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«Trasformo i giovani in star di Tik Tok»

«Trasformo i giovani in star di Tik Tok»

È l’agente dei talenti più seguiti. Converte in oro la loro creatività grazie a format ben retribuiti da sponsor e brand. Per Eugenio Scotto, il social cinese (800 milioni di utenti) è il futuro: «Instagram ormai è vecchio e solo per adulti». A settembre il manager lancerà la prima Hype House italiana, una villa dove gli aspiranti famosi vivranno per un anno.


Si trovava nella piscina del Beverly Hotel di Los Angeles quando, quattro anni fa, ha capito la potenzialità di Tik Tok. Due adolescenti simulavano un balletto davanti allo schermo del telefono e, incuriosito, Eugenio Scotto ha chiesto con che applicazione stessero giocando. Ai tempi si chiamava Musical.ly e stava per essere acquisita dal gigante cinese Toutiao per 800 milioni di dollari, che l’avrebbe trasformata poi in Tik Tok. Cinque anni dopo quel ragazzo, classe 1986, è il manager che in Italia gestisce i giovani più seguiti su Tik Tok, scaricato nel mondo 2 miliardi di volte, con 800 milioni di utenti attivi.

Elisa Maino, Valerio Mazzei, Marta Losito, Valeria Vedovatti, Zoe Massenti e i Q4, per dirne alcuni, sono i protagonisti italiani su questa piattaforma. Adolescenti imitati e amati da decine di milioni di coetanei. Tutti fuggiti da Instagram, terreno degli adulti, e approdati su Tik Tok.

Quando incontro Scotto nel suo open space di Milano, non ha niente del manager in giacca e cravatta: ha tatuaggi sulle braccia, indossa le Nike, parla a bassa voce ma la stretta di mano è decisa. Prima di accomodarci nel suo ufficio, passiamo davanti a un gigantesco cubo di vetro. Dentro ci sono due ragazzi. «Sono Jody Cecchetto e Red Nose, conducono un programma radiofonico su RDS Next» spiega. Intorno a noi dipinti, cartelloni pubblicitari, riproduzioni a grandezza naturale dei ragazzi che rappresenta. Ci sono anche un acquario e una bicicletta appena dipinta. Sembra il Paese dei balocchi. «L’arte è una mia passione» dice. Due anni fa ha fondato la società 4.4 e ha lanciato la star dei tatuaggi Luca Arancio, che ha liste d’attesa di almeno un anno. Intanto, il cellulare del manager vibra sulla scrivania. Noto che lampeggia il nome di Fedez. La stessa scena si ripete dopo 20 minuti, stavolta è Francesco Facchinetti, che ha un’agenzia di talent del web, la NewCo.

La chiamano perché vogliono consulenze su Tik Tok?

Stiamo lanciando su Tik Tok il singolo di Fedez, Bimbi per strada. Con Facchinetti ho iniziato a lavorare. Si dice che tra voi fosse finita male. Sono di Reggio Calabria, a 18 anni ero un suo fan. Un giorno arrivò nella mia città e io mi proposi come guida. Tornato a Mariano Comense, dove viveva, mi contattò per propormi di fargli da assistente. Lasciai tutto e partii.

E fin qui tutto bene.

Abbiamo lavorato insieme otto anni. Mentre mi occupavo di Facchinetti tenevo d’occhio i talenti sul web e glieli consigliavo. E così è nata la sua agenzia, che curavo io. Tra loro c’erano Frank Matano, Francesco Sole, Nesli, Gordon, Chiara Biasi. In una sola notte alla Biasi feci vendere oltre 100 mila costumi.

Perché poi si è messo in proprio?

La storia è lunga. Sono arrivati altri soci ed è stata guerra. Ciò che conta è che io e Facchinetti siamo di nuovo amici.

Quando ha fondato la sua agenzia, la One Shot, chi l’ha seguita?

Solo lo youtuber Gordon. Ma dopo un mese gli ho fatto firmare un contratto con la più grande azienda di prodotti di bellezza del mondo.

Come ha capito che Tik Tok era il social del futuro?

Tenevo d’occhio alcuni ragazzi e mi accorgevo del loro seguito. La prima è stata Elisa Maino, che oggi ha 5 milioni di follower. Altri li ho notati su Youtube e li ho portati su Tik Tok.

Il primo contratto?

Con la casa discografica Warner. Tre anni fa mi chiamarono per un accordo: volevano che Elisa scegliesse i loro brani per le sue esibizioni. Più i brani passavano su Tik Tok più venivano scaricati su iTunes e Spotify. Dopo sono arrivate richieste dai brand di moda.

Quindi lei è l’agente dei Tiktoker.

La parola agente non mi piace. Qui lavoriamo in modo sartoriale, aiutiamo i ragazzi a creare contenuti e a non bruciarsi, abbiamo una visione per ognuno di loro. Tik Tok non potrebbe tutelarli come facciamo noi. La funzione del social non è proteggere i ragazzi ma portare profitto all’azienda.

Dovrà pur guadagnare.

Dalla nostra agenzia tutti se ne possono andare quando vogliono.

Tik Tok non la considera un ostacolo?

Abbiamo trovato un accordo. Negli altri Paesi, il social fa accordi diretti e decide quali sono i player su cui investire. In Italia, i player migliori sono tutti nella mia agenzia e le aziende, se vogliono commercializzare qualcosa, chiamano me. I miei tiktoker sono una potenza.

In che senso?

Se tutti dicono la stessa cosa, cioè che non riescono a ballare su un brano, avverto la casa discografica. Se invece è tiktoccabile diventerà una hit.

Sta aumentando l’età degli utenti?

Sì, la piattaforma ha un nuovo algoritmo che lavora su contenuti di qualità.

È per questo che è stata pagata l’influencer Chiara Ferragni?

È una bufala, Tik Tok non paga nessuno.

Lei ha ricevuto richieste da politici?

Sì, ho seguito alcune campagne di comunicazione.

Nomi?

Ho firmato contratti di privacy, non posso dirglieli.

Che consigli ha dato?

Lo stesso che do a tutti: considera il cellulare come un’arma, se non la sai usare può ucciderti.

Prossimo passo?

A settembre lanceremo la prima Hype House italiana, una villa in cui soggiorneranno per un anno i nostri talent. Abbiamo già tante richieste di sponsorizzazioni. Ci sarà anche una sala dedicata a Tik Tok e tante altre sorprese che non posso ancora svelare.

Qual è la lezione più importante che ha imparato?

Non nasco ricco, i miei genitori sono due impiegati statali. Conosco il sacrificio, ho fatto per anni atletica leggera, mio nonno Eugenio era un corridore. Se applichi la disciplina della corsa nella vita, tutto diventa possibile.

Mentre parliamo squilla di nuovo il telefono: è il responsabile europeo di Tik Tok, Normanno Pisani. Stavolta Scotto mi congeda e risponde.

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