall’estero. Una città che tradizionalmente è abbastanza fredda in realtà ha dimostrato un calore incredibile: durante tutto il periodo delle ATP Finals si respira tennis a 360°, non c’è un negozio, un bar o un ristorante che non abbia un rimando al tennis, e questo è molto importante, perché questo eleva l’atmosfera che si respira a Torino a quella che c’è solo nei migliori tornei del mondo. Senza contare che qui, a differenza che in qualsiasi altro torneo, si può vedere il proprio tennista preferito giocare almeno tre volte nel girone all’italiana».
Quanto al premio in denaro per chi vincerà, che quest’anno sarà il più alto della storia del tennis (fino a 4,8 milioni di dollari con eventuale en plein di vittorie) Bertolucci conclude: «Tanti soldi rispondono al desiderio del pubblico di vedere questo sport in un torneo che, non dimentichiamolo, coinvolge i migliori otto giocatori del mondo. Per uno che ama il tennis andare a Torino è come andare a Disneyland».